Capitolo 41

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I miei genitori sanno che sono uscita con Tyler, sono però ad una festa, una festa a cui è presente anche lui con quella sua ragazza per cui tra di noi tutto è iniziato, siamo tutti e tre vicini, non so perché abbiano deciso di rimanere qui. Lei è molto simpatica, e gentile, si vede che si piacciono molto, e io, beh... io sto praticamente facendo la terza incomoda e sto fissando River, che non mi ha più rivolto la parola dopo che abbiamo passato la giornata insieme, l'altro giorno, abbracciati e a baciarci, e ora è qui che si bacia appassionatamente con un'altra che non ho mai visto prima d'ora. Va sempre a finire così, me lo aspetto, ma quando succede ci sto sempre malissimo.

«Tyler te la rubiamo un secondo.» dice Dana, afferrandomi insieme a Bridgette e trascinandomi a ballare.

Di solito non frequento le feste, non fanno proprio per me. Si sono fermati e, siccome ci sono tutti i miei compagni di scuola e altre persone che conoscono entrambi, sono stata costretta a fermarmi anche io, ma non vorrei assolutamente essere qui.

«Balliamo, dai, divertiamoci un po'.» mi dice Bridgette provando a muoversi anche lei.

Credo che, col tempo, riusciremo a tornare amiche... andrà tutto bene, se non scopriranno ciò che succede tra me e River quando siamo da soli, cose a cui non dovrei pensare e, soprattutto, che non dovrebbero più succedere.

Cerco di muovermi seguendo i loro movimenti, sono abbastanza impacciata, spero che nessuno mi noti perché mi imbarazza tutto questo. Scoppio a ridere continuando a ballare, ma qualcuno, improvvisamente, mi afferra per il braccio.

Chi cavolo è?

È un maniaco, ne sono sicura, in quel caso, beh... qui è pieno di gente, ma non so nemmeno se Bridgette e Dana, visto tutto il casino che abbiamo intorno, se ne siamo accorte.

Mi giro non potendo credere ai miei occhi: si tratta di River, River che stava baciando un'altra ragazza e che si è azzardato ad afferrarmi in quel modo.

«Cosa cazzo stai facendo?» ringhia a denti stretti, tenendomi stretta per il braccio.

«Stavo ballando con le mie amiche, tu cosa stai facendo.» provo ad allontanarlo da me senza però riuscirci.

«Tu non stavi ballando, tu stavi provocando, è diverso.» corruccio la fronte.

Provocando? Provocando chi?

Non lo capisco... finge per giorni che non gli importi di me, che non abbiamo passato una giornata intera abbracciati a baciarci, bacia le altre come se nulla fosse davanti ai miei occhi, e poi si permette non solo di afferrarmi in quel modo, ma anche si stare provocando qualcuno.

Provo a spingerlo via senza però riuscirci, mi guarda male e mi trascina fuori, si ferma nel vialetto fregandosene del fatto che qualcuno potrebbe vederci.

«Guarda come cazzo ti sei vestita. Tutto questo per Tyler? Tyler che ti stava fissando mentre ballavi così come tutti gli altri pervertiti presenti.» mi dice.

Come?

Non è vero che mi stavano guardando tutti, magari un paio di persone, ma dire che tutti avevano lo sguardo su di me è esagerato. Magari Tyler voleva solo assicurarsi che qualcuno non mi infastidisse, e questo vestito... è stata mamma a comprarmelo e a dirmi di metterlo, l'ho solo fatta felice, tutto qui.

«Lasciami in pace.» sussurro.

«Ti accompagno a casa, col cazzo che mi faccio rovinare la serata da te.»

Da me?

Io non ho fatto niente, io non faccio mai niente, è sempre lui a fare tutto, e io non ce la faccio più.

«Lasciami in pace, io non voglio tornare a casa.»

«Meadow non te lo sto chiedendo. Sali sulla mia cazzo di macchina e smettila di...» sbotta.

«Perché non te ne vai tu?» oh mio Dio...

Tyler e il giocatore di football si mettono tra di noi spingendolo lontano da me, avrei preferito se avessero lasciato che me la cavassi da sola... mi giro vedendo che le mie sue amiche e la ragazza di Tyler stanno guardando tutta la scena a pochi passi da qui, si mantengono a distanza perché, anche se non conoscono bene quanto me River, sanno che a breve darà inizio ad una rissa che finirà male almeno per uno di loro.

«Andate a fanculo.» River li spinge entrambi.

«Va tutto bene, non mi stava facendo niente, torniamo dentro.» dico loro.

Anche se so che River si meriterebbe proprio che qualcuno gli dicesse e soprattutto gli facesse qualcosa, non voglio comunque che succeda, e poi sono due contro uno, non è una cosa equa.

Nessuno mi ascolta, infatti iniziano a picchiarsi, non so nemmeno come facciano gli altri giocatori di football della nostra scuola a scoprirlo, ma arrivano di corsa fuori e si mettono in mezzo, non per dividerli, ma per picchiare River. È chiaro che ognuno di loro non vedesse l'ora. Provo a chiedere di fermarsi, ma non mi ascoltano, nessuno mi ascolta mai, sto piangendo e non ragiono lucidamente, per questo mi precipito a mettermi in mezzo, abbracciando forte River e facendo in modo che non possano più toccarlo. Coloro che hanno iniziato fermano gli altri ragazzi, non ho intenzione di staccarmi da lui.

«Vattene da qui, nessuno ti vuole.» gli dice uno di loro.

«Meadow vieni.» mi dice Tyler, e non so se lui o qualcun altro mi afferri per il braccio.

«Non azzardarti a toccarla, altrimenti giuro che la mano te la strappo.» gli dice River, stringendomi a lui.

«Meadow... ma davvero? Pensavamo che fossi passata oltre, che ti fossi resa conto che esistono altri ragazzi oltre a lui, invece...» mi dice Bridgette.

«Invece non hai preso in giro solo noi, ma anche il povero Tyler.» continua Dana.

Tengo gli occhi chiusi e la testa appoggiata al petto di River, che si alza e si abbassa velocemente, è molto agitato, il battito del suo cuore è accelerato. Anche il mio.

«Possono esistere miliardi di ragazze ma lei vedrà sempre e soltanto solo me, fatevene una ragione.» dice loro River.

«Hai fatto la tua scelta.» credo che qualcuno se ne vada, per fortuna, per quanto comunque mi dispiaccia.

«Meadow ti prego, stava andando tutto così bene. Possiamo sistemare le cose, ma non restare qui con lui.» mi dice Tyler.

«Non dirle che cosa deve fare.» gli dice River.

«È la fine per entrambi, sappilo.» sussurra Tyler, penso che anche lui se ne vada.

«Sto bene, sono rientrati tutti.» mi dice River.

«Voglio andare a casa.» sussurro.

«La mia auto è...»

«No.» scappo via di corsa, in direzione di casa mia.

E ora?

Come fosse un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora