15. Questioni irrisolte

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Anthony's pov

Mi convinco ad alzarmi nonostante abbia ancora un po' di sonno. L'ora segna le 7.05 di mattina.
Oggi non andrò a scuola perché tra circa due ore ho una visita necessaria per svolgere il certificato medico specifico da consegnare alla segreteria prima dell'inizio del torneo di pallavolo. E farei ancora in tempo ad entrare a scuola, presentando semplicemente una giustificazione da parte dei miei genitori, ma mia madre mi ha proposto di partecipare insieme, subito dopo la visita, ad un corso di orientamento verso il college e dato che ho ancora le idee parecchie confuse, ho accettato.
E in più, a detta di mia madre, è anche un'occasione per passare un po' di tempo in compagnia.

Perciò ora sono seduto sul letto a sgranchirmi le braccia, invece di prepararmi come probabilmente starà facendo mia sorella.

"Anthony, sei sveglio?" sento urlare mia madre al piano di sotto.

"Si, mamma" rispondo con voce roca ed alzandola di poco affinché lei possa sentirmi.

"Va bene, tesoro. Scendi che ho preparato la colazione" e poi aggiunge estasiata "Oggi ci aspetta una giornata impegnativa!"
Sbuffo. Mia madre fa di tutto per trascorrere dei momenti assieme a me e Narsa, suoi adorati figli, nel tentativo di recuperare tutto quel tempo perso qualche anno fa.

Io tento di assecondare i miei impegni per dedicarle comunque un po' della mia attenzione, Narsa, al contrario mio, non ci prova neanche.
Rifiuta con qualche scusa ogni occasione di rappacificazione che si para davanti a loro, mantenendo sempre la solita espressione passiva ed indifferente.

E mia madre soffre per questo, la ferisce vedere la propria figlia non mostrare interesse in nulla e quel che mostra, ovviamente, non la coinvolge.
Io provo semplicemente a consolarla dicendole che è a conoscenza del carattere di Narsa e che è solamente il suo modo di comunicare con lei, dopo i suoi anni di assenza.
Narsa è arrabbiata con lei, e in parte, lo sono pure io.

Ma ovviamente non posso mostrarlo, perché vedere anche l'indifferenza dell'unico figlio che le parla in questa casa, la distruggerebbe, e perciò mi limito a tenermi tutto dentro.

E ciò porta a diverse conseguenze.

A volte mi sento come una bomba sul punto di esplodere e ciò che evita che questo accada, nonostante possa sembrare strano è proprio Narsa. È l'unica in questa casa ad ascoltarmi realmente. Non mi consola con chissà quali discorsi, ma mi dedica la sua completa attenzione. E io mi calmo alla vista della sua calma. È come se lei rinviasse la mia esplosione ogni volta che mi concede il suo tempo.
Rinvia di una settimana, di un mese, di un anno e di conseguenza eccomi qui, a fare da colla in questa famiglia. Una famiglia che all'apparenza può sembrare perfetta, ma che purtroppo cela diversi problemi da affrontare; come il mutismo di mia sorella.

I miei genitori non hanno mai sentito Narsa parlare, eccetto i piccoli piagnucoli e lamentele che deve aver sicuramente emesso da neonata, ma per il resto nulla.
A volte ho la percezione che i miei si domandino se Narsa sappia parlare o meno, e nonostante possa sembrare stupido, è una domanda validissima. Come può una persona saper fare una determinata cosa se lei non ha mai provato a farla? Le mancherebbe naturalmente l'esperienza.

Ma Nar sa parlare, e ne sono prova le brevi conversazione e risate che abbiamo condiviso nel corso degli anni.

Sono l'unica persona, da quanto io ne sappia, con cui lei parla.
Anche se utilizzare il verbo "parlare" a volte mi sembra un eufemismo.
Mi ricordo che intorno ai 6 o 7 anni aveva totalmente smesso di parlare, pure con me, ma che poi, seguita dalle persona giuste, tra cui la sua psicologa Hanna, aveva ricominciato ad usare la sua voce in pochi momenti con me.

Ma crescendo, le nostre chiacchiere sono diminuite lo stesso e Nar ha incominciato a preferire stare in silenzio che sfogarsi e comunicare con me.
Si è chiusa dentro sé stessa.
Ha costruito delle barriere intorno a se stessa.
Ha cominciato a fidarsi e contare, finché le è possibile, solo su sé stessa. Era sempre soprappensiero: la sua mente era indirizzata a diversi attimi della sua esistenza, eppure, nonostante lei non me lo abbia mai riferito esplicitamente, so benissimo quale sia il ricordo per eccellenza che la tormenta da sempre.
E che in parte, tormenta pure me.

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