25. Complici al Ringraziamento

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Mi guardavo allo specchio e mi chiedevo come in soli 6 minuti mia madre fosse riuscita a conciarmi in una perfetta idiota. Un abitino con un enorme fiocco dietro, capelli acconciati a tema, lunge calze e infine -per mia consolazione- i miei adorati mocassini. Sembravo una di quelle noiosissime bambole che mia nonna teneva in una stanza: erano inquietanti, ma almeno erano utili per farci tantissimi scherzi, mio fratello può confermare.
Mi siedo sul letto sconsolata. Quest'anno Dylan non sarebbe riuscito a venire dal momento che doveva passare il ringraziamento con i suoi: la settimana dopo avrebbero finito le procedure del divorzio. Mi aveva supplicato di esserci ma mia madre tiene molto a questa stupida cena, e non sarei mai potuta mancare.

Dei leggeri tocchi alla porta mi fanno voltare in quella direzione.
"Posso entrare?" domanda Layla infilando la testa nella stanza. "O mio dio, sei adorabile, Narsa!" mi guardava con gli occhi spalancati e io mi chiedevo cosa ci fosse di tanto carino in una quasi diciassette che sembrava una quasi quattordicenne.
Scossi la testa.

"Dico sul serio, Erika ha scelto un vestito proprio grazioso" mi rassicurò prima di venirsi a sedere affianco a me sul letto "Muoio dall'entusiasmo" sussurrò mentre si stendeva, lo sguardo fisso sul soffitto. Solo allora mi soffermai sul suo aspetto. Indossava un maglione color ocra, infilato in una gonna nera svolazzante che le arrivava poco sopra le ginocchia, ai piedi degli stivaletti; i capelli invece erano stati acconciati in modo tale che l'attenzione fosse catturata da quelle ciocche legate un fiocco dello stesso colore del maglione. Stava veramente bene, ma non avevo voglia di alzarmi a prendere un foglio per dirglielo.

"Sei davvero fortunata sai?" mormorò improvvisamente, facendomi voltare verso di lei.
Un istante dopo ero sdraiata affianco a lei, le nostre spalle vicine e i piedi penzolanti  "Puoi festeggiare queste feste con la tua famiglia: il ringraziamento, Natale, Pasqua o banalmente il 4 luglio, ho sempre desiderato festeggiarli con la mia famiglia. La città allestita a tema, scambi di regali o case addobbate, sai che da piccola pregavo mio padre di mettere un alberello in salotto o di comprarmi delle uova al cioccolato a Pasqua? Lui per ripicca me le comprava la settimana dopo, giusto per farmi sentire diversa.

Non fraintendermi, amo la mia cultura e le diverse festività che ci sono, ma mio padre non vuole festeggiare nemmeno quelle, quindi la magia si perde" sussurrò piano. "Layla cosa hai ricevuto a Natale? A Pasqua vai dai tuoi nonni? Ho sempre mentito, menzogne su menzogne, giusto per non far credere di essere diversa da loro" inizia a giocare con la collanina che ha al collo "Poi ho conosciuto tuo fratello e la mia vita è cambiata. Sa che amo le festività in generale e puntualmente mi fa trovare regali nello zaino o la mia stanza addobbata" poi ridacchiò "Si arrampica pure sul balcone, rischiando di cadere, pur di addobbarla" sorrisi con lei, io stavo sempre giù a tenergli la scala.

"Anthony mi ha donato tanto, ma la possibilità di essere qui con voi oggi, è la miglior cosa che mi potesse regalare. Chi altro a Natale mi regala una mazza da baseball in acciaio per menare la gente?" mi sorrise e io arrossì. Avevo approfittato di essere a New York con Dylan e passare nel Bronx per comprarla. Ci è inciso sopra 'Ti stacco le budella' e il tipo che me l'ha venduta ha provata a derubare Dylan tre volte.

"Ti voglio bene, Narsa" mi sorrise "E ora andiamo che i tuoi parenti sono già arrivati" sbuffai, facendomi tirare su dal letto.

Si prospettava una magnifica serata per darmi fuoco.

"Allora, Layla hai detto che ti chiami? Come mai non stai con la tua famiglia?" domandò mia zia, portando la forchetta alla bocca. Il mio intuito non sbaglia mai.

"Sicuramente non ti deve dare spiegazioni" si intromise mio fratello, fissandola mentre Layla si affrettava a rispondere educata "La mia famiglia non ama molto i festeggiamenti, tutto qui".
Sbuffai. Quando ho saputo che la mia amata zia era qui a Chicago da Parigi per lavoro e che la settimana in cui stava cadeva sul ringraziamento, ho rivalutato seriamente l'invito di Dylan. Fra tutte le mie zie, la zia Brigitte era quella che meno tolleravo, lei con quel modo di fare giudizioso e un figlio idiota appresso, pure per una settimana.

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