Spazio tempo

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Simone ha sempre amato il proprio compleanno, nonostante sia cresciuto con l'immagine di tutti tristi intorno a lui durante quel giorno

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Simone ha sempre amato il proprio compleanno, nonostante sia cresciuto con l'immagine di tutti tristi intorno a lui durante quel giorno.

Fino a quasi due anni prima, si è sempre chiesto il motivo, la ragione per cui, di norma, suo padre spariva nel nulla durante tale occasione, mentre sua madre e la nonna Virginia indossavano dei falsi sorrisi al fine di farlo stare bene, ma si vedeva sempre che l'unico loro desiderio era che la giornata finisse il prima possibile, come se quel giorno tanto bello per lui non dovesse durare ventiquattro ore - anzi, sembrava facessero il conto alla rovescia affinché arrivasse l'indomani.

Due anni prima, tuttavia, ha scoperto e realizzato il perché certe cose accadessero, quelle che non è mai riuscito a spiegarsi, che agivano al pari di una puntella al centro esatto del cuore, al fine di spaccarglielo.

Il motivo che ha anche un nome: Jacopo.

Jacopo Balestra, che è il medesimo nome che sta osservando in quel momento, scritto a lettere in rilievo su una croce di pietra, con sotto riportate delle date troppo vicine tra di loro - che stonano, che non dovrebbero essere così vicine, che è assurdo come un'esistenza intera possa essere racchiusa in due date separate da un trattino.

La vita di qualcuno non dovrebbe limitarsi solo a quel dannato trattino.

È seduto a terra, sul manto erboso e secco, reduce dall'inverno, che pian piano si avvia a rifiorire con l'avvento della primavera; tiene le ginocchia flesse al petto, le mani attorno alle gambe per sostenerle e lo sguardo si sposta da quella scritta ai fiori finti rosa e bianchi che sono lì da un intervallo di tempo eccessivo - forse dovrebbero cambiarli, ha persino avuto l'istinto di comprarli da un fioraio mentre si recava in quel luogo, poi ha desistito; ha preferito portare al fratello soltanto uno dei pupazzi che tiene sopra la mensola della propria stanza.

Quest'anno, ha optato per uno a forma di giraffa - il quale, ovviamente, si chiama Miss Giraffe; è lo stesso che ha sistemato vicino alla croce.

A volte pensa a come sarebbe stata la propria vita se il suo gemello fosse ancora vivo: fantastica sul carattere che avrebbe avuto, probabile uno agli antipodi rispetto a lui; sul modo in cui avrebbe portato i capelli o si sarebbe vestito, magari li avrebbe fatti lisci e col ciuffo, oppure lunghi e ricci e avrebbe indossato sempre tute larghe e magliette bucate.

Presuppone che, magari, non si sarebbe ammalato di depressione e ansia se suo fratello fosse stato vivo, se gli avessero concesso il lusso di elaborare quella perdita con i giusti tempi, se gli avessero permesso di abbracciare il dolore, invece che evitarlo e rimuoverlo.

Invece, si è ritrovato a diciassette anni ad affrontare una perdita che non credeva di aver avuto, ad avere una mancanza inspiegabile, un posto vuoto nell'anima che, adesso, non sa come riempire.

Pensa che, se avesse affrontato le fasi del lutto da piccolo, forse, ora, starebbe meglio.

Forse.

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