Capirsi

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Manuel ci ha sempre creduto poco al destino: non è troppo convinto del fatto che qualche ente superiore possa avere qualche sorta di potere sulle vite delle persone - come se esse non fossero così importanti da avere, addirittura, qualcuno a scegl...

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Manuel ci ha sempre creduto poco al destino: non è troppo convinto del fatto che qualche ente superiore possa avere qualche sorta di potere sulle vite delle persone - come se esse non fossero così importanti da avere, addirittura, qualcuno a scegliere e controllare gli eventi.

Ecco.

In quel momento, un briciolo si ricrede e immagina che, chiunque stia comandando il proprio destino, deve essere qualcuno con uno spiccato senso dell'umorismo che si diverte a vederlo soffrire.

Non c'è altra spiegazione.

Manuel è seduto alla scrivania della propria stanza, con il libro di letteratura aperto davanti, a cui non sta prestando davvero attenzione, e una matita in mano con la quale continua a tamburellare sui fogli.

È distratto: dovrebbe studiare, ma la sua attenzione è decisamente altrove.

«Manuel?». La voce di Anita manco lo fa sobbalzare - anzi, ringrazia gli sia arrivata alle orecchie, così per mezzo secondo può smettere di pensare a - tutto.

A Simone.

Sì, okay, grazie tante.

Gli è sufficiente alzare e voltare di poco il capo per notare la presenza della madre sulla soglia della porta, con le braccia incrociate al petto e le sopracciglia aggrottate.

«Che?» replica, abbandonando la matita che ricade sul piano della scrivania.

«Ce sta la brutta copia tua de sotto che te cerca» la donna lo informa e gli sfugge una mezza risata.

Manuel non coglie il riferimento - non subito - per cui «Scusa - cosa?» borbotta.

Anita alza gli occhi al cielo. «Ou, quello che sta sempre appiccicato a Simone, daje».

Ora ha capito e viene anche a lui da ridere per una simile definizione. Si passa una mano sul viso, esasperato. «Digli che sto a dormì, così se ne va».

«Diglielo te, mica sto al servizio tuo».

«Mà, sul serio?».

«Sul serio». La madre non si smuove da quella decisione, sebbene sembri scherzosa fino all'ultimo, fino a quando indietreggia e sparisce nel corridoio.

Manuel non prova a fermarla o a rinnovare la richiesta: è ben consapevole che servirebbe a poco o a niente, che tanto è lei che lo vuole costringere a scendere e affrontare l'eventuale problema.

Il punto è che non ne ha voglia.

Di fare nulla, in realtà: vuole soltanto che la consegna di quello stupido progetto scolastico a coppia passi, così da tornare a farsi gli affari propri e crogiolarsi in silenzio tra disgrazie varie ed eventuali.

E invece non può.

Perché il destino è davvero un infame.

Indugia, prima di alzarsi. Trascina i piedi sul pavimento, facendo strusciare le suole delle scarpe da ginnastica bianche con le strisce rosse che indossa sulle mattonelle, poi sui gradini delle scale di legno che conducono al piano inferiore.

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