Strappare il cerotto

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Ubriacarsi non è stata la prima scelta, nemmeno quella più ottimale, anzi, tutto il contrario

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Ubriacarsi non è stata la prima scelta, nemmeno quella più ottimale, anzi, tutto il contrario.

Simone lo sa benissimo, ma pensa sia semplicemente capitato. Più o meno.

Due volte in due giorni, ma tant'è.

È stato in giro da solo per i quartieri di Roma, senza una particolare meta, fermandosi di tanto in tanto a raccattare drink che ha buttato giù in pochi sorsi.

Piuttosto triste, in realtà, andare in giro in piena solitudine a bere per – dimenticare?

Beh, sono tante le cose di cui vorrebbe scordarsi, in effetti.

Tipo che ha rovinato la vita di Manuel, ad esempio, e di conseguenza la propria.

Un ottimo lavoro, insomma.

È seduto sul marciapiede – di come ci è finito in una simile posizione, non ne ha idea – nella zona di Testaccio (così pare). Non saprebbe descrivere ciò che ha attorno perché ha la vista annebbiata, gli gira la testa e ha pure la nausea. Immagina di aver camminato finché ci è riuscito e poi di essere caduto a terra, probabilmente inciampando.

Ma c'è davvero poca gente in giro, che non bada a lui – perché sono le due e mezza di notte e nemmeno loro sono sobri, molto plausibile.

Simone tiene le gambe allungate in avanti, la schiena contro un muretto di mattoni. Sente lo scroscio dell'acqua del Tevere che scorre e produce un rumore costante che gli rimbomba nel cervello.

Ecco, quello vorrebbe farlo smettere – come molte altre cose che gli martellano nella mente.

Okay, sì, bere con uno stato d'animo così precario è stata una pessima – pessima – decisione.

Regge in una mano il cellulare che, in qualche modo, è riuscito ad utilizzare: ha aperto più volte la conversazione con il contatto Manuel, ha addirittura avviato una chiamata che ha annullato prima che potesse squillare più di una volta. Poi ha cambiato, si è indirizzato su quella di Andre.

Non ricorda cosa ha scritto o cosa ha fatto, comunque ora sa che sta aspettando l'altro ragazzo, riverso a terra e in condizioni pietose, con la felpa blu che gli si è appiccicata addosso a causa del sudore – ha terribilmente caldo, infatti, nonostante la temperatura gelida di quella stagione – e la giacca nera con la cerniera lasciata aperta. È stato con lui in chiamata fino a che ha retto, dopo ha messo giù.

Non crede sia un bello spettacolo visto da fuori, ma, ad essere onesti, non gli importa molto.

«Simo?».

Simone fatica a mettere a fuoco il volto di chi gli si è inginocchiato accanto. Strizza le palpebre poiché persino le luci dei radi lampioni per strada gli danno fastidio. Quindi, emette un verso incomprensibile – un mugugno privo di senso.

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