Costellazioni

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Nella vita di tutti i giorni si tende a pensare che siano le piccole cose a rendere felici, il che, da una parte, è vero

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Nella vita di tutti i giorni si tende a pensare che siano le piccole cose a rendere felici, il che, da una parte, è vero. Dall'altra, quella più nuda e cruda, ci si rende conto che non è materialmente possibile essere felici a pieno e per tutto il tempo, nonostante all'apparenza ogni desiderio pare essere esaudito.

Ma è soltanto una illusione.

Alla fine, si tende sempre a vivere nell'attesa di qualcosa di meglio e in questo modo, molto spesso, i piccoli momenti sfuggono via tra le dita, come granelli di sabbia portati via dal vento.

Come se la felicità fosse tanto nell'attesa più che nel traguardo.

Ecco, razionalmente parlando, Simone dovrebbe essere felice - insomma, ha una relazione che si sta facendo via via più seria con il ragazzo che ha sempre desiderato, ha un buon rapporto col padre, sta per diplomarsi e ha ricominciato a mangiare in modo pressoché decente (circa).

Visto da fuori, non ha motivo per essere turbato, alcuna ragione per non dormire la notte.

Eppure succede.

Capita più volte che non chiude occhio, che il cuore gli batte così forte da sentirlo nelle orecchie e, di conseguenza, lo porta ad agitarsi, a sobbalzare tra le coperte.

Ed è ciò che accade anche quell'occasione.

Sono le tre e mezza ed è buio pesto quando Simone si ritrova seduto sul materasso, con la t-shirt bianca che usa come pigiama incollata alla pelle per il sudore e delle ciocche di capelli che si sono appiccicate alla sua fronte.

Ha il fiatone ed è solo nella stanza. Solo perché ha passato tutta la sera tra i libri di letteratura latina, come quella prima tra i tomi di filosofia e prima ancora di fisica. Insomma, cerca di immagazzinare quante più nozioni possibili, il problema è che esse paiono sfuggirgli via.

Come sabbia tra le dita.

Come i momenti felici.

Gli stessi che non riesce a godersi a pieno e si sente persino stupido per tale aspetto.

Perché la felicità dovrebbe accogliere e cullare, invece lui ci fa sempre a pugni.

È un paradosso.

Simone manco ricorda di aver avuto un incubo. Rimembra soltanto di aver chiuso gli occhi verso l'una e mezza e nulla più. Il resto è tutto un po' offuscato.

In maniera estremamente lenta si trascina giù dal letto. I suoi piedi nudi toccano le mattonelle gelide e un brivido gli corre lungo la spina dorsale.

Lo ignora, come il resto. Fa persino freddo - e non dovrebbe, considerato che giugno è vicino, quindi l'estate e il caldo afoso.

Si trascina, barcollando, nel corridoio buio della villetta Balestra, silenziosa e calma a quell'ora di notte.

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