10.

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Quando mi sveglio, il mattino successivo, sono sdraiata di schiena. Mirko si è un po' staccato da me ma ha ancora una mano appoggiata sulla mia pancia.

Resto immobile qualche secondo per ascoltare il suo respiro. Non è profondo, come sarebbe se stesse dormendo, quindi potrebbe essere già sveglio.

Volto appena la testa nella sua direzione…

«Ciao» mi saluta lui, la voce ancora roca dal sonno.

Mi sta guardando, con gli occhi semichiusi. La luce entra appena dalle persiane della mia finestra, e io cerco di metterlo a fuoco meglio. La sua espressione così assonnata è una meraviglia, ecco la verità.

«Ciao, che ore sono?» gli chiedo. La mia voce sembra venire dall'oltretomba. Ho dormito profondamente, come non facevo da tempo.

«Le dieci» risponde. «Ti ho svegliato muovendomi?»

«No, perché?»

Mi giro di nuovo sul fianco, mettendomi più vicina. Lui, senza farselo dire, mi abbraccia di nuovo.

«Perché mi sono alzato per andare in bagno, e tu dormivi bene. Forse ti sei svegliata quando sono tornato qui.»

Chiudo ancora gli occhi e resto senza parlare per un po', e così fa lui. Mi accarezza i capelli con la mano libera, spostandomeli dalla tempia. Rimaniamo in silenzio, ad aspettare di svegliarci del tutto.

«Non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta che mi sono fatta una dormita così», gli dico a un certo punto.

«Bene. Quindi sono il tuo sonnifero. Non era esattamente questo l'effetto che volevo avere su di te però.»

«Ah no? E qual era?»

Mirko assottiglia gli occhi, e mi guarda come se mi sfidasse. Un secondo dopo, mi blocca con un braccio e inizia a farmi il solletico.

Scatto come una molla, perché io il solletico lo soffro fin troppo. Grido, rido, scalcio, cerco di liberarmi dalle sue braccia ma non riesco a spostarle. Lui ha troppa forza e non ha pietà di me.
Con le lacrime agli occhi gli afferro i polsi, e lui ne approfitta per tirarmi più vicina. Non so come, ma l'istante dopo mi trovo a cavalcioni sopra di lui, ed è lì che smetto di ridere.

E Mirko ha smesso col solletico.

Ora mi sta guardando, serio. Ha messo le mani sui miei fianchi, e quando provo a muovermi sento che mi trattiene, facendomi sedere di nuovo sul suo bacino. Con uno sguardo che dice tutto, mi accarezza dolcemente la curva dei fianchi e poi si sposta sulle gambe, piano, scendendo verso le ginocchia, e poi di nuovo su. Lentamente, come se volesse impararne la forma, assaporare il calore della mia pelle nuda.

Io sto trattenendo il respiro. Senza accorgermene, ho stretto la sua maglietta fra le dita.

Lo sguardo di Mirko scende dal mio viso e mi percorre il corpo. Il collo, le spalle, e poi più giù. Lo sento respirare più profondamente e poi risalire con una mano lungo la mia schiena, fino a raggiungere la spalla. Si ferma sulla clavicola, le dita la percorrono leggere e poi s'insinuano verso la nuca, tra i capelli. Mi guarda negli occhi.

«Ti vorrei baciare» mi dice. La sua voce ora è più bassa, più calda. «Come stanotte. Di più di stanotte.»

Gli prendo la mano e mi avvicino a lui con il busto, gli occhi nei suoi. Nel farlo, muovo i fianchi e mi appoggio di più al suo bacino, sentendo quanto forte è il suo desiderio per me.

Ma io, per fortuna, ho ancora il controllo dei miei pensieri.

«Se ti bacio, lo so come va a finire» mormoro, forse più a me stessa che a lui.

Diviso in due // RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora