14.

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Restiamo davvero abbracciati per mezz'ora.

Gli ho messo la testa sulla spalla e lui ha appoggiato la guancia sulla mia fronte. Sento il suo respiro calmo, regolare, e il suo profumo che ho imparato a riconoscere oltre ogni cosa. Fuori inizia a piovere, e il ticchettio delle gocce sul parabrezza scandisce i miei pensieri.

Vorrei sapere cosa gli passa per la testa adesso, ma non glielo chiedo per non spezzare il silenzio di questo momento solo nostro.

È lui però a doverlo fare, a un certo punto.

«Devo tornare a Milano» sussurra. «Mi dispiace. Mi aspettano.»

Faccio per staccarmi da lui, ma il suo braccio non mi lascia andare. Mirko mi ha messo l'altra mano sul fianco, e mi tiene ancora stretta.

«Cosa devi fare oggi?» gli chiedo.

«Oggi passo la giornata in sala prove. E anche domani. E anche dopodomani, fino a mercoledì. Posso chiamarti questa sera?»

Me lo chiede con una dolcezza che mi stritola il cuore. È come se non fosse sicuro di poterselo permettere.

«Mi stai davvero chiedendo se puoi?»

«Sì. Perché ora tu te ne andrai e penserai a quello che ti ho detto e a quanto sono stato stronzo. E magari non ti andrà più di sentirmi.»

Mi ravvio i capelli con le mani. Quando fa così mi manda in confusione totale, giuro.

«Come avevo voglia di parlarti ieri, ce l'ho adesso e ce l'avrò anche stasera. Per me non è cambiato niente. Mirko o Rkomi, sei sempre tu.»

Lui si sta mordendo le labbra. «Sempre io, sì... ma con qualche complicazione in più» precisa. Sta accarezzando la mia mano, e giocando con uno dei miei anelli. «In ogni caso, pensa a quello che ti ho detto» insiste quindi.

Faccio per rispondere, ma lui scuote la testa per fermarmi. Poi mi sposta delicatamente per rimettersi alla guida.

Nel tragitto non parliamo, e nemmeno facciamo ripartire la musica. Quando arriviamo davanti a casa mia, Mirko accosta e mi guarda con un'aria triste.

Mi avvicino a lui per dargli un bacio sulla guancia, e poi non resisto e gliene lascio anche uno sulle labbra, che lui ricambia subito. Mi prende per i fianchi e mi tira più vicina, per baciarmi meglio. I nostri respiri si mescolano ancora, ma c'è qualcosa di diverso nel suo bacio, oggi. È più delicato. Più lento. Come uno di quei baci che si danno negli addii.

Mi sta baciando come se non fosse sicuro che mi rivedrà, realizzo.

Istintivamente, gli prendo il viso fra le mani e lo tiro di più verso di me. Le mie labbra reclamano le sue.

Non è cambiato niente, gli vorrei ripetere. Non è cambiato niente. Dimmi che è così anche per te.

Lo bacio come ho fatto quel pomeriggio a casa sua, cercando di trasmettergli tutto quello che provo per lui. Lo bacio come se non esistesse nient'altro al mondo e lo sento rilassarsi poco a poco nel calore delle mie labbra. Mi accoglie, si lascia invadere e risponde con la stessa intensità. La dolcezza fa spazio al desiderio. Il suo sapore diventa il mio, il nostro.

Sono qui. Sei qui. Non è cambiato niente.

Mi stringe di più a lui, schiacciandomi contro il suo torace. Alterna dolcezza e passione, baciandomi più profondamente. Mi tiene una mano sulla nuca, fra i capelli, perché io non possa spostarmi o interrompere quel momento, finché non è lui a decidere di fermarsi. Quando lo fa si stacca lentamente, tenendo gli occhi chiusi.

«Ci parliamo stasera» gli dico, appena ricomincio a respirare.

Mirko ha le guance arrossate e ora mi sta fissando le labbra. Mi accarezza il viso e aspetta qualche lungo istante prima di rispondere.

Diviso in due // RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora