quattordici

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«ieri com'è andata?» namjoon sorseggiò il suo caffè caldo, lo fece scivolare lungo la gola e poi aprí bocca per parlare.

scossi soltanto la testa in risposta, mi ritrovai a pensare che quello non fosse il luogo adatto per parlarne. nè il momento, alla fine. ma lui insistette e sospirai poco dopo.

«bene, abbiamo chiarito.» mentí in parte, saltando la questione sesso. non che non l'avessi mai affrontato con lui, ma parlargli di sesso gay mi metteva a disagio.

rise mentre metteva giù la tazza, aveva la faccia di chi sapeva in realtà tutto. avvicinò la sedia alla mia e si sporse oltre il tavolo per potermi parlare vicino all'orecchio.

«ho sentito le urla fino al villaggio.» gli schiaffeggiai così forte la spalla che si lamentò, massaggiandosela.

mi sentí quasi imbarazzato da come avesse preso piega quel discorso, eppure risi e mi portai una mano sulla nuca.

«è fantastico.» parlai a bassa voce. «e non intendo soltanto a letto. mi fa perdere proprio la ragione.»

namjoon mi sorrise, dandomi piena visione delle fossette. bevve l'ultimo sorso e gettò le braccia in aria con un lamento stanco.

«almeno tu scopi.» i suoi occhi finirono ancora una volta su un gruppo di ragazze poco lontane e sospirò. «non mi si filano di striscio.»

«non sei bello quanto me.» scherzai e stavolta fui io a beccarmi un pugno.

aprí bocca per aggiungere qualcos'altro, poi lo vidi. aveva ancora l'aria assonnata ed una ciocca grigia gli era finita davanti gli occhi sottili e semichiusi. le mani ossute erano nascoste dalla larga maglia arancione e quando sollevò il viso, mi notò.

mi salutò con un bel sorriso che ricambiai, si era poggiato ad un albero e minjun gli stava sussurrando qualcosa che non riuscí a sentire.

«mi ascolti?» parlò namjoon al mio fianco e quando si rese conto che la mia attenzione non fosse più sua, sospirò e rise, stringendomi una spalla. «sei proprio cotto amico.»

«stai zitto.» borbottai in risposta e distolsi lo sguardo, ma mi fu inevitabile riportarcelo poco dopo.

taehyung aveva cambiato espressione, si era inginocchiato davanti al fratello e gli aveva accarezzato la testa, come a rassicurarlo per qualcosa. si era rialzato e portando lo sguardo nel mio, notai che avesse assunto un'aria quasi triste.

mi mimò con le labbra da lontano che doveva parlarmi, ma immaginai fossero ancora quelle assurde scuse del giorno prima e mi alzai, facendogli un gesto sviante con la mano.

ne avremmo parlato più tardi, avevamo ancora tutto il giorno davanti.

-

alla sera salí sul palco, classica routine. mi assicurai che il microfono fosse attivo e feci delle prove a bassa voce pur di far suonare il mio timbro limpido e quanto più acuto possibile. sistemai la camicia e cominciai.

diedi il benvenuto alla clientela di quella serata, che sembrava essersi raddoppiata in quei due giorni. il lavoro era divenuto più intenso a causa dell'ammasso di mocciosi presenti nel villaggio.

erano tutti accerchiati li, seduti per terra a ridere sottovoce tra loro. mi schiarí la gola e attirai la sua attenzione.

cercai un pretesto per farli divertire, raccontai aneddoti buffi e assurdi che li entusiasmarono e poi proposi alcuni giochi da fare.

ad ogni parola, taehyung era li in piedi a sorridermi. e quello mi dava la spinta giusta per occuparmi di quei piccoli mostriciattoli.

i miei occhi ricaddero su minjun, ancora una volta stava dicendo qualcosa a taehyung. si intristí e i suoi occhi si staccarono dai miei per incontrare il pavimento. prima di andar via, mi mimò ancora una volta con le labbra che dovesse parlarmi.

colsi l'occasione, dando il microfono a namjoon e lasciando che si occupasse lui del punteggio dei giochi. camminai giù per il palco sereno e lo raggiunsi, stava camminando verso la propria camera.

lo afferrai da un braccio per voltarlo e quando lo fece, sembrava nervoso a causa di qualcosa.
si mordeva continuamente il labbro e le sue dita stringevano quelle piccole del fratello.

«yoongi, vedi..» provai un gran dolore al petto, come se da un momento all'altro dovesse darmi una notizia terribile. e lo fece.

mi ricordò che di lí a poco la sua vacanza stesse giungendo al termine.

«domani mattina ho il check-out.» non seppi che dire e rimasi fermo, a fissarlo. lui alternava lo sguardo da me, al pavimento e a minjun.

«è l'ultima notte che possiamo passare assieme.» mi disse quando si fu avvicinato.

till death | taegi ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora