Capitolo 43

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«Che cosa ci facciamo qui? Scegliamo la tenda migliore in cui abitare ora che per colpa tua non abbiamo più una casa?» gli chiedo, vedendo che ha appena parcheggiato davanti ad un mega store aperto ventiquattro ore su ventiquattro.

Non vorrei dare tutta la colpa a lui, è colpa soprattutto dei nostri genitori. Genitori che possiamo dimenticare, visto che ci hanno detto di non farci più vedere.

Ora che mi sono tranquillizzata e mi sono resa conto di tutto quello che è successo posso seriamente dire che siamo tutti fuori di testa... chi per una cosa e chi per un'altra. Comunque, per quanto i miei genitori, Jim e Nancy siano fuori di testa, almeno loro hanno un tetto sopra alla testa... noi due invece no, e per questo dobbiamo ringraziare soltanto lui... perché se non fosse andato da loro e non avesse detto loro che non saremmo più tornati, saremmo potuti tornare e cercare di risolvere le cose, per quanto sarebbe stato difficile... e invece no. Lo so che ha solo cercato di proteggermi e che, per quanto possa sembrare assurdo, è la cosa migliore per entrambi, ma tutto questo mi fa terribilmente paura.

«Ce ne basta una oppure ce ne servono tre, vista tutta la tua roba?» indica il retro.

«Scusami? Anche tu hai preso tutta la tua roba, ed è di più la tua che la mia!»

Subito dopo essercene andati da casa mia ci siamo diretti a casa di Jim e Nancy, l'ho aspettato ancora in auto mentre ha preso tutta la sua roba, e ora eccoci qui.

Scende dalla macchina facendomi fare un urlo di frustrazione, scendo anche io stando qualche passo più dietro di lui, che prende un carrello, e, non appena mette piede dentro al negozio, si ferma, aspettandomi per far sì che lo affianchi. Camminiamo in silenzio per le corsie... non posso credere che stia succedendo davvero, è più che assurdo.

«Posso sapere perché passeggiamo qui dentro invece di andare diretti a comprare ciò che ci serve? Ah, magari hai deciso di stare un po' qui al caldo, siccome siamo dei senzatetto.» si ferma di colpo facendomi voltare verso di lui.

«Amore mio, ti ho salvato il culo portandoti via da quella merda, quindi datti una calmata.» lo guardo male, ma siccome ora ho soltanto lui, che per di più ha tutta la mia roba nella macchina, è meglio non farlo arrabbiare ulteriormente: «Scegli delle fedi.»

«Cosa?»

«Le fedi. Guarda, le hai davanti. Scegli quelle che ti piacciono di più, le dovremo portare al dito per il resto della nostra vita.»

Ripeto: cosa?

Fedi... resto della nostra vita... mi sta sicuramente prendendo in giro.

Non siamo qui per delle tende, quindi, ma... no, è impossibile, nonostante tutto ciò che è successo continua insistentemente a prendermi in giro.

Scuoto la testa, mi viene da piangere, metto le mani tra i capelli incredula.

«Sei più malato di loro, lo sai?»

«Può essere, ma non ti sto prendendo in giro. Abbiamo il loro permesso per sposarci, domani mattina andremo a mettere due firme su un foglio, saremo soltanto noi due. Se non lo facessimo resterebbero loro i nostri parenti più prossimi. Se ci accadesse qualcosa sarebbero loro a dover prendere le decisioni importanti, capisci?» non posso crederci.

«Tu hai un bel modo di chiedere ad una ragazza di sposarti, dovresti impegnarti un po' di più. "Meadow ti sposo perché almeno sarai il mio parente più prossimo". Oh, sì, River, facciamolo.»

In realtà ha un po' ragione. Lasciamo da parte i miei sentimenti per lui... stasera ha soltanto cercato di aiutarmi, e sta ancora cercando di farlo... sta cercando di aiutare entrambi, e io per tutto il tempo non ho fatto altro che prendermela con lui.

Come fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora