Buon natale,o no?

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Ci svegliammo verso le 10, ci preparammo e andammo a vestirci. Io mi misi un vestitino rosso in pizzo con una cinturinuna nera, come scarpe mi misi dei tacchi rossi, feci un trucco soft ma in combo con il vestito. Anche Francesco si vestì elegante. Mentre finivo di farmi la piega ai capelli arrivò  con un pacchettino. Me lo fece aprire e dentro c'era un braccialetto molto fine e delicato.
-oh, è stupendo, grazie mille. Aspetta un attimo-dissi e andai nell'altra stanza a prendere il mio pacchettino per lui.
Lo apri e ci trovo due gemelli per la giacca. Li avevo presi dopo la serata del saggio, non sapevo se glieli avrei mai dati ma volevo comunque sperarci.Li indosso subito e io feci altrettanto. Dopo i vari ringraziamenti suonò il campanello.
Andò ad aprire Francesco mentre io tentavo di scendere le scale senza ammazzarmi(i tacchi erano forse un tantino alti). Sentì una voce da bambino, era arrivato Nicola.
Finite le scale me lo ritrovai davanti. Francesco mi porse un braccio vedendomi in difficoltà e poi mi presentò.
-Nicola lei è Alessia una mia amica speciale-disse.
-piacere Alessia,buon natale-disse il bimbo stringendomi la mano.
-piacere mio, buon natale anche a te-dissi.
Era meno imbarazzante di quello che pensavo.
-papà puoi dirmi la verità, è la tua fidanzata vero?-disse. A sentire come chiamava Francesco rimasi ferma un attimo. Era così strano immaginarmelo come un padre.
-ho sempre detto che eri molto intelligente-disse.
Andammo in macchina e poi a casa dei genitori di Francesco. La sua famiglia la conoscevo da anni ma era strano essere vista come la sua ragazza.
Arrivammo, Nicola scese correndo verso le braccia dei suoi nonni io invece guardai Francesco.
-Stai tranquilla, ti conoscono già da molto tempo-disse. Aveva ragione, non era cambiato nulla se non che io stavo con il loro figlio primogenito che ha una notevole differenza di età. Sorrisi e scendemmo.
-Francesco, buon natale-disse Giovanna(sua madre) abbracciandolo.
-buon natale-disse.
-Alessia, ciao buon natale anche a te-disse rivolta a me.
-grazie,altrettanto-dissi.
Si avvicinò anche Carlo,il padre di Francesco che aveva accompagnato dentro Nicola.
-Ciao-disse.
-buon giorno-dissi.
-Alessia da quanto questa formalità? Non è cambiato praticamente nulla-disse e io sorrisi.
Entrammo e a giocare con Nicola c'era Chiara, la sorella di Francesco.
-ciao-dicemmo tutti insieme.
Dopo essersi fatti gli auguri andammo a sederci a tavola.
-Quindi come siete finiti insieme?-chiese Carlo per rimuovere quel silenzio imbarazzante.
-bhe-disse Francesco e stette zitto, capì che dovevo rispondere io.
-È il mio insegnante, quando ci siamo rivisti dopo che io mi ero dichiarata per messaggio abbiamo chiarito le cose e io lo aiutavo nel rapporto con i miei compagni, gli davo dei riscontri. Ha sentito una conversazione con le mie amiche e si è preoccupato. Poi sono successi vari casini e alla fine siamo finiti insieme grazie a una specie di patto-dissi praticamente tutto ad un fiato.
-un patto? Di cosa si trattava?-chiese Chiara.
Stetti zitta, Francesco mi guardò.Abbassai lo sguardo.Lo rialzai.
-quanto sanno?-gli chiesi quasi bisbigliando.
-praticamente nulla-disse.
-Ma va tutto bene?-chiese Carlo.
-si, è che il patto tratta un argomento delicato-disse Francesco. Intanto arrivarono anche Nicola e Giovanna a tavola con sei piatti di pasta.
-ovvero?-insistette Chiara.
-Alessia ha...-disse Francesco, vedendolo in difficoltà gli strinsi la mano.
-il patto si basava sul superare una paura a testa. Francesco avrebbe superato la paura di quello che avrebbe detto la gente per la differenza di età tra di noi e io avrei superato la paura del mangiare-concludendo la frase mi di spense la voce.
-Alessia cara da quando hai un disturbo alimentare?-chiese Giovanna.
-non saprei-dissi.
-direi che è il caso di iniziare a mangiare-disse Chiara. Mi sembrava come se tutti mi stesserò guardando. C'era un silenzio imbarazzante così mentre tiravo su una forchettata di pasta con molta molta calma Nicola inizio a rompere il ghiaccio.
-che bello che è il natale, se nevicasse sarebbe anche meglio-disse.
Silenzio. Mi ero quasi portata alla bocca la prima forchettata quando gli altri erano quasi a metà piatto. La mangiai. Mi girai verso Francesco con degli occhi come di un cucciolo che chiedeva pietà.
-Scusateci un'attimo-disse. Ci alzammo e andammo nell'atrio.
-Alessia, tutto bene?-chiese.
-non ce la faccio-dissi.
-perché?-chiese.
-mi dispiace.-dissi prendendomi la giacca e la borsa.
-dove vai?-chiese.
-scusami veramente tanto, chiedi scusa anche ai tuoi e ringraziali davvero tanto. Goditi la giornata e non pensarmi, buon natale-dissi uscendo. Appena uscita iniziai a correre perplesso Francesco era uscito di casa per vedere dove andavo.
Con i tacchi era difficile così me li tolsi. Lì vicino c'era casa dei miei zii e decisi di dirigermi verso di là.
Arrivata festeggiai un po' con loro e poi scoprì che un mio amico era bloccato in zona e non sarebbe tornato a casa in tempo per la serata così mi invitò ad andare al bar.
Stemmo là tutta la notte e poi andammo a casa mia perché la macchina non gli si sarebbe aggiustata così a caso. Dormimmo e la mattina lo trovai in cucina a prepararmi la colazione. Gabriele ha 21 anni ed è mio amico da quando siamo bambini. Siamo cresciuti insieme ogni estate ed è praticamente un fratello maggiore.
-Buongiorno Ale,tutto bene?-chiese.
-si,si. Giorno. Cosa stai combinando?-chiesi un po' spaventata.
-ti sto facendo i pancake, sta tranquilla gli faccio sempre alla mia ragazza e sta ancora con me quindi...-disse.
-okay okay.-dissi. Accesi il cellulare e vidi molti messaggi in risposta della storia che avevo ripostato di Gabriele dove stavo ballando.

Io ed il professore di matematica Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora