Capitolo. 28. Voglio andare via.

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Era giunta sera.
Albachiara aveva trascorso, tutta la giornata assorta nei suoi problemi e pensieri.
Stavano cenando tutti insieme, in un silenzio religioso.
:<<Non mangi?>> chiese suo padre.
:<<Non mi va.>> disse Albachiara, mettendo, su un broncio davvero infantile.
:<<Devi mangiare, hai un bambino da nutrire.>> disse Don Salvatore con sguardo di rimprovero.
:<<Non voglio.>> disse con aria di sfida, Albachiara.
:<<Mangia.
Ascolta mio padre.>> disse Pietro, facendo segno di obbedire.
:<<Sono stanca di essere trattata così.
Come una bambina.>>
Poi aggiunse
:<<Ho deciso.
Andrò a vivere dai miei nonni.
Lo stesso qui, non c'è Ciro.
Non sto vivendo con mio '' marito''.>> disse alzandosi, nervosa e mimando le virgolette.
Suo padre, la stava fulminando con gli occhi.
Ambra la seguì, in camera di Ciro.

:<<Tesoro mio, perché non capisci?
Pensa al bambino.
Tu ami Ciro.
Lui è nervoso.
È chiuso là dentro.
Quando uscirà, valuterai.>>
Poi aggiunse
:<<E se ti trovano i Di Salvo? >>
:<<Non mi troveranno.
Cambio nome.
Cambio taglio.
Nessuno saprà niente.
Non posso vivere così, sto impazzendo.
Io volevo essere uno spirito libero.
Invece sono chiusa in quattro mura.>> disse con gli occhi lucidi, Albachiara.
La minore dei Calone, compose il numero di suo nonno.

Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Squilli.

:<<Nonno.>> disse Albachiara, con la voce rotta dal pianto.
:<<Amore di nonno.
È successo qualcosa? >> disse suo nonno, preoccupato dall'altro capo del telefono.
:<<Voglio venire da te.
Mi tengono e mi tiene, chiusa in casa.
Ciro non vuole vedermi ed è in carcere.
Ti prego fammi tornare ad Istanbul.>> disse in lacrime Albachiara.
In camera entrò Don Riccardo, che prese il cellulare e se lo portò all'orecchio.
:<<Papà ti prego.>> urlava Ambra.
:<<Devo parlare con il nonno. >> disse suo padre, senza un filo di emozione.
Allontanandosi dalle ragazze, senza farsi sentire.
:<<Serkan, assecondala.
Ciro, è in carcere e abbiamo una minaccia.
Devi farle credere, che tornerà ad Istanbul.>> disse Don Riccardo, serio.
:<<Perché?
Alba ha diritto di parola.>> disse nonno Serkan, prendendo le sue parti.
:<<È tutto complicato.
Fidati di me.>> disse Don Riccardo, spazientito.
:<<Mi fido.>> disse nonno Serkan, poco convinto.
Don Riccardo, si avvicinò alle sue figlie, baciando le loro fronti.
Poi le restituì il cellulare a sua figlia.
:<<Papà, ti prego.>> disse in una supplica sua figlia Alba, pensando già ad avere un rimprovero.
:<<È tutto apposto.>> disse suo padre, dandole un buffetto sul viso.
Albachiara, annuì titubante.
Poi iniziò a fare le valigie.
:<<Tesoro mio.
Vuoi lasciare anche a me?
Vengo con te. >> disse Ambra, teneramente.
:<<No.
Ti amo sorellina mia.
Devi stare con Pietro.
Il tuo posto è con lui.
Lui ti ama da morire, ti tratta come se fossi la sua regina e non ti considera un oggetto personale.>> disse Albachiara, accarezzandole il viso.
Sua sorella la guardò con uno sguardo comprensivo.
:<<Non è tutto come sembra.
Pietro è come Ciro.
Esco comunque solo con lui, anche se non sono io quella che vogliono di Di Salvo.
Ho deciso che per me è più importante, il nostro amore che qualsiasi concetto di libertà e individualismo.
Ci amiamo, oltre il dolore e i pericoli.
Sono convinta che anche Ciro, ti ama in quel modo.
Non sa come dimostrarlo.
Non lo sanno fare.
Ciro ha paura più di te, di questo sentimento.
Anche noi, ne abbiamo.>> disse Ambra, stringendola fortemente a sé, portandola fra le sue braccia.
Poi aggiunse
:<<Non vuole che tu lo vada a trovare.
Perché ha paura che tu possa renderti conto, che non è lui quello che vuoi.
Ha paura che i detenuti, possano capire che sei l'unico motivo per cui il suo cuore pulsa.
Non vuole che tu, diventi il loro capro espiatorio.>> disse Ambra, dolcemente come una madre, farebbe con sua figlia.
:<<Voglio staccare un pochetto.
Tornerò lo prometto.
Io Ciro, lo amo.
Non amo questo suo lato, cupo.>> disse Albachiara, fiebilmente.
:<<Ti lascio sola, magari cambi idea.>> disse sua sorella Ambra.

Don Salvatore in cucina, si scambiò uno sguardo di intesa con Rosa.
La minore dei Ricci, dovette accettare.
:<<Ciro, ti ho chiamato perché sta accadendo una tarantella.
Albachiara, vuole andare dai suoi nonni.>> disse Rosa, con tono nervoso.
Ciro, emise un urlo quasi animalesco, dalla rabbia.
:<<Assecondatela.
Sacc ij, c'aggià fa.
(So io, che devo fare.)>> disse Ciro, serio.
:<<Ti prego, non farle del male.
Ci tengo a questa ragazzina.>> disse Rosa, tagliente.
:<<Io ci tengo più di tutti. >> disse Ciro.
La telefonata terminò.

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𝑰𝒏𝒄𝒂𝒔𝒕𝒓𝒊 𝒊𝒎𝒑𝒓𝒆𝒗𝒆𝒅𝒊𝒃𝒊𝒍𝒊. 𝑪𝒊𝒓𝒐 𝑹𝒊𝒄𝒄𝒊.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora