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È mattina, e mi sono svegliata prima di lui.

La luce che entra dalle persiane socchiuse mi permette di guardarlo mentre, ancora del tutto addormentato, mi tiene una mano fra i capelli e l'altro braccio attorno alla vita, come a impedirmi di scappare. Ma io non mi allontanerei per niente al mondo. Avvicino il viso al suo collo e respiro profondamente, perdendomi in quel profumo. È buono, familiare, e mi rilassa.

Quando suona la sua sveglia ho ancora il naso attaccato al suo collo e protesto un po' quando lui si sposta per afferrare il cellulare. Spegne la sveglia, e il secondo dopo riceve una chiamata.

Mi guarda, prima di rispondere, chiedendomi scusa con gli occhi.

«Ohi Vale» risponde poi, «Buongiorno».

Dall'altra parte del telefono, una voce vivace inizia a tempestarlo di parole.

Mirko chiude di nuovo gli occhi. Dev'essere ancora mezzo addormentato, e non so quanto stia capendo di quello che questa "Vale" gli sta spiegando.

«Certo» dice. Una risposta standard che andrebbe bene per tutto. «Ma oggi?» chiede quindi, iniziando a connettere.

Un'altra valanga di parole.

«Ma adesso?» chiede ancora. E, dopo qualche altro istante: «Va bene, arrivo. A dopo».

Mette giù e mi guarda, con aria un po' colpevole. «Buongiorno. Ho già una brutta notizia» mi dice.

«Te ne devi andare».

«Sì. Questa era Valentina, è della produzione. È un po' mamma, un po' sorella, un po' capo... Un po' tutto. Quello che dice lei è legge. Se dice una cosa, si fa».

«Capisco».

Mirko mi guarda negli occhi, e i suoi sono un po' tristi ora. «Ti vorrei portare con me» sussurra poi.

Io sento il cuore che mi si stringe, ma scuoto la testa. «Tranquillo, va bene così. Siamo stati insieme tutta la notte. Sono stata benissimo.»

«Anch'io. E odio andarmene proprio adesso. Soprattutto dopo quello che mi hai detto. Non voglio che...» Si interrompe. Ancora una volta cerca di selezionare attentamente le parole da usare. «Non devi pensare che io stia facendo come quell'altro».

«Non lo penso. I tuoi impegni sono reali, non sono come quelli...di quell'altro. Il tuo tour sta per cominciare, lo so che sei preso.»

«Sì. Quando sono in tour non sto mai più di uno o due giorni nello stesso posto, viaggio di continuo. E quando arrivo ci sono tante cose da provare e sistemare... E teoricamente dovrei dormire parecchio. Più di quello che faccio di solito. I concerti mi riempiono di energia ma allo stesso tempo me la prosciugano.»

Penso ai video che ho visto su YouTube di qualcuno dei suoi live. Sorrido, pensando che molto presto lo vedrò anch'io dal vivo. Lui non lo sa, ma ho già preso il biglietto per il suo concerto di domani sera. Anche se non è nella mia città, e nemmeno vicino, non posso perdermelo.

«Però il tempo per te lo trovo. Te lo prometto», mi dice in quel momento.

È sincero. Lo vedo da come mi guarda.

«So che farai il possibile.»

«Certo, ma stavolta promettiamocelo sul serio. Che ci parleremo tutti i giorni.»

L'idea di poterlo sentire così spesso mi riempie di gioia, ma cerco di non darlo a vedere per non sembrare così disperata. Prendo un bel respiro e mi calmo, prima di rispondere.

«Per me va benissimo, ma tu ce la farai?» gli chiedo.

«Devo.»

«Promettimi solo quello che sei sicuro di poter mantenere.»

Diviso in due // RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora