dodici

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sentí bussare, poi silenzio e ancora un'altra volta. sospirai, afferrando il cuscino tra le mani e portandomelo sul capo.

non avevo alcuna voglia di vedere nessuno, eppure per un singolo istante pensai che potesse essere lui. feci peso sulle braccia stanche e mi sollevai.

davanti allo specchio notai l'immagine riflessa. quell'espressione, non mi apparteneva. le labbra rosee erano spaccate ai lati per il continuo morderle, le ciocche sparse su tutto il viso e quando portai le dita a scostare la camicia, notai sulla pelle pallida del collo i segni dei suoi denti.

sospirai, poi aprí la porta.

namjoon mi fissò, guardò prima il pigiama che indossavo quella mattina e risalí fino al volto, e la sua espressione cambiò. entrò in stanza senza che dicessi nulla e si richiuse la porta alle spalle.

«hai la febbre?» mi sfiorò la fronte ma mi ritrassi dal tocco. tornai disteso a letto e lui si sedette al mio fianco con un gran sospiro.

«perché sei ridotto così, mh?» parlò ma dal suo tono potei capire che sapeva già di cosa si trattasse.

scossi il capo, non era il momento per parlarne. poi la sua mano strinse il mio braccio e cercò di tirarmi su. non lo feci, rimasi con gli occhi chiusi a godermi la serenità del silenzio.

«oggi abbiamo il carico della clientela.» negai con la testa, niente mi avrebbe davvero convinto a tornare al villaggio.

e la sola idea di occuparmi di quei mocciosi odiosi per il resto della giornata, mi tormentava ancor di più. non avrei avuto le forze per corrergli dietro.

«non voglio vederlo.» le probabilità di scorgere il suo viso tra la folla era poca, eppure preferí non rischiare. non avrei saputo che dire in quella situazione, probabilmente sarei corso via da lui e da quella gallina al suo fianco.

lasciai che mi scappasse sottovoce ma namjoon lo sentì ugualmente e sorrise senza farsi vedere.

«non pensavo che un ragazzo potesse ridurti così.» voltai di scatto il viso in sua direzione e stavolta rise a voce alta.

«pensavi davvero che non lo sapessi?» si avvicinò e mi diede un colpo alla nuca, mi lamentai massaggiandola. «ben ti sta, avresti dovuto parlarmene tempo fa.» sbuffò e riprese posto sul letto, i suoi occhi erano ancora fissi su di me.

«non ti da fastidio?» lo vidi aggrottare le sopracciglia confuso e sospirai. «intendo.. nel sapere che mi piacciono i ragazzi.»

quando sollevai il capo, sembrò quasi furioso dalla mia idea. mi colpí ancora la nuca ma questa volta più forte e gemetti frustrato.

«ti conosco dalle elementari. so già cosa ti piace yoon, mi basta guardarti per sapere la verità.» stavolta fu lui a sospirare. «non me ne frega nulla se ti piacciono le ragazze o i ragazzi, cosa potrebbe importarmene a me?»

poi si fece più vicino e sorrise. «però devo ammettere che te lo sei scelto bene.»

risi e schiaffeggiai il suo braccio. finse di cadere giù dal letto e risi ancora più forte. namjoon mi faceva stare bene, proprio come da piccoli.

prima che potessi ringraziarlo sottovoce sentí un rumore fuori la porta. lo guardai e si alzò.

l'aprí e taehyung era li in piedi, con le mani dietro la schiena e il capo rivolto verso il basso. mi ritrovai a sospirare e namjoon gli fece cenno di entrare in stanza.

«ho.. interrotto qualcosa?» i suoi occhi andarono prima a lui, poi a me. aveva la voce bassa e rauca come avesse appena corso per l'intero villaggio.

scossi il capo e namjoon portò una mano sulla sua spalla. sorpassandolo, gli sussurrò qualcosa all'orecchio e taehyung annuí sorridente. andò via, lasciandomi a disagio in sua compagnia.

«mi dispiace per prima.» si scusò a bassa voce ma rimasi comunque disteso su di un fianco, ad osservarlo appena.

«volevo soltanto sapere cosa avesse da dirmi.» continuò e blaterava come avesse talmente cose da dire da non sapere da dove iniziare. poi i suoi occhi incontrarono i miei e si zittí.

la sua gola parve prosciugarsi e giocò con le dita, intrecciandole tra di loro in un gesto puramente nervoso. sospirai e mi sollevai, sedendomi al centro del letto. nonostante fosse stato a causa sua, vederlo in quello stato non mi soddisfaceva affatto.

«non mi piace.» quando mi alzai fui interrotto dalle sue parole. mi voltai a guardarlo non capendo. «lei.. intendo. non mi piace. non più.»

annuí soltanto ma il mio cuore si alleggerí a quelle parole. avrei tanto voluto sentirmele dire prima di crollare in quello status confusionario, ma anche in quel momento mi parvero illuminanti. mi sentí meglio.

e forse spinto da questa sua dichiarazione, mi avvicinai e portai le mani sul suo viso. parve turbato da questo mio gesto improvviso, poi si rilassò e chiuse gli occhi, lasciando che gli accarezzassi le guance soffici.

mi avvicinai per baciarne una e sorrise contro la mia pelle, cosa che fece sorridere anche me.

portò le sue mani sul mio collo, le intrecciò dietro e lasciò che il mio corpo fosse più vicino al suo. mi baciò, sapeva di tabacco e gustai il suo sapore a pieno, con gli occhi socchiusi.

«mi rendi folle.» sussurrai contro le sue labbra che morsicai poco dopo e parve apprezzare le mie parole. «mi fai perdere la ragione, tae.»

till death | taegi ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora