Capitolo. 7 Diventeremo grandi amici.

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Ambra, Pietro e Rosa, arrivarono al locale periferico, dove la prima volta Ciro aveva soccorso Alba.
Era chiamato '' locale '' ma era a tutti gli effetti, un appartamentino di 60 mq, posto su due livelli.
Pietro e Rosa, aiutarono Ambra a portare le valigie all'interno dell'appartamento.
Erano rimaste ancora quelle di Albachiara.

Ciro con la piccola Albachiara, non era ancora arrivato.
Lui astuto com'era, aveva fatto il tragitto più lungo, così per poter stare solo con Furetto e divertirsi a farla esasperare.
Schizzavano tra le strade di Napoli, a tutta velocità.
Albachiara, chiusé le palpebre per lo spavento e si strinse maggiormente a Ciro, appoggiando la paffutella guancia sulla sua spalla.
Ciro, sorrideva sornione.

Successivamente, finalmente arrivarono.
Albachiara aveva ancora le palpebre chiuse e le braccia allacciate al suo bacino.
Aveva lo stomaco, sottosopra, come se avesse fatto un giro sulle montagne russe.
Ciro non persé occasione per deriderla.
Era più forte di lui, amava comportarsi così, prenderla per i fondelli.
:<<Furetto.
Lo so che è bellissimo stringersi a me, ma siamo arrivati. >> disse Ciro.
Lei aprì gli occhi imbarazzata, poi gli rivolse  uno sguardo duro.

Ciro, non potette fare a meno di sorridere.
Era buffa, tenera e bellissima.
:<<Pensavo che stessi morendo.
Per quello ti stringevo.
Infatti, sto per vomitare. >> disse Albachiara, pallida in viso.

Non finì la frase che subito riversò sul pavimento la bile.
Ciro, le manteneva la testa, mentre lei lo guardava imbarazzata.
:<<Scusa... Ti ho sporcato la maglietta. >> disse Albachiara, a disagio.
Ciro si trattenné, se fosse stata qualsiasi zoccola che si scopava quotidianamente, sarebbe diventato una bestia inferocita.
Era però Albachiara.
La piccola, tenera, dolce, indifesa, orfana e vittima di un sistema più grande di lei.
Era il suo Furetto.
Così si levò la maglietta.
Albachiara distolsé lo sguardo.
Era un dio greco, qualsiasi ragazza sana di mente, si sarebbe sciolta a guardarlo.
Non voleva farglielo capire.
Già era un pallone gonfiato così, se l'avrebbe scoperta a guardarlo, il suo ego smisurato avrebbe raggiunto alti livelli.

:<<Comincia ad entrare.
Ci stanno già tutti.
Io prendo le valigie. >>
Poi aggiunse
:<<Ti ha mangiato la lingua il gatto?
Parla! >>

 >>Poi aggiunse :<<Ti ha mangiato la lingua il gatto? Parla! >>

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:<<Okay.
Scusa.>> disse in un sussurro, Albachiara.
:<<Che palle.
Sempre questo scusa! >> disse irritato Ciro, mentre prendeva le valigie.
Alla fine entrarono insieme, nell'appartamentino.

Albachiara non lo sopportava, però stava cercando di non irritarlo, così da avere meno problemi possibili con lui.
Era bello anzi bellissimo Ciro, ma insopportabile.
E poi si prendeva gioco di lei, solo perché avevano otto anni di differenza.
Non aveva capito che era il cervello a rendere matura una persona.

Gli occhi di Rosa, Ambra e Pietro, furono puntati su Ciro e la piccoletta.
:<<Ciro, ci siamo preoccupati.>> disse Pietro, con tono di rimprovero.
Ciro, stava mettendo le chiavi nello svuotatasche, ignorandolo.
Albachiara, aveva lo sguardo di sua sorella, puntato su di lei.
Fece una azione, avventata, dettata, dalla voglia di rassicurare i presenti.
Decise di difenderlo, magari così, anche lui avrebbe capito che non era una bambina.
:<<È stata colpa mia.
Mi sentivo male e ci siamo fermati.
Anzi è stato gentile. >> mentì Albachiara, con un debole sorriso, guardandolo e pregando che confermasse.

𝑰𝒏𝒄𝒂𝒔𝒕𝒓𝒊 𝒊𝒎𝒑𝒓𝒆𝒗𝒆𝒅𝒊𝒃𝒊𝒍𝒊. 𝑪𝒊𝒓𝒐 𝑹𝒊𝒄𝒄𝒊.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora