cinque

343 34 7
                                    

controllai un ennesima volta l'orario sull'orologio appeso alla grande parete. segnava le nove e tre quarti ed ancora neanche l'ombra di taehyung. lo spettacolo stava per iniziare e avrei voluto scorgerlo li, a sorridermi tra la folla.

sospirai, namjoon mi poggiò una mano sulla spalla facendomi trasalire. «scusa.» rise. «stai aspettando qualcuno?»

a volte lo odiavo per quel suo capirmi cosi in fretta. riusciva a leggermi dentro prima ancora che aprissi bocca.

«un'amico.» risposi in fretta e riportai lo sguardo sui marmocchi li davanti. erano visibilmente annoiati e avevo terminato le idee per i giochi.

namjoon lesse ancora una volta il mio disagio e mi prese il microfono tra le mani. «rilassati, ho un'idea.»

salì sul palco e con quelle sue splendide fossette, attirò l'attenzione degli spettatori.

«questa sera proporremo qualcosa di diverso. sarete voi difatti, a consigliarci un bel gioco da fare. che ne dite?» i bambini applaudirono entusiasti. «vi verrà assegnato un biglietto e al di sopra, dovrete scrivere il vostro gioco preferito. quello che riceverà più votazioni sarà il prescelto.»

una ragazza gli porse una piccola cesta con dentro dei rimasugli di fogli. namjoon scese dal palchetto e ne consegnò uno ciascuno, poi tornò su e mi affiancò.

«grazie.» gli sorrisi, mi aveva appena salvato la serata. ma il pensiero ricorse ben presto di nuovo a taehyung e alla sua mancanza.

riportai gli occhi sulla folla: era popolato da donne di mezz'età con il proprio compagno e neppure l'ombra di un ragazzo affascinante dai capelli argentei.

sospirai e cercai di rimanere concentrato. vinse un ragazzino grassottello e dai capelli color carota, con il gioco della memoria. si sedettero per terra e a turno, ad uno ad uno, ripetettero l'animale detto dal ragazzino precedente.

e così via, la serata procedette serena. i bambini si divertirono, namjoon parve felice di non dover lavorare cosi tanto quella sera e al contempo, la mia mente era ancora a lui.

prima che finissero il gioco, andai via da li. «ehi yoon, il turno non è ancora finito.» annuì soltanto e mimai con le labbra un mi dispiace.

visitai le varie attrazioni e mi parve di scorgere qualcuno di somigliante vicino le montagne russe. gli toccai la spalla e il ragazzo si voltò, guardandomi confuso. non era taehyung.

sospirai e mi scusai, continuando la ricerca. erano le dieci e venti quando smisi di cercarlo. ero sfinito e la serata sembrava andasse a rilento. mi aspettavano ancora altre tre ore di turno.

una volta che i bambini avrebbero lasciato il villaggio per tornare nelle loro camera, sarei dovuto rimanere a pulire tutto il macello lasciato in giro.

feci per tornare al palco, ma riconobbi la sua voce tra mille e mi voltai di scatto.

era seduto al bar della sera precedente e mi detti dello stupido per non aver controllato anche li. nonostante fossi distante, potei notare quanto fosse ubriaco.

mi avvicinai in fretta e i miei dubbi divennero realtà. puzzava di alcol, la sua maglia era sporca e la sua bocca anche. i capelli arruffati sulla fronte e gli occhi spenti e semichiusi.

gli accarezzai la schiena, pagai il conto e portai il suo braccio attorno alle mie spalle. «dio, come ti sei ridotto..»

parlai piano e lui rise, trascinandosi sull'erba. camminai fino alla sua stanza, poi tastai i suoi pantaloni e trovai la chiave magnetica. aprì la porta e grugnì di fatica, adagiandolo sul letto.

«la mia ragazza..» borbottò quando mi avvicinai a lui. «mi ha.. mi ha lasciato.»

«pensavo non avessi una ragazza.» dissi senza pensarci e lo vidi sorridere.

«ti ho mentito.» sollevò un dito in aria e spinse contro il mio petto. sospirai al suo essere infantile e presi le coperte, ricoprendo il suo corpo.

mi alzai e presi dal cassetto due pastiglie per il mal di testa. «riposa e prendi queste domani mattina, appena sveglio.»

mi alzai. «hyung.» mi richiamò e mi voltai a guardarlo. era affascinante anche in quelle condizioni.

«rimani con me.» singhiozzò e sembrava stesse per scoppiare in una fragoroso pianto da un momento all'altro. «ti prego non.. non voglio dormire da solo.»

till death | taegi ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora