Capitolo 24

366 16 4
                                    

«Quando smette se vuoi ti accompagno a casa. In camera di Keith ho trovato questa roba, spero per te che sia di tua sorella.» mi dice, sedendosi sul letto e accendendosi una sigaretta.

«Grazie.» sussurro.

Fuori il tempo peggiora sempre di più. Sembra che ci sia in arrivo una tempesta: il vento è molto forte, ci sono i lampi, i tuoni, piove molto forte, è così buio che non sembra mattina, ma sera.

«Hai fame? O sete?» mi chiede, scuoto la testa appoggiandomi al muro: «Non è che sei una di quelle che ha paura dei tuoni?»

Stanno succedendo troppe cose nell'ultimo periodo, così tante che non ci sto capendo niente.

Senza aprire bocca lo raggiungo velocemente, abbracciandolo, cosa che probabilmente non si aspettava che io facessi. All'inizio rimane rigido, non ricambia, ciò non mi fa fare un passo indietro, ed è la cosa migliore, visto che, poco dopo, ricambia.

Stare tra le sue braccia è una delle sensazioni più belle del mondo perché mi fa sentire al sicuro come non mi ci sento in nessun posto o con nessun'altra persona al mondo.

Non so per quanto tempo restiamo abbracciati, fosse per me ci resterei tutta la vita, so solo che, poco dopo, mi sposta facendomi mettere sulle sue gambe. Ci guardiamo per un po', arrossisco come sempre sotto al suo sguardo, abbasso il mio.

In quella vasca non è successo assolutamente niente. Siamo stati soltanto vicini, in silenzio, e nessuno ha allungato le mani su nessun altro. Siamo stati semplicemente insieme. È uscito prima di me, poi, e mi ha lasciato il suo accappatoio, che ho ancora addosso, mentre lui è venuto ad indossare dei boxer puliti e asciutti.

«Tu... tu pensi che ci sia anche solo una piccolissima possibilità, per me?» gli chiedo titubante.

«Di cosa parli?»

«Di me e di... te.» torno a guardarlo facendomi coraggio: «Ho paura di stare male, e ci starò comunque male se tu mi dicessi che non c'è nemmeno una piccola possibilità, ma almeno lo saprò.» l'ho sempre pensato, ora è arrivato il momento che me lo dica.

Posso immaginare che cosa stia pensando di me in questo momento... anzi, forse no perché è difficile capirlo, il più delle volte, ma non impossibile.

Il fatto che continui a fissarmi senza dire una parola mi fa temere di sapere già la sua risposta, sorrido leggermente e lo abbraccio di nuovo. Una lacrima mi riga il viso, e poi un'altra, e un'altra ancora...

«Non fa niente... resto comunque dalla tua parte.» sussurro.

«Meadow, no...» rompe l'abbraccio.

No?

Sono l'unica che è sempre stata, è e sarà sempre dalla sua parte, nonostante tutto. Gli ho praticamente fatto capire che non lo lascio solo, anche se non c'è nessuna possibilità per noi due, quindi qual è il problema?

«Sei carina, e sei la persona migliore che io conosca, ma ti meriti di più, e devi sapere che sono stato con la tua amica, quella più antipatica.» mi confessa.

Dana?

Bridgette è timida, e comunque è innamorata da sempre del capitano della squadra di football, mentre Dana... se è lei quella di cui parla, allora mi ha sempre presa in giro riguardo ciò che pensa di lui e, magari, è sempre stata gelosa che io lo vedessi alle cene, per non parlare del fatto che sono state lei e Bri ad avvertire mia madre quel pomeriggio, quando sono andata a casa con River. Ora che ci penso a Bridgette non sarebbe mai venuto in mente di fare la spia.

Mi alzo per allontanarmi da lui, non voglio scoppiare a piangergli davanti, quindi mi giro e guardo il soffitto cercando di trattenere le lacrime, nel frattempo faccio dei respiri profondi.

«Se devo rispondere alla tua domanda prima devo essere sincero con te.» appoggia la mano sul mio braccio, probabilmente per farmi girare, mi allontano subito.

«Sincero? Non... non devi esserlo. Va tutto bene. Va tutto bene. Tanto io posso tornare a casa e... io ho bisogno di andarmene. Devo andare via, perché qui non sono al sicuro.» sto parlando a vanvera.

«Certo che lo sei, hai detto che ti senti al sicuro soltanto con me.»

«Devo... devo tornare a casa.» sussurro.

Mi sento al sicuro con lui e ciò che provo non svanirà da un momento all'altro, una parte di me non gli volterà mai le spalle, ma resta comunque il fatto che non posso continuare a restare concentrata soltanto su di lui perché in questo modo mi faccio soltanto del male. Può stare con chi vuole, con Dana, con le cheerleader, con mille ragazze diverse, non posso impedirglielo, però posso impedire a me stessa di farmi distruggere da lui.

Non è giusto... lo sa che cosa provo per lui, lo sanno tutti, sin da quando è arrivato qui, perché sono i miei occhi a parlare, eppure è sempre andato con le altre, poi un giorno si accorge finalmente di me, mi bacia, poi si tira indietro, poi si comporta come se stessimo insieme, poi mi porta a casa sua ed entra nella vasca con me dicendomi che non l'ha mai fatto con e per nessuno, poi mi abbraccia, e poi ora fa così. Io non posso continuare a farmi prendere in giro in questo modo, lui non se ne rende conto ma fa male.

«Tu pensi che io mi comporti con tutte come mi comporto con te? Prova a chiedere anche solo ad una di loro come mi comporto. Pensi che le abbracci o le baci come faccio con te? Me le scopo e basta, perché di loro non me ne frega un cazzo.»

«Oh, perché, invece di me ti importa?» gli chiedo girandomi per guardarlo.

«Certo che mi importa. Se non mi importasse di te non saresti qui, non sarei corso da te la scorsa notte, non mi preoccuperei in continuazione per te!» è ridicolo.

«Continua a preoccuparti per me da qui, perché me ne vado.» mi afferra per impedirmelo.

Ma stiamo scherzando?

Nemmeno lui capisce che cosa sta facendo, nemmeno lui si rende conto di quanto sbaglia nel dire e nel fare praticamente tutto.

«Devo ancora rispondere alla tua domanda.»

«No, non farlo. Rispondo io per entrambi: non c'è nemmeno lo zero percento di probabilità che tra noi due possa funzionare appunto perché non esiste nessun noi e non esisterà mai.» lo spingo via, come se riuscissi a muoverlo di mezzo millimetro, certo...

«È proprio quello che stavo per dire io.» il modo in cui l'ha detto... mi spezza il cuore, di nuovo, come ogni volta.

Mi giro per correre via, ma non posso di certo uscire da qui con soltanto un accappatoio addosso, per cui mi vesto in fretta e furia nel bagno, indossando i vestiti che in teoria dovrebbero essere di mia sorella, e poi scappo via, il più velocemente possibile.

Come fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora