Capitolo 27. Amore malato.

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Da quella strana telefonata, i due ragazzi frequentemente si sentivano per via telefonica e tutte le sere puntualmente finivano per eccitarsi telefonicamente.

Era già passata una settimana da quando Ciro ed Albachiara, non si erano più visti.
Il giovane Boss, stava impazzendo recluso in carcere a Poggioreale.

Impazziva perché fuori, stava per conquistare la sua bella Napoli.
Era ossessionato dalla voglia di stare con la sua piccola.
Amarla.
Viverla.
Prendersi cura di lei.
Evitare che qualcuno possa soltanto sfiorarla.
Tenerla d'occhio.
Inoltre voleva partecipare ad ogni singola ecografia, che si sarebbe presentata, per conoscere il frutto del suo amore.

Ogni giorno si divertiva a impartire, ordini per dare il ''benvenuto'' ai nuovi reclusi.
Oppure si rilassava, perdendosi nei cerchi immaginari che creava con il fumo dell'erba.
Sosteneva fosse amnesia per i suoi diavoli interiori.

Mentre alla piccola Albachiara, quella nuova vita cominciava a starle stretta

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Mentre alla piccola Albachiara, quella nuova vita cominciava a starle stretta.

Pietro ed Ambra, erano avvinghiati sul divano, mentre guardavano una serie TV, su Netflix, tutto il giorno.
Mentre si divertivano a scoprire gli intrighi e le strategie macchiavelliche di Annalise Keating, la protagonista della serie TV.
Ogni tanto si lanciavano i pop corn divertiti.
Si scambiavano un chicco, tra le labbra, mentre si baciavano appassionatamente.

Erano bellissimi, insieme.
Era quel genere di amore, che veniva raccontato nelle sale cinematografiche.
Era un amore sano.
Nonostante Pietro, non fosse un bravo ragazzo.
Ambra, con lui, brillava.

Rosa si avvicinò ad Albachiara.
:<<Che succede Alba?
Non ti senti bene?>> chiese la minore dei Ricci.
:<<In realtà no.>> disse sincera Albachiara.
:<<Andiamo in cucina, ci facciamo un caffè e ci mangiamo le sfogliatelle.
Ti va?
Mi racconti tutto!>> disse Rosa, dandole un buffetto sulla guancia.
:<<Sì.>> disse sorridendo Albachiara.

E così andarono in cucina.
Erano sole.
:<<Ho avvertito che sei strana.
Molto strana.
Da quando, siamo uscite dal carcere.
Ti manca?>> chiese Rosa.

In realtà, la questione era più vasta.
A lei, non solo le mancava lui.
Le mancava, un po' di spensieratezza e libertà.
Si sentiva in gabbia e le girava la testa a stare sempre in quelle quattro mura dorate.

:<<Non vorrei che tu mi fraintenda.
Non sto bene qui.>> disse sincera Albachiara.
:<<Io sono un'ottima osservatrice.
Ho capito che c'è qualcosa che ti turba.
Puoi parlarne con me, non dirò nulla a mio fratello.>> disse Rosa, assottigliando i suoi occhi neri e luminosi.
Era un tratto distintivo, dei Ricci.

:<<Non mi sento pronta, ad essere madre.
Ho molte insicurezze e paure.
Io non ho la madre, non so come si faccia.
La figura più simile ad una madre è Ambra.
Amo tantissimo mia sorella, vorrei essere come lei.
Io sono pasticciona e mi infilo sempre in situazioni complicate.>> disse Albachiara, sincera.
:<<Nessuna donna nasce mamma, giorno dopo giorno lo si diventa un po' di più.
Tra amore, coccole e risate.
Tra errori e pentimenti.
Vedrai andrà tutto bene.
Ho come l'impressione che c'è dell'altro ancora.
Vero?>> disse Rosa, calma.
:<<Amo, tuo fratello.
È tutto così prematuro, un figlio, vivere come se fossimo sposati.
Mi piace, il suo lato ribelle e libero.
Mi piace il suo aspetto, soprattutto i suoi occhi così magnetici e misteriosi.
Mi piace perdermi nel suo sguardo, mi sento al sicuro e protetta.
Adoro la sua ironia, i suoi tratti così spavaldi e autoritari.
Mi piace, quando riusciamo a leccarci le ferite.
Non so spiegare come mi sento con lui, quando i nostri cuori si scontrano. Non si può spiegare a parole.>> disse Albachiara, sinceramente.
:<<Però?>> disse Rosa.
:<<Mi sento chiusa, dentro una gabbia d'oro.
È geloso.
Non vuole vedermi.
Io, sto morendo senza di lui.
Devo uscire solo con voi.
Lo capisco che siamo in guerra, ma io mi sento annullata.
Voglio studiare, voglio andare a scuola!
Mi sento limitata, non voglio essere dipendente.
Mi controlla anche se non è con me.
Io così penso di impazzire.>> disse in lacrime, Albachiara.
Rosa la strinse fortemente a sé.
:<<Mi dispiace.
Io lo sapevo, sarebbe andata a finire in questo modo.
A me, non è mai piaciuto studiare.
Quindi, non andare più a scuola non mi è mai pesato.
Capisco, che non sei cresciuta in questa ottica.
Non fraintendermi, noi andiamo a scuola e siamo pure portati.
Solo che tu, stai con un ragazzo che è già un uomo.
Inoltre, aspetti un figlio e nel nostro mondo, equivale maturare prima.
Dovete brillare insieme.
Devi restare al suo fianco.
Non c'è più spazio per versioni di latino o per un aperitivo con le amiche.
Il pancino cresce e bisogna pensare al benessere del nascituro.
Ciro è tuo marito, a tutti gli effetti.
Bisogna che tu segua, i suoi ritmi.
Se lui, diventa latitante allora lo sei anche tu.
Se lui è in carcere, come lo è adesso devi sostenerlo ed evitare di uscire poiché qualcuno potrebbe prendere il suo posto.
O nel vostro caso, l'occasione giusta per i Di Salvo, di prendere te e Napoli.
È complicato, piccola Alba.
Ci sono io con te.
Pensa al tuo bambino.
Cerca di pensare solo agli aspetti positivi, di stare con un Boss.>> disse Rosa premurosa.

Don Salvatore e Riccardo, non avevano potuto fare a meno di ascoltare la conversazione per intero.

:<<Se accade qualcosa a mia figlia, succede nu burdell. (Un putiferio.)
Quindi docile nel spiegare le cose.>> disse Don Riccardo, con sguardo duro verso Don Salvatore.
Quest'ultimo lo sorpassò incurante e prese posto a tavola.
:<<Mi dispiace che non hai capito, quanto sia importante il tuo ruolo, accanto a mio figlio.
Lui è destinato ad essere un Re.
Tu, la sua regina.
Perché ti lamenti?
Non ti manca e mancherà nulla.
Tutti quello che vuoi, sarà tuo.
Devi accettare però anche i momenti più tristi e devi eseguire quello che dice.
Lo diciamo, perché è il meglio per te.
Vuoi morire innocentemente come tua madre?
Oggi sono i Di Salvo, domani qualcun altro.
Se lui non c'è, hai bisogno di riparo e protezione.
Quindi fatti bastare questa condizione. >> disse Don Salvatore, senza mezzi termini.
Poi aggiunse
:<<È in linea.
Vuole parlare con te.>> disse suo ''suocero''.

Albachiara, era titubante

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Albachiara, era titubante.
Afferrò il cellulare.
:<<Voglio parlare, privatamente con te.
Devi essere sola.>> disse Ciro, nervoso al telefono.

Rosa cercava di rassicurarla.
Mentre, Ambra e Pietro, le facevano segno di rilassarsi.
Il padre Riccardo, era nervoso tanto quanto lei.
Lo sapeva che sua figlia non sarebbe stata all'altezza di questa responsabilità.

:<<Sono s-sola.>> disse balbettando Albachiara.
:<<Cos'è sta storia che ti senti in gabbia?
Ho sentito tutto.>> disse minaccioso Ciro.
Poi aggiunse
:<<Tu lo sai, quante vorrebbero essere la mia donna?>>
:<<Puoi sempre, andare da loro.
Magari loro non sono ragazzine e sono già donne.>> disse indispettita Albachiara.
:<<Il problema è la scuola?
Con me, non c'è ne più bisogno, ti compro pure la luna, non ti serve nessuna preparazione scolastica.>> disse lui, serio.
:<<Io studiavo per me stessa.
Non per guadagnare troppo.>> disse lei, sconsolata.
:<<Mi vuoi lasciare?
Mi odi?>> disse Ciro, pentendosene subito.
:<<Magari, non ci conosciamo bene.
Siamo solo presi dai momenti belli.
Nostro figlio non ha colpe.>> disse lei, titubante.
Ciro fece, una risata sadica.
:<<Ci dovevi pensare prima.
Non mi puoi lasciare.
Potrei persino, chiuderti a chiave.
Fino a quando non torno, non esci.
Pure oltre.
Se stai con un Ricci, è per sempre.>> disse calmo Ciro, come se stesse spiegando quello che desiderava per cena.
:<<Ciro... >> disse lei, delusa.
Poi aggiunse
:<<Lo faresti davvero?>> chiese incredula.
:<<Ij nu t pozz perdere.
(Io non ti posso perdere.)
Devi stare con me, oltre i pericoli.
Io non conosco altri metodi.
Ora devo andare via.
Rassegnati!>> disse Ciro, chiudendo la chiamata.

Albachiara, si passò una mano tra i capelli, mentre piangeva a dirotto.
Sua sorella come sempre, era giunta in suo aiuto, stringendola tra le sue braccia.

Non riusciva neppure a scrivere il suo diario.

Era bloccata.

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𝑰𝒏𝒄𝒂𝒔𝒕𝒓𝒊 𝒊𝒎𝒑𝒓𝒆𝒗𝒆𝒅𝒊𝒃𝒊𝒍𝒊. 𝑪𝒊𝒓𝒐 𝑹𝒊𝒄𝒄𝒊.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora