capitolo 12: sogno

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𝗋𝖾𝗏𝗂𝗌𝗂𝗈𝗇𝖺𝗍𝗈

volete la verità? Riddle si presentò da me per fare il progetto... strano, ma anche se ero un vero e proprio coglione, apprezzai quel momento di "dolcezza" in lui.
Eravamo da un'ora e mezza chiusi in camera con l'intento di scrivere queste pergamene. Io ero stesa sul letto con i capelli raccolti e la felpa, mentre lui era sulla poltrona con i libri sulle ginocchia. Ma non vi nego gli sguardi che mi portava Riddle sul collo... probabilmente per la "conversazione" avvenuta in treno. 

-non te lo dirò mai è inutile che lo fissi- dissi ormai sfinita guardandolo e poi portando gli occhi sul libro

-non ho parlato- cercò di giustificarsi, portandosi un dito sul mento  

-i tuoi sguardi si però- ammisi prima di alzarmi dal letto e andare verso la scrivania dove avevo le sigarette -se vuoi andare a cena vai pure, sono le 19.. o continuiamo dopo cena o domani- dissi dandoli li spalle, elencandoli delle varie opzioni. Per poi recarmi sulla finestra a fumare. 

-tu non mangi Perez?- mi chiese alle spalle, ma sentì che si avvicinava sempre di più a me 

-non ho fame Riddle- dissi tirando vari sospiri alla sigaretta, incastrandola tra l'indice e il medio

Delle mani si posavano sui miei fianchi e il fiato caldo sul mio collo. Si avvicinò più a me tant'è che sentì la sua presenza; avvicinò la mano prese la sigaretta, fece due tiri e poi me la porse... ma ancora non si staccò da me. 

-Riddle se hai voglia di scopare stasera vatti a scopare Astoria e non mi rompere il cazzo- dissi allontanandomi da lui bruscamente dopo aver finito la sigaretta, ma mi riprese dai fianchi e mi riavvicinò a se. Eravamo uno difronte all'altro. Io persa nei suoi occhi e lui con le mani sui miei fianchi e lo sguardo tra le mie labbra e i miei occhi.

"𝑝𝑒𝑟𝑐hè 𝑠𝑒𝑖 𝑐𝑜𝑠ì 𝑃𝑒𝑟𝑒𝑧?" lo sentì pensare 

-che ti piaccia o no sono così- li risposi e vidi il suo sguardo da calmo, diventare leggermente brusco.

-non. leggermi. la. mente- mi disse furioso. si staccò da me e si allontanò. Prese il mantello e uscì dalla camera, sbattendo la porta.

Che cazzo di bipolarità. Finì di scrivere un paragrafo del compito e andai a buttarmi tra le coperte,  dove chiusi gli occhi per un po'

"correvo senza meta nella casa, finché non arrivai al salotto dove mi buttai dietro al divano accovacciata e piansi in silenzio mentre il casino al piano di sopra si sentiva risuonare per tutta casa.

-shhh non devo piangere, loro non mi devono sentire- sussurrai alla mia bambola di pezza, che tenevo stretta a me

le urla strazianti di mia madre provenivano dal piano di sopra, degli uomini la trovarono e la portarono in salotto insieme a mia sorella Vall 

-dov'è lui!- chiese un uomo con il coltellina verso mia madre -è dov'è la "predetta!"- urlò l'altro di lato 

erano entrambi incappucciati, mantelli neri come la morte. Uno era più grosso e alto. l'altro robusto e basso. io gli osservavo di spalle , dal mio nascondiglio

-non lo so- urlò ma madre a tono -lasciateci in pace- gridò straziante guardandoli negli occhi 

-non finché non avremo uccido te e tua figlia- disse l'uomo alto, e dopo ne raggiunsero altre e due. 

io ero ancora dietro al divano, a pochi metri da loro: avevo la testa con le gambe accovacciate, il peluche tra le mani e una mano sulla bocca per fermare i singhiozzi. Sporsi un po' la testa e vidi un uomo che teneva le mani legate a mia madre e i due uomini che avevano anche mia sorella bloccata alle mani con dei tagli sul volto. 

-lo ripeto un ultima volta- disse avvicinarsi a mia madre -dov'è tuo marito e la "predetta"- sussurrò iniziando a incidere sul collo dei segni più profondi 

-non lo so- sussurrò soffocata, senza distaccare il contatto visivo.  

-tu menti! PRENDETE LA FIGLIA!- afferrarono Vall e l'uomo si avvicino a lei e gli puntò il coltellino allo stomaco 

-noo!- urlò mia madre, cercando di staccare dalle braccia dell'uomo 

Il coltellino trafisse la carne di mia sorella e poi un altro corpo dritto al cuore. Il parquet si tinse di un rosso molto scuro e i due lasciarono il corpo a terra. Mia sorella cadde a terra senza vita in una pozza di sangue. 
L'uomo sghignazzava e ritornò a mia madre 

-dov'è lei- ridisse 

-NON PARLO! UCCIDETEMI PURE!- urlò con le lacrime agli occhi ormai senza più fiato

-come vuoi- disse per poi con il coltello l'uomo li trafisse un taglio alla gola a mia madre, si portò le mani per bloccare il sangue, ma un altro colpo li tagliò lo stomaco facendola cadere a terra. 

Il corpo di mia madre tenne "compagnia" a quello di mia sorella, colorando il pavimento di rosso e le anime lasciare quei corpi.

l'assassino guardò schifato i due corpi e poi si voltò verso l'amico 

-bruciate tutto- disse per poi, con un colpo di bacchetta, la casa iniziò a prendere fuoco.... io volevo scappare... ma ero intrappolata... 

Mi svegliai d'impatto in cerca di aria, cercai di urlare ma fù in vano. Le mie lacrime iniziarono a uscire più calme e lievi ma non avevo fiato. Portai le mie mani alla gola con l'intento di strangolarmi in cerca d'ara ma fui inutile, perchè non riuscivo  respirare. sentivo la saliva soffocarmi, il naso otturato e non avevo forze di fare nulla. Tirai un calcio al comodino dove la lampada si frantumò e subito, cinque minuti dopo, la figura di Mattheo comparse alla porta. 

-che suc- cercò di dire prima di vedermi in quello stato -ELLE- si precipitò da me -cerca di respirare su ti prego... ELLE RESPIRA!- cercò di urlarmi, ma le mie orecchie si tapparono e non riuscivo a sentire niente. 

Finché

Delle dolci labbra toccarono le mie, ormai viola per la mancanza d'aria. Erano ancora al gusto di cioccolato, segno che aveva mangiato la torta della mensa. Le sue mani si avvicinarono sul mio volto e le mie vagavano sul suo petto. 

ci staccammo 

un sorriso mi comparse sul volto, e finalmente tornai a respirare. lo guardai negli occhi e lui mi guardò tra preoccupato/impaurito.  

-scusa i- cercò di dire, ma ritornai con quelle dolce labbra al sapore di cioccolato. 

Non volevo interrompere quel momento raccontarli del sogno. Volevo godermi quel momento respirando un attimo su quelle labbra di un ragazzo, che sarebbe stato il mio più grande dolore. 

𝑇h𝑒 𝑑𝑎𝑢𝑔h𝑡𝑒𝑟 𝑜𝑓 𝑡h𝑒 𝑑𝑒𝑣𝑖𝑙 / 𝑀𝑎𝑡𝑡h𝑒𝑜 𝑅𝑖𝑑𝑑𝑙𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora