Capitolo 4

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Entro in casa e butto lo zaino a terra, era pesantissimo. In casa ci dovrebbe essere soltanto mamma, siccome papà è al lavoro, ma sento una voce maschile provenire dal soggiorno, per cui mi incammino lentamente curiosa di scoprire di chi si tratta. Le uniche persone che mi vengono in mente sono Keith, suo padre e... nah, è impossibile che si tratti di River. L'ho visto prima a scuola, ha dormito a tutte le lezioni e se n'è andato non appena siamo usciti da scuola, non so dove sia corso, magari a casa a dormire, visto che non sembrava averlo fatto abbastanza. In soggiorno con mia madre ci sono mamma, una delle sue amiche di cui non ricordo nemmeno il nome e un ragazzo, credo sia il figlio.

Ma perché sono qui?

Nel senso, sono abituata a vedere le amiche di mamma in giro per casa, ma non i loro figli. Non li portavano qui quando eravamo piccoli e potevamo giocare insieme, anche se è chiaro che questo qui abbia qualche anno più di me, quindi perché portarlo ora?

«Meadow, amore! Non ti abbiamo sentita entrare, forza, vieni.» mamma sembra particolarmente felice, mi avvicino come ha detto sentendomi un po' a disagio, il ragazzo si alza dal divano su cui era seduto e mi sorride: «Conosci Tyler?» mi chiede accarezzandomi la schiena.

Dovrei?

È un bel ragazzo, insomma, sì: capelli castani, occhi verdi, alto... è carino, a Dana e a Bridgette piacerebbe sicuramente, e visto che si trova qui devo pensare che piaccia anche a mia madre, nel senso... vuole farmi uscire con qualcuno, e visto che io non mi muovo a farlo da sola, lei si mette in testa di darmi una mano, non sono sicura che sia giusto, però.

E se ci siamo già conosciuti ma io non lo ricordo?

Ho paura di fare una brutta figura che mi porterebbe sicuramente ad avere una discussione con mia madre, ma allo stesso tempo penso che non mi importi di ciò che pensano lui, sua madre e chiunque altro, perché non sono interessata a ciò per cui sono qui.

«No, non ci conosciamo. È un piacere conoscerti, Meadow, ho sentito molto parlare di te.» mi dice porgendomi la mano, che stringo.

«Piacere mio.» sussurro, arrossendo leggermente.

«Siediti qui con noi, tesoro. Com'è andata a scuola?» mi chiede l'amica di mamma, che non è mai stata interessata a me o alla mia scuola fino ad oggi.

È chiaro che queste due abbiano qualcosa in mente: vogliono che io e questo Tyler iniziamo ad uscire insieme, e lui sembra stare al gioco, ma, cioè... è più grande, andrà sicuramente al college, e ha bisogno che la madre gli organizzi degli appuntamenti? Io, dal canto mio, posso dire che non mi interessa, non so nemmeno se uscirei con River, se le cose fossero diverse, e quindi le nostre madri si mettessero d'accordo per farci uscire insieme, perché preferisco che le cose succedano e basta, senza l'aiuto di nessuno.

«È andata bene, grazie.»

Devo per forza restare qui? Non mi va.

Tengo lo sguardo basso, con la coda dell'occhio noto che Tyler non mi leva gli occhi di dosso, non so se sia un bene o un male, ma è abbastanza imbarazzante, visto che sono sicura che le nostre madri se ne rendano conto.

Dopo la discussione che ho avuto l'altro giorno al centro commerciale con Serenity, ho capito che la mia famiglia non accetterebbe mai nemmeno un'amicizia tra me e River, mai mai mai, ma ciò non mi spaventa per niente. Non ho intenzione di prendere le distanze da lui per loro, anche se è chiaro che non mi sopporti, non voglio odiarlo anche io come fanno tutti, perché lo so che non è cattivo, che non è davvero come si dimostra... ho paura, però, che io non riesca a conoscere il vero River prima del compimento dei suoi diciotto anni: a quel punto sua madre non sarebbe più obbligata a farlo vivere sotto il suo stesso tetto, lo butterebbe fuori e lui se ne andrebbe via, perché non sarebbe più obbligato a restare e non ci sarebbe nulla che lo tratterrebbe qui. Quando se ne sarà andato non lo rivedrò mai più, non avrò sue notizie, e dovrò andare avanti con la consapevolezza che non l'ho mai conosciuto davvero e che non potrò nemmeno sapere se sta bene ed è felice.

«Ti va di venirci con me?» mi giro a guardare Tyler, che, come le nostre madri, mi sta fissando.

Dove?

Stavo pensando a River e non ho fatto caso a ciò di cui parlavano, sicuramente non era nemmeno qualcosa che mi interessava sentire, ma... mi ha chiesto se mi va di andare con lui, sono nel panico.

«Dove?» gli chiedo diventando più rossa di un pomodoro, lui fa una piccola risata, come se si fosse accorto che non li stavo ascoltando.

«Oh, Meadow, hai sempre la testa fra le nuvole... certo che le piacerebbe accompagnarti, Tyler.» dice mamma.

Accompagnarlo dove?

Ecco, ecco, questo è esattamente il motivo per cui non devo iniziare a pensare a River: pensare a lui mi fa completamente togliere l'attenzione da chiunque o da qualsiasi cosa io abbia intorno, succede soltanto con lui, come quando durante le cene lo guardo e sembro una pazza, ma in realtà penso soltanto a quanto sia bello.

«Quindi passo a prenderti per le otto. Ricorda che il tema della festa sono gli anni venti.» mi dice.

Okay, okay, si tratta soltanto di una festa, è già un sollievo sapere che non usciremo a cena da soli, il che sarebbe stato molto, molto, molto più imbarazzante.

«Certo. Ora posso andare a studiare? Domani c'è il compito di storia.» non è vero, ma non andranno ad indagare per sapere se questa sia la verità.

«Vai.» mi dice mamma, tanto ciò che voleva l'ha già avuto, io non le servo più, per il momento.

«Ci vediamo, Tyler... signora.» forzo un sorriso e scappo di sopra prima che qualcuno mi fermi.

Ma perché mia madre mi mette sempre in queste situazioni?

Come fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora