31. Imparare a vivere

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Mi sentivo diversa, e forse lo ero davvero. Dopo aver fatto qualcosa che non avrei mai pensato di fare di nuovo, mi percepivo quasi invincibile, come se finalmente avessi trovato il mio posto nel mondo, come se stessi trovando una connessione con tutte quelle persone, con cui fino ad allora avevo interagito solo con addosso un grande senso di disagio.
Mi appoggiai alla spalla di Aaron, ripensando al confronto con i miei genitori avvenuto la sera precedente.

Il mio piede picchietta freneticamente contro il pavimento. Avvicino la forchetta alle labbra, mangiando un po' di insalata greca.

"Allora ragazzi, domani è l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze invernali. Siete felici? Fra poco partiamo pure per la Francia!" commenta entusiasta mia madre, mentre mio padre la guarda con tenerezza. Era sempre stato felice che, nonostante tutta la merda che le buttavano addosso, lei amasse la sua cultura e il suo paese. Lo rassicuravano di aver fatto la scelta giusta quando ha attraversato un oceano per raggiungere un continente a lui estraneo, solo per lei. Lui era stato coraggioso, ora toccava a me.

"Non vado domani a scuola. Ho un treno alle ci-ci"  traggo un respiro "alle cinque di domani mattina. Vado con Aaron a St. Louis. Dobbiamo fare visita a una persona".
L'ho fatto.
Poi alzo finalmente lo sguardo, affrontandoli.
A mia madre scivola di mano la forchetta, che sbatte rumorosamente sul piatto.
Mio padre è immobile, forse elaborando ciò che è appena accaduto; mentre mio fratello mi fissa con la bocca aperta, incredulo più per quello che ho detto.

Cala poi improvvisamente un silenzio ed è curioso come questa volta non sia stato creato direttamente da me.

"Narsa" dice incredula mia madre, ma presto mio padre si schiarisce la voce "St. Louis?" domanda e io annuisco. "Va bene, ti accompagno io alla stazione"

Annuisco piano prima di alzarmi e andare in camera, senza riuscire però a scrollarmi di dosso le loro voci.
"Marc, non se ne parla: non possiamo lasciarla andare!" afferma agitata mia madre.
"Mi sembra che abbia già fatto una gita con quel ragazzo al lago, la distanza è più o meno quella" replica pacato mio padre.

"Non è per quello, io di Aaron mi fido, solo che è successo qualcosa. Cristo, Marc!" alza il tono della voce, stupendo tutti quanti "Ha finalmente detto qualcosa dopo 10 anni di mutismo. Sta succedendo qualcosa, non possiamo lasciarla andare così"

"Amore, lo so che è successo qualcosa. Ma qualsiasi cosa sia successa, che l'ha indotta anche a parlare, è merito anche di Aaron. Dobbiamo lasciarla andare, Rika, in tutti i sensi. Abbiamo fatto di tutto per proteggerla dal mondo, Tony ha fatto di tutto per proteggerla dal mondo; è giusto che ora viva le sue esperienze. E ti assicuro che non la farei mai andare se pensassi che potrebbe finire nei guai"

"Aaron non è un problema, la proteggerebbe a ogni costo" commenta piano Anthony, mentre mi soffermo sulla porta di camera mia, per riuscire ad origliare.

"Si ma se quando tornasse non parlasse più? Dobbiamo tenerla qui e tentare di capire cos'è successo" prova adire ancora mia madre.

"Mamma, lo sai anche tu che quando Narsa tornerà c'è la grande possibilità che lei non parli. È sempre stata così, non parla molto e farà sempre parte di lei. Solo che ora è evidente che anni fa le sia successo qualcosa che l'ha fatta smettere definitivamente con l'intero mondo, e lei ora è pronta ad affrontare quella cosa o quella persona, quindi non capisco perché privarla di questo proprio ora" cala un silenzio appena Anthony pronuncia quella frase, ansimando lievemente, arrabbiato.

"E' colpa vostra, lo sapete? Avete sempre avuto il presentimento che le fosse successo qualcosa dopo l'operazione ma non avete mai fatto nulla. Certo, lei non è stata d'aiuto e nemmeno la psicologa, ma è come se lo avessimo sempre saputo che c'era stato qualcosa di concreto che l'aveva definitivamente cambiato. Voi semplicemente avete scelto il lavoro, bevendovi ciò che vi dicevano tutti, che c'entrava con il suo autismo. Per quel che mi riguarda, è giusto che vada con Aaron ad affrontare i suoi problemi, d'altronde è l'unico che è riuscito a aiutarla ed è quel più simile a una famiglia che entrambi abbiamo mai avuto" ammette affannosamente. Successivamente cala un altro silenzio, spezzato solo dai passi di Anthony che si allontanano dalla cucina.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 19 ⏰

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