CAPITOLO 8

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Passo l'intera giornata a fissare il soffitto, sdraiata per terra.
Non c'è molto altro da fare in questa stanza.
È tutto esattamente com'era all'Hydra: rinchiusa tutto il giorno senza nulla da fare.
Quel materasso così morbido mi ha fatto venire il mal di schiena, per questo sto per terra.

Il tempo sembra essersi fermato. Non ci sono orologi e l'assenza di finestre non mi permette di capire se fuori è buio o c'è ancora il sole.
Il rumore della chiave che gira nella serratura mi distrae.
La porta si spalanca facendo comparire un uomo alto, muscoloso, con capelli biondo scuro e occhi azzurri.
È quel pallone gonfiato di Captain America.
La mia bocca si apre in una piccola risata, mentre tiro su la schiena dal pavimento e la appoggio alla struttura del letto.

-"Tu devi essere Lee."
-"Wow perspicace." - gli rispondo ironica - "Solo Wanda mi chiama così. Per te sono White, Leslie White."
-"Io sono Steve."
-"Lo so, conosco i nomi delle persone che voglio uccidere."
Lui sembra rimanere indifferente alla mia affermazione.
Si appoggia allo stipite della porta e mi guarda senza dire una parola.
-"Beh, sei venuto qui per fissarmi?" Chiedo scocciata.
-"In realtà ero venuto a chiederti di unirti a noi per cena, ma non mi sembri propensa a collaborare."
-"Sai generalmente non si convincono le persone a collaborare rinchiudendole in una stanza al buio."
-"Mi dispiace, era il meglio che potevamo concederti per essere sicuri che non scappassi." - Mi dice lui - "ma tu non sei nostra prigioniera, questo non è il nostro obiettivo."
Rido.
-"Che stupida, il condotto di aereazione murato mi aveva dato quasi l'impressione di essere una prigioniera." Dico sarcastica.
-"Se collaborerai non ci sarà più bisogno di tutto ciò. Ma questo non è il momento per parlarne. Vuoi mangiare o preferisci rimanere chiusa qua dentro?"
Effettivamente è tutto il giorno che non mangio, ma non voglio certo mangiare con loro.
Lo guardo per qualche secondo, poi mi alzo e mi avvicino pericolosamente a lui fino ad arrivare a 5 cm dalla sua faccia.
Lo vedo irrigidirsi mentre i suoi occhi sono fissi nei miei.

Lo guardo, voglio capire cosa pensa.
Non ha paura, eppure non sembra nemmeno calmo.
Non riesco a decifrare il suo stato d'animo.
-"Non l'avrai vinta facilmente Rogers." Gli dico per poi uscire dalla porta tirandogli una spallata.

Con calma mi dirigo verso le scale e sento i suoi passi dietro di me.
Mi fermo di colpo e mi volto verso di lui.
Con un movimento fulmineo lo prendo per il colletto della maglia e lo attacco al muro. Lui sembra sorpreso dal mio gesto, ma all'improvviso sul suo viso compare un sorriso beffardo.
-"Mi aspettavo avresti fatto una cosa del genere" dice lui.
-"Che cosa volete esattamente da me?" Chiedo minacciosa, guardandolo dritto negli occhi.
-"Solo che tu prenda la decisione giusta." Mi risponde con tono calmo.
Il mio sguardo è rabbioso. Non so perché non lo uccido qui subito. Se lo meriterebbe.
-"Ora puoi lasciarmi?" Mi chiede quasi con tono dolce.
Ma che hanno queste persone?
Non ho mai visto nessuno comportarsi così con qualcuno che vuole ucciderlo.
Questo deve essere proprio stupido se pensa di potermi ingraziare con queste maniere.
-"Non funziona con me Rogers." Esclamo.
-"Io non sto facendo nulla." Risponde con aria innocente.
Lo lascio e senza degnarlo di un altro sguardo scendo le scale, che arrivano in una grande sala.

Su uno dei divani vedo chiaramente una testa rossa. È Wanda.
Si volta sentendo i miei passi, ma non la degno di uno sguardo e la supero dirigendomi verso la cucina, di cui vedo l'entrata poco più avanti.
-"Lee" sento quasi sussurrato, ma la ignoro.

Quando arrivo in cucina vedo una rossa ai fornelli.
Ma qui l'ingresso alle donne è concesso solo se hanno i capelli rossi?
Lei distoglie lo sguardo da ciò che sta cucinando, mi guarda e accenna un sorriso. Ma perché qui tutti sorridono?
-"Ehi, ti sei svegliata." Mi dice.
-"Già da un bel po' ma, sai, ero rinchiusa." Rispondo con tono acido.
-"Beh ora sei qui. Io sono Natasha." Mi dice pulendosi le mani con uno strofinaccio per poi allungarne una verso di me.
Vuole stringermi la mano?
-"So chi sei. Mi hai tirato un calcio in testa e poi ti ho stesa." Dico ignorando il suo gesto. Lei ritrae la mano.
-"Forse è meglio dimenticare quella parte." Controbatte.

La guardo dalla testa ai piedi per poi iniziare a girare per la cucina. Solo ora mi rendo conto di non averne mai avuta una disposizione e quindi di non conoscere l'utilizzo di tutti gli elettrodomestici lì presenti.
Mi soffermo su una sorta di scatola di metallo con uno sportelletto e delle manopole rotonde.
-"Perché guardi il microonde?" Mi chiede ridendo.
-"Il cosa?" Chiedo confusa.
-"Il microonde." Ripete.
-"Che diavolo è un microonde?" Le chiedo in modo scontroso.
-"Non ne hai mai visto uno?"
Faccio segno di no con la testa.
-"Serve per scaldare il cibo." Mi chiarisce.
Dalla mia bocca esce solo un "ah".
Chissà quante cose del mondo non ho mai visto...
Il mio sguardo è ancora fisso sul microonde, mi volto e Natasha mi sta ancora guardando.
-"Ma che avete tutti da fissarmi?"
-"Niente, scusa." Mi risponde per poi continuare a cucinare.
Queste persone davvero non le capisco.

Vedo un panino sull'isola della cucina. Lo prendo e mi dirigo verso l'uscita della cucina.
-"Ehi che fai?" Chiede Natasha.
-"Questo andrà benissimo per la mia cena." Rispondo per poi uscire senza darle il tempo di controbattere.

Passo davanti a Steve e Wanda che stanno parlando in sala, ignorandoli.
Una mano afferra il mio polso e mi fa voltare.
-"Ehi dove vai?" Mi chiede il pallone gonfiato.
Il mio sguardo è furioso e lui lo percepisce.
-"Mollami subito il polso Rogers." Gli intimo fulminandolo con lo sguardo.
Lui subito allenta la presa.
-"Mi dici dove vai? Non ceni con noi?" Mi chiede.
-"Non voglio stare con voi." Dico secca.
-"Non posso lasciarti vagare da sola lo sai." Mi dice quasi dispiaciuto.
Alzo gli occhi al cielo.
-"Non preoccuparti Rogers, vado a mangiare nella mia cella. " dico facendo un sorriso falso.
-"Aspetta qui un minuto."
Lo guardo male mentre si dirige in cucina.
Dopo circa 2 minuti ne esce anche lui con un panino.
-"Ok, ora possiamo andare." Esclama.
-"Che stai facendo?" Gli chiedo.
-"Vengo con te. Almeno non stai di nuovo da sola." Accenna un sorriso.
Se gli sguardi potessero uccidere lui sarebbe certamente già morto e sepolto.
-"Sono abituata a stare da sola, non ho bisogno di compagnia. Soprattutto della tua." Dico scocciata per poi dirigermi verso le scale. Ma lui non si arrende e si para davanti a me.
-"Farò finta di non aver sentito, White." Dice marcando il mio cognome per poi cominciare a salire le scale.
Io rimango ferma a guardarlo.
È una delle persone più irritanti mai incontrate finora.
-"Beh non sali?" Chiede fermandosi a metà rampa e guardandomi.
Lo guardo ancora male.
Mi arrendo.

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