Stalker

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«Questo è arrivato da du ore e già mi sta sui cojoni!»

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«Questo è arrivato da du ore e già mi sta sui cojoni!».

Manuel si lascia cadere di peso su una delle sedie di legno poste nel corridoio della scuola, poco fuori la porta della 5^B. Incrocia le braccia al petto, sbuffando.

Lo riesce anche a vedere quello nuovo che, a quanto ha capito, si chiama Andrea Mainardi - così è stato recitato il nome all'appello; lo scorge a qualche metro di distanza, circondato da tutte le ragazze della classe (e non) che lo riempiono di domande, tra risatine varie - immagina che essere così al centro dell'attenzione manco gli dispiaccia.

Che pavone.

Alza gli occhi al cielo, esasperato.

«Che hai?» Simone prende posto al suo fianco, porgendogli una lattina già aperta di tè freddo alla pesca, la stessa che Manuel recupera con noncuranza, per poi bere un sorso della bevanda. «Niente, che ho» borbotta «Rivoglio er banco mio».

«È solo un banco, Manuel».

«Non è solo un banco. È il mio banco» ci tiene a puntualizzare. «E poi stare in prima fila me scoccia».

«O perché così non posso passarti matematica».

«Anche».

Anche.

Simone vuole persino credere - illudersi - che la questione del banco sia personale, che addirittura Manuel sia geloso, che voglia quel dannato banco solo per stargli vicino.

Che stupido, se lo dice da solo: non può esistere una eventualità simile. Manuel non sarà mai geloso, non di lui quantomeno e soprattutto nei confronti di quel ragazzo di Brescia – e di nessuno, in generale.

È solo sesso.

Ed è una cosa solo nostra.

«Quanto manca?» domanda Manuel, ad un tratto.

Simone sbatte rapidamente le palpebre, non afferra subito il concetto e allora «Quanto manca a cosa?».

«Alla fine de l'intervallo».

«Ah, uhm» scrolla le spalle e in maniera distratta osserva l'ora sullo schermo del cellulare che recupera dalla tasca anteriore dei pantaloni. «Cinque minuti più o meno».

Manuel non aggiunge null'altro. Prende un ultimo sorso di tè dalla lattina, dopo si alza in piedi; getta l'oggetto nel cestino marrone apposito sistemato di fianco alle sedie di legno. In seguito, fa soltanto un cenno col capo all'altro ragazzo: non parla, non dice nulla, si limita ad allontanarsi a passo svelto nel corridoio.

Simone rimane imbambolato perché non comprende subito le sue intenzioni. La realizzazione arriva soltanto successivamente, come un lampo - che lo fa sentire ancor più stupido rispetto a prima. Si tira su in piedi con uno scatto e non serve aver seguito la figura di Manuel con lo sguardo: lo sa benissimo dove è andato.

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