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In mezzo al palco del Live Club *** di Ciampino, lo staff tecnico ha portato una sedia.
E io so perfettamente cosa accade quando in mezzo al palco appare quella sedia: è il momento di Apnea, una delle mie canzoni preferite in assoluto, una di quelle che mi stracciano l'anima ogni volta.

Mescolata tra i fan del parterre, con la fascia Rkomi sulla fronte e già mezza afona per aver cantato tutto quanto fino a ora, mi preparo a vivere anche questo momento e non smetto di guardare il viso di Mirko, che ora ha raggiunto la sedia per iniziare il brano.

È emozionato, più delle altre volte.

Lo è stato per tutto il concerto. Più silenzioso del solito, più calmo, quasi distratto... Lo conosco abbastanza bene, ormai, per poter dire che questa, per lui, non è una serata come le altre.

La sua voce trema e s'interrompe in più punti durante la canzone. I suoi occhi sono lucidi, a tratti persi nel vuoto, e verso la fine si alza e si asciuga rapidamente una lacrima dalla guancia, girandosi verso gli strumentisti per non farsi vedere da noi.

Mirko, stai piangendo...?

Devo lottare contro me stessa per vincere l'impulso di scavalcare tutti i fan e arrampicarmi sul palco per abbracciarlo. Incrocio le braccia sul petto e chiudo gli occhi, perché forse se smetto di guardarlo mi passerà questa folle idea.

"Ti chiamo dopo il concerto", mi ha detto qualche ora fa, quando ci siamo salutati in quella stradina di Frascati, dopo aver raggiunto Giò che ci aspettava pazientemente - e che ci ha rivolto un sorriso a trentadue denti vedendoci arrivare insieme. Mirko mi aveva chiesto di venire al Live Club assieme a lui, in realtà, ma io ho preferito fargli una promessa diversa.

"So qual è il tuo hotel. Se vuoi, dopo il concerto ci vediamo là", gli ho detto.
Lui subito non ha capito come potessi conoscere dove alloggiasse.
"Giovanni", ho precisato allora, spiegando tutto con un solo nome. E Mirko ha annuito, consapevole, guardando l'amico che ancora ci stava fissando con quel sorriso da un orecchio all'altro.

Mirko sembrava felice, in quel momento, quando ci siamo messi d'accordo per vederci dopo il concerto.

Quindi perché ora piangi, amore mio?
Che cosa ti succede?

Oltre al buio delle mie palpebre chiuse, sento il pubblico attorno a me mormorare qualcosa. Ci sono dei fruscii sul microfono, e poi la voce di Mirko parla ancora.

«So che sei qui, anche se non ti posso vedere» dice.

A quelle parole spalanco gli occhi. E mi si ferma il cuore.

«Sei qui da qualche parte, e visto che sei costretta ad ascoltare e non puoi scappare, o almeno credo... voglio approfittare di questo momento per dirti una cosa. Chiedo alle persone che sono qui con noi di portare solo un attimo di pazienza».

Avvampo di botto e mi guardo intorno, come se i fan che sono vicino a me avessero la minima idea di cosa Mirko sta dicendo e potessero riconoscermi.
In realtà, sono tutti piuttosto spaesati. C'è un fitto mormorio tra il pubblico, ora, e si alza qualche debole fischio dalle ultime file.

Ma Mirko non si fa fermare. È in piedi al centro del palco, col microfono in mano.

«Quando ho scritto Apnea non ero lo stesso Mirko che sono ora. Il Mirko di adesso ha capito delle cose... penso importanti. E penso anche di avere il coraggio, ora, di fare una cosa che prima non avrei mai fatto: mettermi qui in mezzo al palco e dire a te, e a tutti, quello che ho nel cuore in questo momento».

Il brusio tra il pubblico si è fermato, sono tutti in assoluto silenzio ora.

«***, dovunque tu sia... Non mi poteva capitare niente di più bello che incontrarti. Adesso lo so ancora meglio di prima, ne sono sicuro, e voglio che anche tu lo sappia».

Diviso in due // RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora