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Il libro di storia potrebbe benissimo tenerlo chiuso

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Il libro di storia potrebbe benissimo tenerlo chiuso. Non deve studiare, non ha una interrogazione imminente.

Le scuole sono chiuse, lo saranno ancora per più di una settimana.

Quindi non ha nessun motivo per stare lì a leggere quelle righe che neppure riesce a capire o assimilare.

Simone sbuffa sonoramente, seduto alla scrivania della propria camera. Si sbilancia appena all'indietro col busto, incrociando le braccia al petto. Lancia un'occhiata al telefono che ha appoggiato sulla superficie piana: lo ha sistemato in modo da non poter vedere lo schermo e non farsi distrarre dalle notifiche.

Come se fosse utile, poi.

Come se servisse, poi.

Il suo sguardo si sposta rapido. Va a finire su un cassetto al di sotto della scrivania, il secondo di quattro.

Si morde piano l'interno della guancia.

Ecco, è paradossale il modo in cui soltanto il pensiero rivolto al contenuto di quel cassetto lo fa sussultare, gli fa mancare il fiato.

La gamba destra inizia a muoversi con lievi scatti involontari. Succede spesso, soprattutto quando è in ansia o nervoso. A volte neppure se ne rende conto.

Così come non lo fa quando si tortura le labbra, tanto da farle sanguinare a forza di morderle e a tirare via la pelle sottile.

Ah, su simili aspetti ci deve proprio lavorare.

Prende un respiro profondo.

In seguito, è con un gesto frenetico, con le mani che tremano, che quel secondo cassetto lo raggiunge. Lo apre, raccatta una chiavetta nera ancora con un nastro verde legato attorno.

Il computer portatile lo ha già acceso e aperto davanti. Lo ha utilizzato fino a poco prima per riprodurre della musica su Spotify.

Toglie la protezione per scoprire l'attacco usb, lo stesso che infila nell'apposito scomparto sul lato del portatile. Occorre qualche secondo affinché una cartella virtuale venga visualizzata. Ne appaiono due sullo schermo, in realtà: la prima si chiama S e l'altra Per i tuoi occhi tristi.

Simone fatica a far scorrere un dito sul touchpad, per poter muovere la freccia del mouse. Ha l'intenzione di cliccare sulla prima cartella, per svelarne il contenuto.

Sta per farlo, gli occorrerebbe un solo clic, facile e veloce.

Quindi...

«Simone?».

È la voce di Dante a riecheggiare nella stanza.

Il ragazzo neppure sobbalza, udendola, ma finisce per chiudere il portatile senza andare oltre e riuscire nel proprio intento.

Tiene lo sguardo basso per mezzo secondo, per poi sollevarlo e rivolgerlo al padre. «Che?».

Il professore indugia, fermo sulla soglia della porta. Tiene le mani incrociate dietro alla schiena. Esita, corrucciando le labbra. Soltanto in seguito si convince a muovere qualche passo distratto all'interno della camera e «Posso parlarti?» domanda.

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