ventuno

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«sembra che non esista per lui.»

namjoon sbuffò dall'altro capo del telefono ed immaginai che la sua testa stesse per scoppiare da un momento all'altro. quella mattina non avevo fatto altro che lamentarmi sulla situazione con taehyung.

passando tra i corridoi, avevo intravisto più volte la sua divisa e allo stesso modo, cercato un pretesto per riaffrontare l'argomento. eppure mi sfuggiva ad ogni svista, come facesse di tutto pur di non rimanere al mio fianco.

incastrai il cellulare tra la spalla e l'orecchio e poi parlai ancora. «dico sul serio, non riesce neanche a guardarmi negli occhi.»

non m'importava che il mio tono risultasse stanco o peggio ancora, miserabile e supplicante.

sentivo di star facendo dei progressi con lui e mai avrei lasciato andare la questione. e sentivo che la risposta era lì, sempre più vicina.

piegato contro la scrivania controllai rapidamente alcuni file. li aprì, ingrandì un immagine e cominciai a modificarne il contrasto tra luci ed ombre. mi occupai di quello così a lungo che non mi accorsi che namjoon stesse continuando a parlare e a darmi consigli sul cosa fare.

riagganciai poco dopo, la testa pulsava e sentì la necessità di un caffè.

guardai l'orologio e sospirai, erano appena le dieci e avevo già assunto un'intera dose giornaliera di caffeina. cercai di stendere i nervi tesi, con gli occhi socchiusi e le braccia in avanti. il giorno precedente non ero riuscito a dormire per più di due ore e sentivo il corpo stanco e flebile.

avrei voluto dormire lì, ma ricordai fosse soltanto il mio secondo giorno da impiegato e continuai il lavoro.

al termine della terza immagine la vista bruciava e dovetti fare una pausa. mi alzai e uscì fuori. poggiai la schiena al muro freddo ed estrassi una sigaretta, ma non l'accesi. aspettai a lungo taehyung, sperando come il giorno precedente di rivederlo lì, in piedi di fronte a me a tendermi l'accendino.

ma non arrivò e alla fine tornai dentro con i nervi più tesi di prima.

nell'ufficio condiviso che tenevo assieme ad altri due ragazzi notai yunha, aveva preso posto nella mia sedia girevole e sembrava piuttosto annoiata. quando mi vide saltò euforica e mi salutò con gran entusiasmo.

da parte mia ricevette un lieve cenno del capo. «buongiorno hyung, devo darti una notizia!»

non le dissi che si potesse accomodare eppure lo fece lo stesso. trascinò la sedia vicino alla mia e prese posto al mio fianco. si allungò per indicare un punto sul computer e mi sentì a disagio a quell'estrema vicinanza. «la signora hwang mi ha detto dei tuoi lavori. quegli scatti fatti quest'estate.» annuì soltanto.

«sarebbe interessata ad un progetto per una rivista e vorrebbe che fossi tu ad occupartene.»indicai me stesso con l'indice ed un espressione confusa e yunha rise di gusto.

«si hyung, tu.» il suo viso si fece più serio. «non puoi rifiutare! rischi di farti scappare un'opportunità unica.»

«non penso di essere qualificato.» mentì, la sola idea che tutto quel lavoro dipendesse dalle mie mani mi metteva ancora più agitazione.

«la signora hwang ha visto del gran potenziale nei tuoi scatti.» continuai a non esserne convinto, poi parlò ancora ed i miei occhi si illuminarono. «saranno presenti anche kim e la sua fidanzata, non puoi mancare!»

accettai all'istante.

più tardi arrivai per ultimo al set e dovetti scusarmi più volte per quel notevole ritardo. la sala pullulava di gente e le luci biancastre al centro non facevano altro che rendere il tutto più caotico.

scorsi la signora hwang in fondo e mi avvicinai, stava già parlando con taehyung. i suoi occhi incrociarono i miei ed ebbi una stretta allo stomaco. sentì il fiato mancare, non avrei mai pensato che potesse essere più affascinante del solito.

i lunghi capelli corvini erano stati portati indietro con una grande quantità di prodotto e raccolti poi in una piccola coda bassa, poggiata sulla nuca. gli occhi sottili delineati da della matita nera e le labbra, adornate da finti gioielli argentati che illuminavano il suo volto. nonostante l'eccessivo uso del makeup, appariva sensuale come poche cose al mondo.

dovetti distogliere lo sguardo per poter parlare. «perdoni il ritardo.»

la donna alzò le mani in aria con un sorriso pacato e avvicinò taehyung a sè. continuava a fissarmi sin da quando ero lì. «ho lasciato che lui fosse un punto di riferimento per i tuoi scatti di oggi. spero non sia un problema.»scossi il capo, anche se avrei voluto urlare di sì.

mi posizionai e taehyung venne reindirizzato al centro. per il primo scatto gli posizionarono le mani all'interno della giacca in pelle ed il suo viso era rivolto verso destra, dandomi piena visione del suo profilo. deglutì e avvicinai l'obiettivo. mi assicurai che il focus fosse dei migliori, poi scattai. la posizione venne cambiata e il suo viso si voltò.

i suoi occhi incrociarono ancora i miei, questa volta però li distolse ancor prima di riuscire a scattare. mi schiarì la gola e la donna parve notare l'atteggiamento di taehyung, che richiamò per far si che guardasse dritto nell'obiettivo.

e lo fece, ma non stava fissando la fotocamera, stava fissando me. sembrava mi stesse studiando, i suoi occhi passavano in continua rassegna dalla mia fronte alle mie labbra, poi lungo tutto il mio corpo e di nuovo in viso. e per la prima volta non mi sentì a disagio, mi lasciai divorare dal suo sguardo mentre premevo sul bottone.

gli scatti continuarono e taehyung sembrava aver preso confidenza. ad ogni espressione, dovetti soffermarmi sulla sua eterea bellezza e su come risultasse dannatamente naturale sotto quei riflettori. come fosse abituato nell'essere accerchiato da luci e centinaia di persone.

«facciamo una pausa.» un uomo disse nel bel mezzo di un set e sospirai di sollievo, sentivo le spalle tese e avevo bisogno di aria fresca.

dalla porta d'ingresso, con la sigaretta tra le labbra, gettai un'occhiata all'interno. alcune persone si stavano congratulando con taehyung, stringendo le sue spalle come incoraggiamento. lui sorrideva a tutti eppure sembrava non lo facesse con gli occhi. poco dopo si allontanò dalla folla e si avvicinò all'uscita. solo in quel momento parve notarmi e tornò teso.

«te la cavi.» gli feci notare con un leggero sorriso e cosa che mi stupì, ricambiò. ora che gli avevo rivolto parola per primo appariva più sereno.

guardò dentro, chaeyoung era seduta su di una sedia a farsi stendere una maschera sul viso. taehyung la guardò appena, poi tornò a fissare me e la sigaretta ancora accesa. «ne hai una?»

annuì e gliela passai. sembrava nervoso mentre l'aspirava, come se la sua mente fosse invasa di mille pensieri contrastanti. difatti aprì bocca svariate volte per prendere parola ma ad ognuna, si zittiva e tornava a fumare.

la sua gamba cominciò a tremare e mi avvicinai per portarci sopra una mano. non si scostò, alzò soltanto gli occhi nei miei e si tranquillizzò all'istante. abbozzai un sorriso e mi allontanai, ma mi afferrò da un braccio e me lo impedì.

così vicino da sentire la sua colonia su di me.

«mi dispiace.» parlò piano, talmente tanto da aver fatto fatica a sentirlo. «mi dispiace cazzo, è tutto un casino.» cercò di aggiungere dell'altro ma l'uomo di prima ci richiamò a gran voce per avvisarci di riprendere col set.

mi strinse il braccio prima di tornare dentro.

till death | taegi ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora