Capitolo 52

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Circa otto anni dopo
Sapevo che un giorno sarebbe successo. Ogni giorno, in questi otto anni, da quando io e River ce ne siamo andati dalla casa in cui vivevamo con i nostri genitori, immaginavo che se non fossimo tornati noi, o, meglio, io, a casa, sarebbero venuti loro a cercarci.

È, o almeno era, una giornata come le altre: ci siamo alzati, abbiamo fatto colazione tutti insieme, River ha portato a scuola il nostro primogenito prima di andare al lavoro, io ho portato all'asilo la nostra principessa e poi sono andata alla libreria in cui lavoro da tanti anni, ormai. Quando sono tornata a casa mi sono messa un po' a sistemare, finché qualcuno non ha suonato il campanello, e, sorpresa sorpresa: i miei genitori, mia sorella, Keith, Nancy, Jim, Dana, Bridgette e Tyler. Eccoli tutti qui.

«Cosa volete?» chiedo loro.

Lo so che i miei amici non c'entrano niente con quello che è successo e si sarebbero meritati una spiegazione, o almeno dei saluti, ma in questi anni non hanno mai provato a cercarmi, nemmeno una volta, seppur io abbia scritto sia a Tyler, che a Bridgette, che a Dana, senza mai ricevere risposta da parte loro... così come da mia sorella e da Keith, che posso capire quanto possano essere rimasti sorpresi nello scoprire che me n'ero andata di casa a diciassette anni con River, il ragazzo da cui tutti mi hanno sempre messo in guardia, ma non si sono mai preoccupati nemmeno di sapere se stessi bene.

«Che bello vederti!» esclama Bridgette sorridente.

«Vi consiglio di sparire, River sta per tornare a casa.» dico loro.

La notizia che ci eravamo sposati deve essere arrivata subito, a tutti loro, visto che lui aveva pubblicato una foto sui social con scritto chiaramente che ero sua moglie, eppure sono convinta che in questi anni abbiano comunque creduto che me la stessi passando male, forse che ci eravamo anche lasciati. Non è così, perché io e lui ci amiamo più che mai e non possiamo vivere l'uno senza l'altro.

«In questi anni abbiamo immaginato che vivessi in qualche topaia.» mi dice mia sorella Serenity.

«Si è preso cura di me.» non dovrei nemmeno stare qui ad ascoltarli, non ha senso.

«Bene...» dice Dana.

L'auto di mio marito arriva, parcheggia nel vialetto, quindi, non volendo che si creino discussioni, faccio per chiudere, solo che mio padre blocca la porta, quindi lo guardo e, con la coda dell'occhio, vedo River iniziare a correre verso di noi, passando tra tutti loro e spingendo via mio padre, mettendosi davanti a me.

Non avevo davanti i miei genitori dalla sera in cui mi hanno fatto davvero male e io sono scappata... ancora oggi non so cosa sia successo tra loro e River, quando è entrato in casa per prendere la mia roba, ma il fatto che mio padre abbia il coraggio di bloccare la porta in quel modo, in quella che è casa nostra, mi spaventa. Per fortuna River è arrivato...

«Fuori dalla mia proprietà, altrimenti chiamo la polizia.» li minaccia River.

«Mi sposo, e siccome sei la mia migliore amica vorrei che ci fossi anche tu.» mi dice Bridgette.

«No, piano. Lei era la tua migliore amica, era tante cose, per voi, ma non è più niente adesso. Andatevene.» insiste River.

Sono sorpresa che Bridgette mi stia invitando al suo matrimonio, ancor di più che mi reputi ancora la sua migliore amica... magari mi cercava, ha chiesto ai miei genitori, quindi hanno trovato la scusa perfetta per venire finalmente a cercarci, e ovviamente per farlo hanno avuto bisogno di Nancy, l'unica ad aver sempre saputo dove potevamo trovarci, e a loro si sono aggiunti anche tutti gli altri.

«Mamma, non riesco a fare questo calcolo...» mi giro a guardare il mio dolce bambino.

Avevo soltanto diciassette anni quando ho scoperto di essere incinta, io e River eravamo sposati da poche settimane, ricordo ancora quanta paura avessi di dirglielo, anzi, più che altro della sua reazione... ma è andato tutto così bene. Mi è stato vicino per tutta la gravidanza, mi ha accompagnata ad ogni singola visita, è stato con me tutto il tempo, durante il travaglio, e mi ha sempre aiutata. È stato così anche per la seconda gravidanza. Un giorno gli ho chiesto se avesse pensato ad un nome, mi ha risposto di no, gli ho proposto, se fosse stato maschio, di dargli il nome di suo padre, se fosse stata una femmina, invece, il nome della sua sorellina, venuti a mancare entrambi troppo presto... per questo li abbiamo chiamati Joseph, detto Joe, e Ivory, Ivy.

«Sei mamma?» mi chiede Tyler sbalordito.

«Ora capisco perché ti ha sposata... ti aveva messa incinta.» dice mia madre.

Appoggio la mano sulla spalla del mio Joe, non riuscendo a dire niente, perché avrei seriamente voluto che non scoprissero che abbiamo dei figli...

«Io l'ho sposata perché la amo, e voi non sapete un cazzo di noi due.» sbotta River.

«Chi sono queste persone?» chiede Joe confuso.

«Nessuno, torna di là, io e mamma arriviamo subito.» gli dice River.

«Mammina!» mi giro a guardare la piccola Ivy, che corre sorridente verso di noi, mi giro e la prendo in braccio, mentre Joe si avvicina di nuovo a me a fissare le persone che abbiamo davanti.

«Oh mio Dio, è identica a lei...» dice Nancy, scoppiando a piangere.

Lo so a chi si riferisce. In questi anni siamo andati soltanto noi a trovare Ivy e il loro padre al cimitero, da come era ridotta la tomba era chiaro che nessuno ci andasse da un po'... River ha fatto fatica ad andarci la prima volta, con me, ci è stato tanto male, ora però andiamo tutte le settimane.

«Quanti figli avete?» chiede Keith.

«Sono fatti nostri.» risponde River.

«Ti prego, Meadow, ti prego, fammela prendere in braccio solo per un secondo. È uguale alla mia Ivory, ti prego, sei madre, mi capisci.» non ho mai visto Nancy così disperata.

River si volta a guardarmi e scuote la testa: ne abbiamo parlato così tante volte, che, nel caso i nostri genitori fossero venuti a cercarci, un giorno, non gli avremmo mai permesso di avvicinarsi ai nostri figli, visto tutto il male che hanno fatto a noi.

«No, non ti capisco, perché hai abbandonato i tuoi figli, mentre io non potrei mai farlo. E hai trattato da schifo River per anni incolpandolo di colpe che lui non aveva. Tuo figlio, il tuo sangue. Quindi no, non ti faccio prendere in braccio mia figlia.» le dico scoppiando a piangere anche io.

«Mamma non piangere.» mi dice Joe, preoccupato, abbracciandomi.

«Va tutto bene, sto bene.» dico sia a lui che a sua sorella, che non sono abituati a vedermi così.

Stava andando tutto bene, io e River, anche se pensavo che un giorno sarebbero venuti a cercarci, non ci immaginavamo che avrebbero avuto questa reazione, cioè... che l'avrebbe avuta Nancy.

«Andiamo via, forza.» dice Jim, portando via Nancy, in lacrime.

Guardo tutti andare via, anche River aspetta che se ne siano davvero andati prima di girarsi e abbracciarci tutti e tre.

Se non fossero venuti sarebbe stato meglio.

Come fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora