Capitolo. 67. Ho attraversato il mare.

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Ciro, era rimasto deluso.

Non si poteva odiare a chi gli aveva fatto del male, non mostrandole quanto l'amava abbastanza...non c'era nulla che si poteva fare... si poteva impegnare, mettersi in gioco, crederci... ma alla fine non poteva costringere Albachiara a vedere qualcosa di splendido in lui se ancora non ci riusciva.
Perderla, gli aveva fatto acquisire un po' di maturità, anche se la parte più vulnerabile di lui, l'avrebbe presa con la forza e legata al sedile dell'auto.
Ed era per la prima volta spaventato.
Spaventato di perdere nuovamente le staffe!
Niente lo feriva, più di un suo rifiuto.

Don Riccardo e la piccola Esperanza, lo guardavano e lui si sentiva terribilmente fuori luogo.
La piccola Esperanza, era chiacchierona, come Albachiara, così iniziò a parlare.

:<<Ciro, dove mi porti? >> disse Esperanza, inchinando la testa di lato.
:<<Dove vuoi andare? >> disse Ciro, guardandola negli occhi.
:<<Al parco e a mangiare la treccina di zucchero.
Ti prego, ti prego. >> disse supplicandolo Esperanza.

Ciro, ebbe un colpo al cuore.
Era identica ad Albachiara.
Le tornò in mente, quella volta in spiaggia, quando tutti erano contro di loro e uscirono a fare colazione fuori.
Albachiara impazziva per le treccine di zucchero.

Don Riccardo, ridacchiò.
Poi diventò serio.
:<<Questi sono i documenti, per cambiare il cognome in Ricci.
Mi ha detto che ci terrebbe tanto.
Queste sono tutte le foto di Esperanza, sono racchiuse in questa pendrive.
Ora vengo con voi. >>

Ciro annuì, impanicato.
Era emozionato e aveva le mani che tremavano.

Entrarono in macchina.
:<<Ciro, possiamo ascoltare la musica?>> disse teneramente, Esperanza, mentre scriveva sui i vetri appannati.
:<<No dai.
Rimangono gli aloni. >> disse Ciro, cercando di persuaderla.
:<<Fai la brava. >> disse Don Riccardo, ridendo.

Poi passò in radio Quanti anni di Vasco.
La loro canzone.
La canzone, che aveva fatto smuovere in Ciro, quei sentimenti celati.

La bambina, canticchiava felice.

:<<Mamma, non vuole più ascoltarla.>> disse Esperanza.
Poi aggiunse
:<<Tu sei un amico di mamma?
Le vuoi bene? >>
:<<Non si può spiegare, ci tengo tanto alla tua mamma. >> disse Ciro.
:<<Allora, perché non siete più amici? >> disse Esperanza, curiosa.
:<<Andiamo, ti spiegherò tutto.
Ora andiamo a giocare. >> disse Ciro, prendendola per mano.

Il mondo intero, sua figlia che era la sua fotocopia, non facevano che ricordargli quanto sarebbe stato difficile senza di lei.
Lei e lui, erano esistiti davvero.
E che l'aveva persa per sempre.

Così Ciro, la portò sull'altalena, iniziando a farla dondolare e lei rideva felice.

La sua risata, era una dolce melodia per le sue orecchie.

:<<Ciro, lo sai, ho fatto un sogno! >>disse Esperanza, mentre continuava a dondolare sull'altalena.
:<<Cosa hai sognato? >> disse Ciro, affascinato.

Esperanza, esattamente come Albachiara, aveva il potere di calmare i suoi demoni.
Erano balsamo per il cuore.
Erano un toccasana.

:<<Ho sognato che eri il mio papà. >> disse Esperanza.
:<<Ti piacerebbe? >> disse Ciro.
Lei annuì, sorridendo.
:<<È bellissima la tua auto sportiva. >> disse Esperanza.
Poi aggiunse
:<<Io e la mamma... >> disse Albachiara.
:<< le adorate. >> disse Ciro, finendo la frase.

𝑰𝒏𝒄𝒂𝒔𝒕𝒓𝒊 𝒊𝒎𝒑𝒓𝒆𝒗𝒆𝒅𝒊𝒃𝒊𝒍𝒊. 𝑪𝒊𝒓𝒐 𝑹𝒊𝒄𝒄𝒊.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora