(+1) In una stanza

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«Ma che c'hai messo qua dentro, Simó, mortacci tua!»

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«Ma che c'hai messo qua dentro, Simó, mortacci tua!».

Simone accoglie la lamentela di Manuel con una risata e una linguaccia che gli riserva. Sono al bancone del check-in all'aeroporto di Glasgow, una piccola infrastruttura con i pavimenti arancioni e vetrate rettangolari e regolari.

Ripone le loro carte d'imbarco sulla superficie piana, borbottando un «These two, thanks» alla ragazza dai capelli castani raccolti in una coda alta che si occupa di tutto quanto c'è di burocratico.

Manuel finisce per caricare sul nastro il loro secondo bagaglio da imbarcare e gli rivolge un'occhiataccia.

«No, ma non m'aiutare, eh, principì» si lamenta.

«Sono tipo due mesi che continui a dire a tutti che fai palestra, puoi sollevare delle valigie».

Aggrotta le sopracciglia e gli va accanto, dandogli un pizzico sul fianco. «Stronzo» sibila. Non è arrabbiato, al contrario, il suo tono risulta piuttosto divertito, rilassato.

In pace, come lo è stato - come sono stati - negli ultimi due mesi o poco meno. Il tempo non l'hanno calcolato poi molto.

Hanno trascorso la maggior parte del tempo tra Scozia e Inghilterra, visitando quanti più posti possibili.

Soprattutto per Manuel che non è mai uscito dai confini del Lazio - tolta la gita scolastica a Madrid - è stato tutto uno scoprire cose nuove, posti nuovi, non senza la difficoltà della lingua.

Simone lo ha preso in giro nella maggior parte delle occasioni. Si punzecchiano spesso, però non sarebbero loro senza un simile aspetto.

Il gate per il volo per Roma Fiumicino dovrebbe aprire da lì a mezz'ora, per tal motivo si ritrovano accomodati in una piccola sala d'attesa con le sedie di plastica rigida, con soltanto i loro zaini.

«Me devo prende 'n caffè come se deve appena arriviamo, t'o giuro» esclama Manuel, ad un tratto.

Simone ridacchia. «L'hai già detto, più d'una volta» commenta. «Sei proprio il classico italiano all'estero».

«Sto a dì 'a verità» Manuel gli tira un leggero colpo col gomito. «Du' mesi qua m'hanno distrutto».

Che quei due mesi sono, al contempo, volati e durati in eterno, una vita intera.

È stato strano essere loro due lontani da Roma, senza la Vespa bianca, il Colosseo o la carbonara.

Ma è stato bello ridere, prendersi in giro - soprattutto per la pessima pronuncia inglese di Manuel - dormire sotto le stelle, è stato bello persino perdersi nella metro di Londra e ritrovarsi dall'altra parte della città per aver sbagliato la direzione del mezzo.

È stato bello respirare un'aria sconosciuta per poter amare meglio quella di casa.

Il volo di ritorno per la capitale italiana viene imbarcato in orario.

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