02. Un piacevole silenzio

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Chiusa in camera dopo essere svignata dalle domande assillanti dei miei genitori, provo a concentrarmi sulla lettura di un libro, ma la realtà è tutt'altra.

Fai attenzione alle persone con cui hai a che fare.

Cos'era quello? Un avvertimento? Una minaccia? E perché quell'interesse morboso per il mio cognome?
Sbuffo.
Dopotutto, non c'è niente di meglio che ricevere un commento del genere il primo giorno di scuola.

Sono impegnata nella lettura di 'Piccole donne', quando la voce di mia madre, mi raggiunge, privando della mia attenzione il libro.
"Narsa, eccoti qui tesoro"

Dove potrei essere, se non in camera mia?

"Dato che te ne sei andata subito, io e tuo padre non abbiamo fatto in tempo ad avvisarti che oggi hai una seduta con la psicologa." dichiara mia madre.

La guardo confusa dato che gli incontri con Hanna, solitamente ce li ho il venerdì, e non il lunedì.

Mia madre sembra cogliere la mia confusione, perciò si spiega "Giusto... ti starai chiedendo il perché tu, oggi, debba vedere la psicologa. Beh, dopo varie riflessioni, io e tuo padre riteniamo sia utile che tu ti confrontassi con Hanna riguardo i vari cambiamenti che la tua vita sta avendo, e che una seduta a settimana non basti più.

Voglio dire, l'inizio della scuola deve averti un po' turbato, giusto?" domanda cauta.

Annuisco con poca convinzione, ma ciò basta per farle crescere un radioso sorriso sulle labbra.
"Bene, preparati. Ti aspettiamo di sotto."
Io, però, non mi smuovo dal letto.

"Vuoi andare da sola dalla psicologa, non è così?" esclama, e dal modo in cui mi guarda, colgo una scintilla di delusione quando mi vede annuire alla sua domanda.

-Anthony mi ha detto che tu e Mark dovete passare in ufficio per assistere a una riunione. Andate pure, mi piace camminare, andrò a piedi da Hanna, tanto è a un quarto d'ora da qui.

Le riferisco questo messaggio utilizzando la lavagna plastica regalata da Dylan, anni fa.

"Va bene." sospira rassegnata, prima di richiudere la porta di camera mia.
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"Sono i miei due cani, Poppy ed Scott." mi rivela Hanna quando nota che la mia completa attenzione è rivolta verso l'immagine appesa sul muro.

"Tengo molto a quella foto, sai? L'ho scattata qualche giorno dopo averli addottati."
Annuisco con fare disattento per poi guardarmi intorno, in questa stanza che ormai, conosco a memoria.

E penso.
Penso a quanto tutt'oggi, io odi questa stanza: odio ogni cosa che la riguardi. Sarà perché sono stata costretta a queste visite da quando ero solamente una bambina.

Detesto il perfetto ordine che caratterizza questa stanza. Lo odio veramente. Tutto è al proprio posto: le ampie finestre perfettamente luccicanti, i mobili puliti alla perfezione senza alcuna traccia di polvere, il parquet perfettamente lucidato, i documenti riposti negli appositi cassetti... tutto, tutto mi fa sentire fuori luogo.

Odio il costante silenzio presente.
Il silenzio che nasce dopo alcune riflessioni della professionista, mi innervosiscono, e la colpa di ciò non può che essere mia.
Gli effetti degli farmaci non mi fanno assolutamente bene.

Sospiro, odio questo posto.
Ma non odio Hanna, anzi, lei mi è simpatica.
La conosco da anni ormai, dato che mi segue dai tempi di fine elementare. La professionalità e la gentilezza con cui mi si rivolge, non mi reca alcun fastidio. Si fa trovare pronta, per aiutarmi, in qualsiasi mio stat, non giudicandomi mai. Sa quando è meglio rivolgermi la parola, quando è necessario stare in silenzio e quando trasmettermi un po' di serenità che tanto la caratterizza.
Per tutte queste ragioni, Hanna, è una delle persone per cui provo più stima, ma ovviamente, questo non glielo dirò mai.

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