14. Kean

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Dopo aver finito di bere la mia DrPepper, mi alzai dal letto, intenzionata a fare un giro della stanza. La curiosità aveva avuto la meglio. Raggiunsi la finestra, osservando le goccioline di pioggia fare a gara sul vetro. Sul largo davanzale era posto un libro di fisica che avevo visto Aaron tirare fuori dallo zaino e posizionarlo lì: probabilmente dopo dovrà svolgere alcuni compiti per casa. Fortunatamente, io li avevo finiti prima di venire qui.

Indietreggiando, finisco davanti allo specchio. Studio la mia figura e successivamente tolgo gli occhiali da vista, controllando e tirando poi un sospiro di sollievo appena constatato che non mi hanno lasciato alcun segno come a volte capita.

Distrattamente il mio sguardo cade su una sottospecie di metro da misura posizionato proprio accanto allo specchio. Arriva fino ai 2 metri e avvicinandomi di poco scorgo dei nomi incisi a matita affianco ad alcune misure. Alzando il capo e la mano traccio delicatamente con l'indice la scritta "AARON" posta vicino al 1,87: è piuttosto alto per avere solamente 18 anni. Ciò che mi incuriosisce in tutto ciò è che il suo nome è stato scritto con una visibile calligrafia infantile. Continuando ad ispezionare il metro a un 1,85cm c'è scritto "KEAN" e scendendo con la direzione del mio sguardo, a un 1,65cm c'è scritto "AVICE". Quando pensavo di aver finito con i nomi, accovacciandomi vedo inciso "ETHAN" vicino alla tenera altezza di 104cm.

Ora tutto è più chiaro: le foto appese al muro, i colori sparsi sull'isola della cucina, le scritte dalla punteggiatura infantile, il carattere sempre attento e preciso di Aaron ... lui ha dei fratelli, di cui uno sicuramente non supera i 5 anni.

Indietreggiando ancora mi accorgo di un raccoglitore che probabilmente deve essere caduto ancor prima che io mettessi piede in questa stanza. Lo raccolgo da terra, e nel posizionarlo sulla scrivania, mi scivola dalle mani aprendosi e sbattendo sul piano, provocando un tonfo.
Non pensavo potesse creare così tanto rumore.
Volto di scatto la testa verso la porta semiaperta. Mi è sembrato di aver udito qualcosa, eppure a vista, fuori non c'è nessuno e probabilmente neanche in casa dato il silenzio che ha prevalso finora. Lascio perdere, riporto l'attenzione sul raccoglitore aperto e vedo che al suo interno ci sono solamente disegni colorati. Infantili e colorati. Sfogliandone alcuni, mi accorgo che spesso ritraggono quattro persone, un bambino, una ragazza e due ragazzi. Ethan, se non sbaglio si chiama così, deve essere molto legato ai suoi fratelli dato che se non disegna orsacchiotti di peluche, qualche suo amico, macchinine e tranci di pizza, ritrae esclusivamente i suoi fratelli. Richiudo il raccoglitore con un inspiegabile micro-sorriso sulle labbra.

Decido poi che nel mentre attendo che Aaron faccia ritorno, mi dedico un po' alla mia nuova lettura di Stephen king. Non sono un'amante del genere horror ma questo libro è un regalo di Dylan e lui sostiene che il macabro mi doni, perciò eccomi qui ad accontentarlo.

Mentre leggevo della stupida protagonista che probabilmente stava per essere uccisa, sentii una porta cigolare e un rumore di passi. Osservai il libro che tenevo in mano e pensai che il destino volesse prendersi gioco di me.
È un fottuto scherzo questo?

Portai le ginocchia al petto, rannicchiandomi contro la tastiera del letto. Chi diavolo è?

E prima che io potessi formulare chissà quale altro pensiero la porta si aprì, rivelando la figura di un ragazzo, che sfortunatamente non era Aaron.

Questo ragazzo era alto, moro e aveva un braccio gessato, coperto di disegni, scarabocchi e firme. Doveva avere più meno la mia età. Teneva il telefono con la mano del braccio sano e sembrava non essersi ancora accorto di me.

Aveva letteralmente aperto la porta e si era evidentemente fermato a leggere qualche messaggio sullo schermo. Infine sghignazzò per qualcosa letto, digitò qualcos'altro con il pollice veloce, rimise il telefono in tasca e purtroppo alzò lo sguardo, individuandomi.

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