Capitolo 12

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Non avevo mai visto River con una ragazza al di fuori della scuola... vederlo con quella, ieri, a casa sua, mi ha fatto pensare che ci fosse qualcosa di serio tra di loro: si tenevano per mano, sembravano prendersi gioco di me insieme, e si sono pure abbracciati... cosa che di solito non fa, con le ragazze, visto che il giorno dopo che se le è portate a letto non le calcola più e loro iniziano a raccontare in giro quanto sia stato stronzo e non fosse stato nemmeno un po' dolce... beh, pensavo di aver avuto finalmente di fronte una ragazza che gli piacesse davvero, ma stamattina, nemmeno ventiquattro ore dopo averli visti insieme, non si sono nemmeno guardati in faccia. Lei ha già fatto amicizia con tutti, o quasi, e l'ho sentita parlare con le altre ragazze, le raccontavano di quanto sia stronzo River... cos'è accaduto poi? Eravamo in mensa, e non appena River si è alzato ed è uscito, quella, con alcune ragazze che, si sa, sono andate a letto in passato con lui, e anche tre ragazzi, arrivati anche loro oggi, e altri ragazzi della scuola, sono usciti come se lo seguissero. Potevo benissimo farmi gli affari miei, ma ho capito che c'era qualcosa sotto, quindi sono uscita anche io: li ho visti entrare, da lontano, nel bagno maschile, tutti quanti... c'è anche una piccola possibilità che siano d'accordo con River di vedersi lì per un motivo, ma... non credo proprio. Mi affretto a raggiungere quel bagno e appoggio l'orecchio alla porta sentendo degli strani rumori, la apro leggermente per assicurarmi che vada tutto bene, ma vedo con i miei occhi l'esatto momento in cui sbattono la testa di River contro una delle porte e lo tengono fermo, mettendogli la testa dentro al water. Sbatto la porta contro al muro, aprendola con violenza, e tutti si girano a guardarmi. La rissa era iniziato da qualche minuto prima che io arrivassi, River è messo così male che non riesce nemmeno ad alzarsi, forse è pure svenuto, non lo so...

«Meadow sparisci e se ti azzardi a dire qualcosa a qualcuno finirai come lui.» mi dice uno dei giocatori di football.

Pensa davvero che me ne andrei e lo lascerei qui con loro, chissà a fargli che cosa?

Dallo zaino tiro fuori lo spray al peperoncino, che per fortuna non ho mai avuto bisogno di usare prima, e lo rivolgo verso di loro, pronta a spruzzarlo negli occhi a chiunque.

«Sparite voi. Non ho paura di usarlo. Poi come farete a fare le cheerleader e a giocare a football?» credo che gli occhi gli bruceranno per un po'.

«Divertente. Vai.» mi dice un altro dei ragazzi.

D'accordo, non gli faccio paura, non mi resta che superarli e raggiungere River per togliere la sua faccia da lì e capire se sta bene, ma vengo spinta via violentemente.

«Andiamo prima che ci trovino qui.» dice uno dei ragazzi nuovi, per fortuna.

«Non è finita qui.» lo avvertono, oppure avvertono me, o entrambi...

Escono, alcuni mi danno una spallata, ma me ne frego e accorro da River, lo allontano dal water e lo tengo su. Ha la faccia piena di sangue, gli si sono sporcati anche i vestiti, tutto ciò mi fa scoppiare a piangere perché penso a che cosa avrebbero potuto fargli se non mi fossi accorta di niente... mi siedo accanto a lui, non mi importa se sia tutto sporco, e lo abbraccio tenendolo stretto a me.

«Ti prego, svegliati. Lo so che mi odi e che preferiresti che avessero continuato a picchiarti invece che stare qui con me, ma prometto che se ti sveglierai non ti darò mai più fastidio. Mai. Te lo giuro. Farò anche in modo di non esserci alle cene così da non incontrarti, e cambierò scuola, e non verrò mai più a casa tua. Cancellerò anche il tuo nome dalla mia mente. Se dovessimo incontrarci farò finta di non conoscerti. Tu però svegliati.» gli dico tra le lacrime, accarezzandogli i capelli tutti bagnati.

«Smettila di dire cazzate.» mi faccio un po' indietro per vedere se sia stato lui a parlare, anche se qui non c'è nessuno, e lui alza la testa per guardarmi: «Sarò gentile con te solo per oggi, poi ti cerchi un cretino con cui uscire per evitare che tutti pensino ancora che sei la mia ragazza e usino te per colpire me.»

Sono così felice che mi avvicino a lui e lo abbraccio, appoggiando la testa sul suo petto e stringendolo forte. Ci mette un po' a ricambiare, ma quando finalmente lo fa mi sento finalmente nel mio posto felice.

«Sto bene. Non devi preoccuparti per me. Non mi sono difeso solo perché almeno avrebbero avuto quello che volevano e poi mi avrebbero lasciato in pace...» mi spiega.

«Sono felice che tu stia bene... ora sto bene anche io.» gli dico.

«Sì ma non raccontare a nessuno che ti sto abbracciando, sennò ti uccido.» sorrido e scuoto la testa: «Ti sto sporcando tutta, alzati, altrimenti chi la sente tua madre...»

Devo già allontanarmi?

Ci sono tre momenti che porterò per sempre nel cuore: la sera in cui ci siamo conosciuti, quel pomeriggio quando ridevamo insieme, e quest'abbraccio. Temo che sia il primo e anche l'ultimo...

Mi allontano da lui e lo guardo per un attimo, prima di abbassare lo sguardo e trovare il coraggio di andarmene via, solo che non lo trovo.

«L'unico motivo per cui sono stato gentile è che sei intervenuta, tutto qui. Non pensare che da oggi le cose cambieranno, perché tu resti una sfigata che non vedo nemmeno... non seguirmi.» è lui ad alzarsi e ad andarsene.

Resto qui, seduta, chiedendomi perché continui ad essere cattivo nonostante io per lui ci sia sempre... è una cosa che non capirò mai. Ora, però, non posso fare a meno di essere felice perché sta bene, anche se mi chiedo che cosa gli faranno, visto che hanno detto che non è finita qui... lui non mi sembra preoccupato, non dovrei esserlo nemmeno io, invece lo sono.

Come fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora