venti

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il giorno seguente mi fu affibbiata a fianco una giovane ragazza di seoul. dall'aspetto carino e l'aria gentile. indicava le stanze e con un gran sorriso, mi spiegava con cura il ruolo di ognuno lì dentro. mi disse di chiamarsi yunha e che lavorava da lì da ancora poco tempo. confermò anche la mia teoria, erano tutti ben pacati e cordiali e mi ricordò che di qualsiasi cosa avessi bisogno, potevo riferirmi a lei.

in realtà c'era qualcosa che volessi chiedergli ma aspettai l'ora di pranzo. prendemmo posto in un piccolo tavolo, il suo vassoio strabordava di delizione pietanze, il mio invece semivuoto. «non mangi?» chiese, portandosi le bacchette alla bocca tinta di in intenso rosso.

«non ho molto appetito.» risposi soltanto e cominciai a giocare con il cibo sul piatto. alternai lo sguardo dal kimchi al suo viso, intento verso il basso a mangiare.

mi schiarì la gola ma non sapevo come affrontare l'argomento, così rimasi in silenzio ad osservarla. bevve un sorso d'acqua e quando si accorse dei miei occhi su di lei, sorrise in imbarazzo e si ripulì le labbra.

«sono sporca?» scossi il capo e mi sentì in imbarazzo per averla fissata così a lungo. dannata ansia sociale.

«no.. volevo soltanto chiederti una cosa.» nel momento in cui parlai, la porta della mensa si aprì e taehyung entrò, spostandosi tra i tavoli. chaeyoung aveva il braccio attorno al suo, entrambi con dei vassoi ricchi di cibo. sorridevano e taehyung sembrò sereno.

sentì una stretta al petto e fui costretto ad abbassare lo sguardo.

yunha osservò la scena in silenzio, si voltò a guardarli e parlò a bassa voce. «aah, stavi guardando il ragazzo più carino qui dentro.»avrei voluto rovesciare il tavolo in aria dal nervoso. «non fa altro che attirare l'attenzione di tutti, penso che piaccia sia a uomini che a donne.» rise e tornò con la testa sul suo piatto.

approfittai dell'argomento per poter finalmente parlare. «cosa sai di lui?» sembrò confusa dalla mia domanda improvvisa e mentì dicendo di voler conoscere meglio il personale di quel posto.

yunha mangiò in fretta il proprio boccone e si portò una mano davanti alla bocca per non risultare scortese. «è entrato in azienda il mese scorso e sembra essere amato da tutti. ha un carattere, anche a se a volte è irascibile.»

inarcai le sopracciglia, non immaginavo che taehyung potesse essere un tipo del genere. durante quelle settimane assieme nel villaggio era risultato sempre calmo e dal sorriso facile.

«lei invece,» indicò con le bacchette la ragazza al suo fianco. «è choi chaeyoung, la sua ragazza. è meglio non avvicinarsi troppo a lei, non sembra particolarmente amichevole. alcuni qui la definiscono come un gatto pronto a saltarti in faccia per graffiarti.» risi a quella descrizione ed immaginai fosse esattamente la rappresentazione di quello che era.

gettai uno sguardo al tavolo, le labbra di taehyung erano piene di cibo, masticava guardando un punto indefinito davanti a sè. si sentì osservato e alzò lo sguardo, potei giurare che i suoi occhi si illuminarono per un istante. poi la gatta lo richiamò e gli disse qualcosa all'orecchio che lo portò a ridere ad alta voce. mi sentì di troppo e distolsi lo sguardo.

«sono pieno.» allontanai il piatto e yunha mi guardò triste. «ti aspetto fuori.»

«ma hyung, non hai mangiato nulla.» abbozzai un sorriso in sua direzione e mi alzai per dirigermi verso l'ingresso.

fuori l'aria era gelida, nonostante fossero soltanto i primi di settembre. portai la giacca più vicina al petto e tastai con le dita le tasche dei pantaloni. pescai una sigaretta e la portai alle labbra, poi cercai qualcosa con cui accenderla.

«cazzo.» imprecai quando ricordai di averlo lasciato sopra il tavolo, cosi feci per tornare dentro ma qualcuno allungò una mano davanti al mio viso. afferrai l'accendino e l'accesi, restituendolo al padrone.

«grazie.» parlai e taehyung mugolò soltanto in risposta, prendendo posto dall'altro lato del muro.

solo in quel momento notai un piercing argenteo sul labbro inferiore. le ciocche scure dovute dal vento finirono sui suoi occhi e teneva ancora tra le lunghe dita la sigaretta. la portò alla bocca e gettò via una piccola nube di fumo.

rimasi in silenzio ad osservarlo, tanto che mi ritrovai a pensare di starlo consumando. probabilmente immaginò la mia stessa cosa perchè ricambiò lo sguardo e scoccò la lingua sul palato. «cosa c'è?»

non dissi niente, non sapevo da dove cominciare. avrei voluto riempirlo di domande ma la sola idea che non avrei ricevuto risposta a nessuna di questa, mi fece zittire. taehyung continuava a fissarmi anche dopo che avessi smesso e mi sentì quasi inghiottito da quei occhi che un tempo, mi guardavano con ammirazione.

«sei dimagrito.» notò e non feci altro che annuire e acconsentire. sembrava meschino da dire eppure era vero, da quando era sparito dalla mia vita avevo perso l'appetito.

«ho aspettato a lungo che mi chiamassi.» mi sentì uno stupido per insistere così tanto, eppure sentivo di dover combattere per riaverlo. e l'avrei fatto, anche al costo di beccarmi un pugno in pieno viso.

«pensavo avessimo chiuso con questo discorso.» digrignai i denti con rabbia.

«non l'abbiamo neppure ancora cominciato.»feci un passo avanti e lui non indietreggiò, rimase fermo a fissarmi. «perchè ti comporti così.»

sbuffò annoiato ma per un attimo, mi parve di notare un piccolo sorriso sulle sue labbra. come se la mia preoccupazione per lui gli facesse piacere. fece sparire ben presto quell'espressione e si avvicinò, gettando la sigaretta per terra.

«te l'ho già detto, le persone cambiano.» cercò di andar via ma lo afferrai per un braccio. ancora una volta non provò a strattonarmi nè a spingermi via e quello mi fece sorridere, perchè mi fece intendere che forse voleva ancora ascoltare ciò che avessi da dirgli.

«no tae, è successo qualcosa.» parlai con un tono supplichevole che non mi apparteneva, ma per lui avrei fatto qualsiasi cosa. «guardami.»

«non chiamarmi così.» da una parte sembrò infastidito, dall'altra sorpreso che l'avessi chiamato di nuovo in quel modo.

strattonò la mia presa e puntò un dito contro al mio petto, come volesse intimorirmi. rimasi fermo a spostare gli occhi dalle sue labbra al suo sguardo e lui si ritrovò a fare lo stesso. fissò la mia bocca per tempo indefinito e vidi il suo pomo d'adamo fare su e giù.

colsi l'occasione di quel suo momento di debolezza per accarezzare la sua guancia. in silenzio, si schiacciò contro la mia mano come in cerca di attenzioni. per un attimo rividi il vero taehyung, quello giocoso che mi riempiva il viso di dolci baci dopo una notte passata assieme. accarezzai le sue palpebre e mi feci più vicino sino a che i nostri respiri si mischiarono. non lo baciai ancora, mi avvicinai piuttosto al suo orecchio per sussurrare un «mi sei mancato.»

i suoi occhi si spostarono svelti sui miei, mi aspettai di ricevere delle urla rabbiose in cambio invece abbozzò un sorriso tirato e si allontanò. «devo tornare a lavoro.»

le cose tra di noi non erano ancora sistemate ed avevo bisogno di spiegazioni e di un enorme quantità di risposte, eppure per la prima volta in quei giorni sorrisi davvero. forse, avevo ancora una speranza per scoprire cosa fosse accaduto in quei due mesi lontani e avrei fatto di tutto pur di riaverlo al mio fianco.

till death | taegi ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora