La capanna

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La stanza di quell'hotel è più grande di quanto si aspettasse

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La stanza di quell'hotel è più grande di quanto si aspettasse.

Simone ha passato un paio di minuti ad analizzare i dettagli di quella stanza, che ha la moquette a terra color verde petrolio, un letto a due piazze con sopra una coperta trapuntata beige chiaro e quattro cuscini con le federe della medesima tonalità; è presente una porta-finestra composta da tre ante, che conduce ad un piccolo terrazzo vista lago di Nemi – che è un luogo romantico, principalmente. Non c'è mai stato prima di quel momento, ma così ha letto su internet.

Ecco, su questo concetto si è focalizzato forse fin troppo dall'istante in cui Manuel glielo ha proposto e ha iniziato a viaggiare molto di fantasia perché, di fatto, sono a fare una gita fuori porta, da soli, in un posto definito romantico.

Normale farsi i film, no?

Film e domande.

Domande tipo – quindi stiamo insieme? Non è più solo sesso? Siamo fidanzati? Ma si usa ancora fare i fidanzati?

Certo, sarebbe più semplice se tali quesiti glieli ponesse effettivamente e se poi Manuel davvero rispondesse.

Invece stanno entrambi zitti, così ogni cosa rimane nel limbo.

Fantastico.

«Oh, ma che cazzo de freddo».

Simone è in piedi e sta scrutando fuori dalla porta-finestra, attraverso le spesse tende bianche, quando la voce di Manuel gli arriva alle orecchie. Volta il capo ciò che è sufficiente per poter osservare l'altro ragazzo entrare nella stanza e chiudersi la porta alle spalle, girando la chiave nella toppa.

Gli sfugge un leggero sorriso. «Hanno il riscaldamento spento ancora» commenta «Però il condizionatore fa pure aria calda, se vuoi».

«Seh, perfetto» esclama Manuel, che già si affretta a raccattare il telecomando bianco appoggiato sul comodino di legno lucido posto accanto al letto; lo punta al condizionatore che spicca al di sopra la porta-finestra, traffica con i pulsanti, ma alla fine ha successo ad ottenere dell'aria calda per tutto l'ambiente.

Simone compie due passi nella sua direzione, un po' dondolando su sé stesso e stringendo i pugni lungo i fianchi – perché, per quanto tenti di nasconderlo, quella situazione lo rende nervoso.

Nervoso ed eccessivamente felice al contempo, per quanto sia possibile.

Abbassa e solleva lo sguardo più volte, scruta Manuel che si acciglia, mentre tenta di capire se il condizionatore ha una temperatura adeguata; analizza il suo profilo, i suoi lineamenti – come se non li conoscesse già a memoria - i jeans larghi blu chiaro che gli cadono morbidi sulle gambe, la giacca bomber verde militare che dovrebbe cambiare, dato che è forse troppo leggera per l'avvicinarsi dell'inverno.

Si ritrova a deglutire rumorosamente, si ferma che gli è a qualche centimetro di distanza.

Forse qualche domanda è meglio tirarla fuori, no?

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