«Questa è davvero l'ultima volta» attesta Manuel.
«Non ci credi manco tu» gli fa presente Simone, accennando una risata. Che in realtà lo spera non sia l'ultima, lo fa sempre, sebbene la propria parte più razionale lo sgrida e gli ricorda che dovreb...
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Manuel apre gli occhi, ritrovandosi nella penombra, con la fioca luce di una timida alba fuori dalla finestra – ne traspare poca, a causa delle tende spesse e azzurre tirate davanti ai vetri.
Quella stanza non è la propria. Non lo è dalle ultime sette notti.
Alla faccia dell'ultima volta, insomma.
È sdraiato in posizione supina sul materasso, con una gamba sotto la coperta e l'altra fuori. Gli è sufficiente girare di qualche centimetro il capo per scorgere Simone accanto a sé, sistemato su di un fianco: è ancora addormentato, la bocca schiusa. Osserva una sua mano appoggiata sulla propria pancia. Pensa sia lì da parecchio e che Simone cerca sempre un contatto quando sono nello stesso letto, che siano avvolti nel sonno oppure no.
E che la cosa, spesso, non gli dispiace neppure.
Ecco.
Un briciolo si irrigidisce alla realizzazione di un simile pensiero, ma dura poco. In seguito, prende un respiro profondo, fissando il soffitto.
Ma come ci è finito a quel punto?
Ci ragiona spesso: ogni volta, tutte le volte. Crede che non dovrebbe essere così, che quella cosa nata per caso un anno prima – o poco più – doveva finire, consumarsi nel giro di una notte, in quella casetta di legno adiacente una piscina in manutenzione.
Una sola notte.
Ma dopo c'è stata la seconda, la terza, la quarta e dopo ha perso il conto.
Quindi adesso ci è dentro fino al collo e non sa come uscirne. Non sa neppure se vuole uscirne.
Certo che sei un vero coglione, la propria coscienza lo rimprovera. Non può che darle ragione.
Sospira ancora e non comprende se sia a causa della tensione, della paura o quale altra contorta sensazione, qualcosa con cui non è ancora sceso a patti.
Raccatta il cellulare che, la sera prima, ha abbandonato sul comodino verde menta. Lo sblocca, toccando semplicemente lo schermo e inserendo il codice. La luce che il dispositivo emette gli provoca un leggero fastidio e deve strizzare le palpebre per abituarsi.
Sono le 5:15.
Non ha nuove notifiche rilevanti, a parte qualche like su Instagram - tipo quello di andrea_mainardi ad un vecchio post, che lo infastidisce perché - Dio santo - quel ragazzo pare essere ovunque.
Meglio non analizzare oltre. Blocca nuovamente lo smartphone tramite il tasto laterale.
Per alzarsi dal letto, deve spostare la mano di Simone – cerca di farlo piano, per non svegliarlo – perché sa che l'altro vorrebbe pure parlare, sicuramente vorrebbe parlare, e adesso non ne ha voglia.