«Questa è davvero l'ultima volta» attesta Manuel.
«Non ci credi manco tu» gli fa presente Simone, accennando una risata. Che in realtà lo spera non sia l'ultima, lo fa sempre, sebbene la propria parte più razionale lo sgrida e gli ricorda che dovreb...
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Simone fissa il foglio protocollo a quadretti che la professoressa Castelli ha appena lasciato sul suo banco. In rosso, spicca un sei e mezzo su quel pezzo di carta - un voto non alto, ma quantomeno è tornato ad avere la sufficienza.
Un mezzo sorriso si delinea sulle sue labbra. È lo stesso che, tuttavia, poco dopo svanisce nell'esatto momento in cui la donna commenta con: «Meglio, ma da te mi aspetto molto di più».
Sì, pure lui si aspetta di più. Lo fa sempre, in ambito scolastico e non, perché sembra non abbastanza ogni volta.
Non all'altezza, ogni volta.
Distratto, lancia un'occhiata a Matteo che si trova nel banco alla sua sinistra. L'amico pare euforico, alza un pollice in cenno positivo e gli mostra il compito che ha ricevuto, dove è riportato un sei meno; sembra felice di quel risultato, è un nuovo traguardo per lui, del resto.
In seguito, lo sguardo lo sposta verso destra. Riesce solo a scorgere il profilo di Andrea che tiene perennemente lo sguardo basso; sulla sua verifica è annotato un nove.
«È andata bene» sussurra, ma è una frase che si schianta contro uno spesso muro di indifferenza.
Non che possa aspettarsi il contrario.
I sensi di colpa lo divorano ancora. Forse non dovrebbe struggersi in quel modo, glielo ha suggerito persino Leonardo: di lasciar correre, di permettere al tempo di rimarginare le ferite.
Ne è consapevole, ciò nonostante risulta incredibilmente arduo fare finta di niente quando si è consci di aver distrutto qualcuno.
Ogni volta vorrebbe dirgli che non voleva, che non se lo meritava, che avrebbe dovuto essere onesto sin dal principio invece di tessere una fitta rete di bugie nella quale ci è finito ingarbugliato.
Che invece di sciogliere intrecci, ne ha creati altri.
Bravo, coglione.
La parte più cruciale è che ormai il danno è fatto e non può tornare indietro.
Deve lasciare andare.
Sembrano sempre più bravi gli altri, a lasciare andare.
Il resto dell'ora di lezione passa in modo lento, con la Castelli che mette loro in guardia in vista dell'esame di maturità, invitando tutti ad impegnarsi di più, a fare di più.
Simone si sente morire dentro per un simile discorso.
Lo studio non gli è mai pesato più di tanto, anzi, gli piace, lo appassiona - più le materie scientifiche che umanistiche, ma non disprezza queste ultime. Eppure, adesso ogni cosa gli richiede uno sforzo immane, come se il proprio cervello fosse intorpidito e non avesse modo di farlo riprendere.