Shopping time

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-per prima cosa facciamo colazione?-chiesi.
-si,andiamo al "Barrino"?-chiese.
-si si-dissi mentre andavamo verso questo bar.
Ci sedemmo fuori.
-Francesco mi ha detto di controllare che tu mangi abbastanza e visto che non ho voglia di litigare non ti obbligherò ma glielo dirò in tal caso-disse mentre guardavo il menù.
Arrivò la barista,che è la sorella del nuovo marito di mia zia,al nostro tavolino. Eravamo sedute fuori.Stella si era svegliata e aveva fame.
-ehi Giada-dissi.
-ciao Alessia,tutto bene?-disse.
-si si,tu?-chiesi.
-si,cosa vi porto?-chiese.
-per la bimba avresti il latte in polvere?-chiesi.
-si,vuoi darmi il biberon e te lo faccio?-chiese.
-sarebbe perfetto-dissi.
-lei cosa vuole?-chiese a Giovanna.
-per me un caffè ed una brioche alla crema,Alessia?-mi chiese Giovanna.
-mmm,una cappuccino per ora-dissi. Giovanna mi guardò male ma stette zitta. Giada rientrò.
-mi dispiace,sia per ora che per Natale ma mi sto impegnando davvero-dissi.
-io ci credo ma ti stai uccidendo e non voglio che Francesco si tormenti così tanto-disse.
Stetti zitta. Arrivò la colazione.
Presi Stella in braccio e le diedi il latte.
Facemmo colazione in silenzio. Finito tutto andammo a pagare e tornammo per negozi. Mi chiamò Francesco.
-ehi amore-disse.
-ehy-dissi.
-sta andando tutto bene? Con mamma?-chiese.
-si,tutto bene anche se credo mi detesti tua mamma, mi manchi. Oggi pomeriggio con Nicola facciamo una passeggiata?-chiesi.
-sarebbe fantastico ma credo che arriverò tardi. Mi manchi anche tu. Comunque mia mamma non ti odia,ne riparleremo-disse.
-c'era altro?-chiesi.
-si,chiedi a mia mamma di andare a prendere Nicola a scuola che è caduto e non si sente troppo bene?-chiese.
-oh poverino, vado io se vuoi-dissi.
-no tranquilla chiedilo a lei-disse.
-ma mi vergogno a chiederglielo-dissi.
-daii fallo per Nicola-disse.
-ok-dissi. Ci salutammo e mettemmo giu.
-Giovanna,Francesco chiede se riusciresti ad andare a prendere Nicola a scuola che è caduto e si è fatto male-dissi.
-oh, si. Vado subito. Tu che fai?-chiese.
-io resto qua, devo prendere le cose per la bimba-dissi mentre lei annuiva e se ne andava.
-Stella siamo rimaste solo io e te-dissi a quella piccolina che mi guardava con due occhi immensi.
Entrammo in un primo negozio per bambini dove presi il latte in polvere e altre cose che le sarebbero servite. Mi diressi poi in un negozio di vestitini. Presi un paio di body rosa e bianchi e poi devi vestitini ancora più carini. Qualche pigiamino e anche delle lenzuola rosa pastello.
Era quasi ora di pranzo e Stella dormiva. Decisi che non sarei tornata a casa e andai in palazzetto. Non potevo allenarmi ma potevo stare a guardare le mie compagne.
Mi fecero tutti una grande festa. La mia allenatrice mi propose di mettermi su comunque i pattini che avevo lasciato a lei per farmi sistemare una ruota,qualche settimana prima. Sapeva della mia situazione e ha pensato che pattinare mi avrebbe si stancato ma anche migliorato la vita.
Stella era a bordo pista che dormiva. Andavo a controllarla spesso e dopo un paio di salti e trottole tornai a casa. Stella dormiva ancora. Era così dolce. Erano circa le 18 e ad attendermi c'era Francesco arrabbiato e triste?
Fece per parlarmi ma io lo zitti.
-zitto che la sveglierai.-dissi.
La cambiai e la sistemai nella culla. Tornai in soggiorno con il baby monitor. Nicola era di sopra a guardare un film a letto.
-Alessia, non sei andata a pattinare vero?-chiese.
-e se fosse?-chiesi.
-non lo capisci che sei senza le forze per farlo-disse.
-io sto benissimo-dissi.
-mi fai stra arrabbiare così, te ne freghi della tua vita ma io ci tengo-disse.
-Non è vero-dissi.
-ah no? Per caso hai pranzato? Visto che di colazione un cappuccino e poco?-chiese.
Stetti zitta.
-pensavi che mia mamma non me lo avrebbe detto?-chiese.
Stetti zitta. Mi misi seduta sul divano.
-che fai mi ignori?-chiese.
-penso solo che litighiamo troppo per questo-dissi.
-stai scappando, io voglio solo vederti viva-disse.
-ma a me va bene così-dissi.
-non potrei mai essere così ipocrita da guardarti ucciderti-disse.
-io non mi sto uccidendo,basta. Lo dite tutti di continuo ma io sono ancora qua-dissi.
-per poco se vai avanti così-disse.
-ah vuoi vedermi morta,capito-dissi.
-sto dicendo il contrario, se non vuoi pensare a me pensa a Nicola e Stella-disse.
-non osare giocare sui sensi di colpa-dissi.
-oso eccome, stai con me-disse.
-domani ho allenamento-dissi.
-ora spiegami,cosa non capisci?-chiese. Ma chi si credeva di essere.
-devo andarci perché viene il nuovo allenatore-dissi.
-allenatore?-chiese.
-si-dissi.
-cosa facciamo per il problema che non mangi?-chiese.
-non rompere-dissi.
-ora vieni con me a cenare-disse trascinandomi in cucina.
-noo-dissi.
-si,poi mi farai capire cosa ti terrorizza tanto-disse.
Mangiai una cotoletta alla milanese con patatine fritte. Ci misi molto ma la fini.
-ok,brava. Ora vieni con me davanti allo specchio-disse. Non capivo ma lo segui.
-cosa vedi tanto da disgustarti?-chiese.
-le gambe,le cosce,le braccia, il viso per non parlare della pancia. Tutto troppo. Tutto ciò che ho rovinato partendo da i polsi. Odio questo specchio quasi quanto me stessa per farmi questo e te per portarmi davanti alla realtà.-dissi vomitando le parole.
-sei tanto magra, fai paura-disse.
-non abbastanza magra-dissi. Mi abbraccio e mi portò a letto.
-meglio se dormi-disse.
-ma io non ho sonno, non sono una bambina che puoi comandare-
-non sei una bambina ma se la metti così parliamo dei tuoi polsi, perché sono così "rovinati"?-
-ok, notte-mi distesi e dormii. Non me la sentivo di intraprendere quel discorso.

Io ed il professore di matematica Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora