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21 giugno.

«il parco divertimenti di busan è ufficialmente aperto al pubblico.» tagliai il nastro rosso che cadde per terra e i bambini sorrisero allegri.

corsero verso l'entrata e a fianco ai propri tutori, parlavano ad alta voce su quale attrazione avrebbero provato per prima. chi gli scivoli d'acqua, chi le montagne russe. ognuno sembrava entusiasta a modo suo.

osservai la massa allontanarsi e sospirai, portando i ciuffi tinti di un intenso azzurro all'indietro. namjoon mi affiancò, aveva l'aria fin troppo allegra.

«sono già stanco.» sbuffai e gli provocai una grassa risata, mi strinse il braccio attorno alla spalla e mi avvicinò a se, arruffandomi i capelli.

«dai yoon, avanti! è pieno di bambini e qui si respira un'aria cosi bella. inoltre hai soltanto il turno serale no? non sarà cosi stancante.» annuì e camminai verso l'ingresso principale.

«appunto. non dimenticarti che dobbiamo occuparci di quei marmocchi.» scoccai la lingua sul palato, l'idea di restare in loro compagnia per l'intera serata non mi entusiasmava affatto.

odiavo quei piccoli furfanti, erano capaci di sfidare e portare a limite la mia pazienza nel giro di un istante.

«sono solo bambini, yoon.» scosse il capo divertito. «e poi guarda il lato positivo.»

mi voltai e lo fulminai con lo sguardo, qualsiasi cosa non riusciva a tirarmi su di morale in quel momento. cosa poteva esserci di positivo nel passare un'intera serata in compagni di piccole bestie di satana?

«sveglia!» mi passò una mano sul viso ed ottenendo da parte mia un cipiglio confuso, rise ancora più forte. «le ragazze amano i bambini. vedrai, sarai circondato da belle donne per il resto dell'estate.»

poi camminò avanti e mi lasciò li con un piccolo sospiro sulle labbra. non ero mai stato attratto dalle donne.

alla sera salì sul piccolo palco in legno massiccio, sistemai la colorata camicia leggera che indossavo e gettai un veloce sguardo alle mie spalle. namjoon era in piedi con il pollice sollevato per aria e con le fossette in bella vista.

ricambiai il sorriso un po' turbato, poi mi voltai. i marmocchi erano li, seduti a gambe incrociate sul prato. mi osservavano attenti come se aspettassero che sbagliassi qualcosa per scoppiare in una fragorosa risata.

parlai a bassa voce, il microfono produsse un rumore acuto che infastidì i presenti. avrei voluto lanciare l'allestimento per aria e andar via da quel posto di merda. ma avevo un bisogno urgente di soldi ed avrei fatto qualsiasi cosa, anche far ridere quei piccoli demoni.

namjoon corse sul palco, sistemò il microfono e mi diede una pacca d'incoraggiamento sulla spalla, sussurrandomi un «stai andando alla grande, hyung.»

sospirai, poi ripresi a parlare. mi presentai e potei leggere i loro sguardi annoiati. ma i genitori li trattennero e mi guardai attorno, cercando un qualcosa che potesse divertirli.

cominciai a mostrar loro le attrazioni che avrebbero potuto provare in quei giorni al villaggio, quando mi voltai verso namjoon mi mimò qualcosa con le labbra e annuì.

scesi dal palco e battei il cinque ad un bambino in prima fila, che mi sorrise dolcemente. «ascoltatemi tutti, adesso faremo un gioco. vedete quella grande bambola appesa all'albero? chi la colpirà più forte vincerà tanti bei dolci. chi è pronto?»

si sollevò un grido generale di felicità e si alzarono, muovendosi in massa verso l'albero. ognuno prese il suo bastone in legno e a turno, cominciarono a colpire ripetutamente la bambola in stoffa.

incrociai le braccia e li osservai annoiato, non riuscivo davvero a capire come riuscissero a divertirsi con cosi poco. uno di loro attirò la mia attenzione, era poco più alto di tutti e con delle ciocche biondo chiaro che coprivano i suoi grandi occhi.

stava in disparte e giocherellava con il bastone tra le dita. mi avvicinai e accarezzai la sua spalla, abbassandomi alla sua altezza.

«perché non vai a giocare con i tuoi amichetti?» lui scosse il capo e sporse in fuori il labbro inferiore.

«non sono miei amici.. non vogliono che giochi con loro.» cercai di accarezzare ancora la sua spalla e di chiedergli il perché, ma qualcuno alle mie spalle mi distolse dall'attenzione.

«minjun vieni, andiamo. ti compro tante caramelle. quelle a forma di dinosauro che piacciono a te, mh?»

un ragazzo dalla pelle abbronzata si fece avanti, prendendo il ragazzino tra le braccia. lo strinse a se, poi i suoi occhi si posarono sui miei.

era bello da togliere il fiato. grandi labbra carnose e arrossate dal sole che formavano un debole sorriso e degli asiatici occhi scuri e pieni di luce.

«scusalo, non è mai stato bravo a socializzare.» ammise a voce bassa e guardò il ragazzino, ma esso non ricambiò. continuava a fissarmi e mi sentì quasi a disagio.

«sono taehyung, piacere.» il ragazzo parlò ancora e mi porse la mano. esitai nello stringerla, non ero un amante del contatto fisico. ma la sua pelle sembrava soffice e alla fine cedetti. «e lui è mio fratello minjun.»

il bambino fece un passo indietro e si nascose dietro il più grande con un sorriso imbarazzato. trovai quasi tenera quella scena.

«yoongi.» risposi poco dopo e riportai lo sguardo su quella splendida creatura di fronte. «min yoongi.»

e quando andarono via, lo osservai a lungo. non riuscì più a concentrarmi per il resto della serata, la sua bellezza mi aveva stravolto e volevo conoscere di più di quel meraviglioso sconosciuto.

till death | taegi ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora