ventidue

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più tardi, al termine degli scatti, fummo radunati davanti ad un grande monitor per visionare le immagini di quella mattina.

dovetti ammettere che la qualità fosse eccellente e ricevetti svariati complimenti per le mie prestazioni. ringraziai con voce bassa e gli occhi fissi sullo schermo. quando lo distolsi per un ennesimo apprezzamento, notai che taehyung dall'altro capo del tavolo mi stava fissando.

ci separavano appena due metri di distanza, eppure sembrava fossimo soltanto io e lui in quella stanza. non faceva altro che torturare il labbro inferiore con ripetuti morsi e le sue dita non smettevano un attimo di tamburellare sul ripiano. fu richiamato e smise poco dopo, ma i suoi occhi erano ancora lì, immobili.

deglutì a disagio. non che mi dispiacesse, ma tutta quell'attenzione da parte sua mi confondeva. soltanto il giorno prima sembrava evitarmi ed adesso era lì, a parlarmi con lo sguardo.

«grazie per il lavoro di oggi.» dopo quelle parole fummo congedati e cercai di scappare via il prima possibile da quelle quattro mura e tornare così, a casa.

ma non mi fu possibile. non ebbi neanche il tempo di uscire dalla sala che una donna si avventò su di me per stringermi la mano e ricordarmi quanto fossi stato bravo nel scattare quelle foto. non conoscevo neppure il suo nome ma le sorrisi cordiale e le strinsi la mano, cercando un pretesto per andar via.

al suo seguito si avvicinò anche un ragazzo che si presentò. riconobbi fosse lo stesso delle indicazioni su taehyung e lo ringraziai ancora per quella volta. mentre gli sorridevo però notai che lui era rimasto lì, davanti la porta a fissarmi.

ricambiai lo sguardo e non seppi leggere la sua espressione. sembrava soltanto frustrato ed andò via poco dopo, sparendo dietro il corridoio.

decisi che quella sarebbe stata la volta buona.

mi scusai con i presenti ed inventai di dover correre via per un impegno. gli corsi dietro, ma voltando l'angolo l'avevo già perso di vista. intravidi appena una porta socchiusa e mi ci lanciai al suo interno.

taehyung era lì, in piedi, con il capo rivolto in basso e il corpo rigido. richiusi in fretta la porta e feci un passo in avanti. non disse nulla, alzò soltanto il viso ed i suoi occhi erano lucidi.

non seppi cosa fare, tutte quelle domande che avrei voluto rivolgergli erano sparite, lasciando spazio soltanto ad un grande tormento emotivo. avrei voluto schiaffeggiarlo e urlargli quanto facesse male vederlo sereno senza me al suo fianco. dall'altra baciarlo fino a togliergli il respiro.

mi precedette, si mosse veloce in avanti e non mi diede modo di pensare che si tuffò su di me. mi circondò i fianchi con le braccia e sprofondò il viso contro il mio petto. inerme, non reagì. non sapevo cosa stesse accadendo, nè il perchè lo stesse facendo così all'improvviso.

«ti prego stringimi.» mai avevo immaginato di vederlo ridotto in quel modo e le mie mani si mossero da sole, stringendolo forte.

rimanemmo alcuni minuti in quella posizione e con gli occhi socchiusi, sperai che durasse per sempre. quando si allontanò sentì un vuoto allo stomaco ma lo colmò ancor prima che dicessi qualcosa.

le sue tremanti dita mi afferrarono il viso e lo spinse a sè, baciandomi. le sue labbra erano soffici come le ricordavo e la sua lingua mi esplorò a lungo ed in fondo, sino a sfiorarmi la gola. stava perlustrando ogni angolo di me, come avesse paura potessi fuggire da un momento all'altro.

gli strinsi la schiena premendola contro il mio petto e gemette contro la mia bocca, che abbandonò poco dopo per potersi dedicare alla pelle pallida del collo. la morse in svariati punti e la mia presa rafforzò. lo sollevai dalle gambe e lasciai che le allacciasse attorno ai miei fianchi.

quella volta, accarezzai ogni singola parte del suo corpo come se non lo conoscessi ancora.

conficcai le unghie sulle sue cosce e lasciai che gli indumenti cadessero giù lungo le caviglie. sbottonai in fretta i pantaloni, avevo una voglia irrefrenabile di lui, di noi.

mi spinsi dentro mentre mi baciava e rilasciò un sonoro gemito che dovetti attutire portando la lingua a contatto con la sua. mi morse più volte le labbra e affondai ancora, sempre più in profondità.

le sue pareti erano calde ed umide e mi accoglievano alla perfezione. quella volta pensai che il suo corpo fosse stato creato apposta per il mio. mi aiutai con le mani che portai sui suoi fianchi per poterlo penetrare con più forza.

«hyung..» quella dannata voce non faceva altro che mandarmi fuori di testa.

le sue braccia erano avvolte attorno al mio collo e la sua fronte matida di sudore. continuava a baciarmi la bocca imperterrito ed ad ogni sorriso o sospiro di piacere, affondavo sino a toccare il suo punto più sensibile.

la sua schiena si inarcò e gettò la testa all'indietro, e ne approfittai per succhiare la sua gola. gemette ancora più forte e dovetti portare una mano sulle sue labbra per zittirlo. in realtà mi sarei beato di quel suono a vita, come qualcuno con la dipendenza per la droga, eppure non mi sembrava il luogo adatto per dare sfogo alle sue urla.

continuai a sostenerlo con una mano dalle cosce mentre muoveva i fianchi sul mio membro, mentre l'altra l'avvolsi attorno alla sua erezione. gli accarezzai la punta arrossata e il suo interno corpo tremò.

venni per primo ma non smisi comunque di muovermi al suo interno. sentivo di non poterne mai avere abbastanza di lui e di quei suoi occhi che per tutto quel tempo, mi avevano fissato con una strana luce ad illuminarli.

taehyung si rilasciò nella mia mano e le sue gambe ebbero degli spasmi. gli accarezzai la schiena e gli baciai una spalla. «mi togli il fiato.» gli ricordai e sorrise contro la mia pelle.

restammo avvinghiati in quel modo a lungo, l'uno stretto nelle braccia dell'altro. i corpi nudi e caldi a sfiorarsi ed il suo sapore dolciastro impresso nella mia bocca.

till death | taegi ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora