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«scusami, non volevo spaventarti. cercavi per caso questo?»

a causa dell'urto, quando finì per terra il mio telefono cadde via dalla tasca, a qualche passo lontano da me. non me ne accorsi neppure, se solo lui non si fosse prestato a riportarmelo.

non riuscì a ringraziarlo, sentì la gola seccarsi ad i suoi occhi incastrati ai miei. a dispetto degli altri, sentivo che la sua bellezza non si limitasse soltanto all'estetica. aveva una costante aurea affascinante che gli volteggiava attorno e sarà stata la pelle olivastra, ma mi venne voglia di stringerlo forte e non lasciarlo più andare.

«ti sei fatto male?» scossi il capo e lui mi sorrise, il mio petto perse un battito.

non pensavo che potesse esistere una tale creatura in quel posto di merda.

mi porse la mano con su il cellulare e lo presi con dita tremolanti. mi diedi dello stupido, non era da me essere agitato per così poco, in special modo se si trattava di un ragazzo.

«grazie hyung.» riuscì soltanto a dire e la sua risata mi perforò la mente. era così cristallina.

«non penso di essere più grande di te, ma apprezzo il tentativo.» era anche simpatico.

sospirai, non dovevo perdere ancora una volta la testa per qualcuno, me l'ero prefissato ancor prima di arrivare in quello stupido villaggio.

«tuo fratello sta bene?» chiesi di getto, forse a voler cambiare discorso. lui annuì e sembrò felice che gli avessi chiesto di lui.

«sì, sta bene. è soltanto un ragazzino molto riservato. non ha mai avuto davvero un amico.» potei notare il suo tono divenire più basso e cercai di alleggerire la tensione.

«ti va di bere qualcosa con me?» dopo avergli porso la domanda, mi resi conto di essere stato troppo diretto. sentì le mie guance scaldarsi ed ancora una volta, mi chiesi perché qualcuno mi facesse quel tipo di effetto.

lui rise dolcemente e annuì, prendendo a camminare al mio fianco.

«cioè intendevo.. sai per ringraziarti.» farfugliai velocemente e rise ancora più forte.

«stai tranquillo, ho proprio bisogno di un bel caffè.» annuì e lo seguì, anche se la caffeina mi dava il voltastomaco. ma pur di avvicinarmi a lui ne avrei sopportato l'odore.

prendemmo posto al bancone in legno, dava all'aperto e sembrava pullulare di gente della nostra età. mi sedetti al suo fianco e lo osservai ordinarne due. non ebbi il coraggio di rifiutare.

al massimo lo avrei rovesciato per terra una volta che si fosse distratto.

«vedi, mio fratello non è come tutti gli altri.» parlò tutto ad un tratto e i miei occhi saettarono istantanei sui suoi, che mi stavano già fissando. non feci altro che abbozzare un leggero sorriso e ascoltarlo in silenzio.

«molti lo definiscono strano, in realtà si è soltanto creato un mondo tutto per se. dove esistiamo soltanto io e lui. non so se capisci..» non avevo nessuno che tenesse a me ma annuì comunque, immaginando potesse essere una sensazione bella.

avvicinò lo sgabello al mio e si protrasse in avanti per parlarmi all'orecchio. la sua voce era profonda e socchiusi gli occhi, beandomi di quella dolce melodia.

«l'anno scorso mi disse di provare attrazione per i ragazzi.» sospirai piano, sapevo già come continuasse la storia. «i genitori dei suoi compagni gli proibirono di avvicinarsi a loro e da lí non ha più nessun'altro. escluso me.»

si allontanò e riportò lo sguardo sul mio. lo fissai a lungo pensando a cosa dire, poi la sua espressione cambiò e mi puntò un dito contro.

«dio, non dirmi che sei uno di quei bastardi che pensano che l'essere gay sia sbagliato.» avrei voluto ridergli in faccia ma non lo feci, l'avrei fatto scappare via da me.

«no, assolutamente. tuo fratello è coraggioso sai, nessun ragazzino ammetterebbe mai il proprio orientamento cosi presto.» sollevai le mani in aria in segno di resa e lui sospirò di sollievo.

«hai ragione, lo ammiro molto.» avrei voluto chiedergli se anche lui provasse attrazione per i ragazzi, ma sembrava più un tipo sensuale con file di galline attorno. cosi evitai e bevvi il caffe.

quando arrivò in gola il sapore nauseante fece si che lo sputassi per terra e taehyung rise, portandosi una mano alla bocca.

«aish, potevi dirmelo che non ti piaceva.» non riuscí a trattenermi e risi assieme a lui. per la prima volta, mi sentivo davvero bene in compagnia di qualcuno.

«vieni in stanza con me.» l'attimo dopo richiai di strozzarmi a causa della saliva che mi andò di traverso. sbattei i pugni sul bancone per riprendermi.

«hai la maglia tutta sporca, te ne presto una mia.» nel mio armadietto avevo almeno tre di quelle divise di scorta, ma mi alzai e annuí in fretta, seguendolo.

till death | taegi ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora