diciotto

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l'imponente struttura grigiastra doveva essere alta almeno venti metri ed immaginai contenesse al suo interno un'infinità di stanze e piani differenti. varcai la soglia e sentì quasi l'ansia assalirmi.

non ero bravo a relazionarmi con la gente, in special modo se in ambito lavorativo. a quell'idea sarei soltanto voluto tornare indietro e rinunciare a tutto. poi mi ricordai le parole di namjoon, che non potevo trascurare la mia vita a causa di un ragazzo e pensai avesse ragione.

«buongiorno, benvenuto all'agenzia touch sensitive, come posso esserle d'aiuto?» la ragazza non mi guardò neanche, restò dietro al bancone a digitare qualcosa al computer.

«salve, so che state assumendo del personale e sarei interessato ad un colloquio.» parlai troppo in fretta e dovetti ripeterlo ancora una volta.

mi indicò una stanza al terzo piano, quarta porta a destra. annuì soltanto e la ringraziai sottovoce. mentre mi dirigevo all'ascensore mi guardai attorno, la gente lì sembrava piuttosto serena e composta, nulla di troppo rigido.

le porte della lattina in metallo si aprirono e trassi un respiro prima di entrare al suo interno. sperai non si bloccasse e nel frattempo diedi un'occhiata allo specchio alle mie spalle. l'immagine non era delle migliori, nè la mia espressione.

quel completo scuro inoltre faceva risultare la mia figura facendomi apparire più magro di quanto non fossi. mi sentì a disagio, la cravatta stringeva troppo sul collo ed immaginai anche che non fosse legata correttamente.

le porte si aprirono e cercai la stanza velocemente. non volevo incontrare nessuno tra i corridoi, non volevo soffermarmi con ogni singola persona lì dentro per presentarmi.

quando la trovai bussai ed una voce calda e femminile mi invitò ad entrare. trassi un ultimo respiro, poi non persi altro tempo.

l'enorme vetrata dava ad un ambiente all'aperto, accogliente come prima visione. la grande scrivania in rovere al centro e svariati quadri come mobilio appesi alla parete. ne osservai uno particolarmente bello e la donna parlò per prima.

«è stata scattata l'anno scorso da uno dei nostri migliori dipendenti.» rappresentava una seoul notturna, piena di luci soffuse e ombre. era a dir poco affascinante.

annuì e presi posto. la donna parve notare il mio nervosismo e posò una mano curata sul ripiano da lavoro, indicandomi di star sereno e di prendere posto piò comodamente. prima che potesse parlare ancora, estrassi il volantino e lo poggiai davanti a lei. lo guardò appena accennando un sorriso.

«hai già avuto esperienza in campo fotografico?» i suoi occhi così profondi sembravano penetrarmi dentro per quanto mi stessero osservando, ma cercai comunque di mantenere il contatto visivo pur di sembrare professionale.

«possiedo una macchina fotografica da svariati anni e la utilizzo solo per scopo personale.» la estrassi dalla borsa e gliela porsi. «al suo interno può trovare svariate foto di qualsiasi genere.»

perse tempo ad osservarle con cura, poi i suoi occhi si illuminarono e il suo ampio sorriso si allargò. «vedo che le piace fotografare anche soggetti animati.»

quando voltò lo schermo in mia direzione, sentì una stretta allo stomaco. era una foto che ritraeva taehyung, stava sorridendo e l'avevo scattata poco prima di salire sul palco. mandai giù il groppo e annuì soltanto.

«sì, preferisco usare questo genere di soggetti per le foto.» in realtà avrei voluto dirle che taehyung era l'unico che amavo fotografare.

la restituì ed ebbi cura di rimetterla nella sua custodia e di riporla all'interno della tracolla. quando risollevai lo sguardo su di lei aprì la bocca per parlare ma qualcuno bussò e si interruppe. «avanti, entra pure.»

restai col capo rivolto alla donna ed un ragazzo comparve nella mia visuale. le porse un vassoio con sopra una tazza di caffè ancora fumante ed un croissant, le disse qualcosa sottovoce e la donna lo congedò con un sorriso ed un gesto della mano.

quando si voltò, delle ciocche color pece gli ricoprivano morbide gran parte del viso. la sua chioma era talmente folta che in alto, era stato raccolto un piccolo codino disordinato. portava delle lenti rotonde e argento sul naso ed i suoi occhi mi tolsero il respiro.

«taehyung..» mormorai sottovoce.

till death | taegi ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora