35. Non smetterò mai di aspettarti

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Bussarono alla porta e andai ad aprire, convinto che fosse il servizio in camera, ma mi trovai davanti Liv con le guance leggermente arrossate per il tempo passato al sole durante la giornata. Le vedevo comparire delle piccole lentiggini che la rendevano ancora più tenera e, per quanto la tentazione di afferrarla tra le braccia fosse tanta, mi imposi di rimanere fermo impalato a fissarla.

«Jack» sussurrò piano.

«Che vuoi?» non mi importava di essere duro o di ferirla, avrei voluto che sentisse un po' del dolore che stavo provando e se il mio modo di fare lo avrebbe permesso, tanto meglio.

«Vorrei spiegarti. Lui non è...»

«Cosa, il tuo fidanzato? Compagno? Ragazzo? Ti risparmio la fatica, ho sentito la vostra conversazione e so tutto, quindi, direi che siamo a posto» feci per chiudere la porta, ma una sua mano si mise in mezzo.

«Non sai proprio niente!» tuonò, esasperata, e, per quanto ce l'avessi con lei, non avrei mai voluto farle del male, quindi, mi fermai e spalancai la porta. La attraversò come una furia, spintonandomi con la spalla al suo passaggio.

Dio, è ancora più bella quando si arrabbia e io sono proprio fottuto.

«Vorrei capire perché tutti avete la presunzione di sapere tutto, quando, notizia flash, non siete nella mia testa, chiaro?» si girò di scatto, fulminandomi con lo sguardo.

«Ok, avanti, parla» chiusi la porta e poi incrociai le braccia al petto, mentre la guardavo e reprimevo la voglia di eliminare quella distanza che ci separava e baciarla.

«Non sei una ripicca, non sono stata con te perché dovevo vendicarmi dei suoi tradimenti, mi andava e l'ho fatto e non me ne pento.»

«Ma?» perché si avvertiva in tutta la stanza che ci fosse.

«Ma lo sapevi, Jack, te l'avevo detto. Dieci giorni era il nostro tempo, ti ho lasciato scegliere.»

«Scegliere? Be', a me non pare proprio. Mi avresti lasciato scelta se mi avessi detto "Sono in pausa con il mio ragazzo, perché è uno stronzo e mi ha tradito con svariate donne. Tu mi piaci, io ti piaccio, viviamoci questa vacanza e poi ognuno per la propria strada, perché devo darmi il tempo di superare la nostra rottura o decidere cosa fare della mia vita". Se mi avessi detto tutto ciò, oltre a essere sincera, mi avresti anche messo nella condizione di capire la situazione in cui mi trovassi, invece di farmi pensare che potessi farti innamorare di me in questi giorni e decidere di darci una possibilità anche dopo.»

La rabbia le abbandonò il viso, lasciando spazio a un'espressione stupita. «Tu... insomma, mi...»

«Amo? Sì, ti amo e mi sento un tale cretino a dirtelo, sapendo benissimo che per te non è la stessa cosa. Credo di amarti da quando ho posato lo sguardo su di te e intravisto il tuo mondo interiore. Per me non è mai stata una questione di pochi giorni, sono anni che va avanti e tu non ti sei mai accorta di niente, troppo presa a odiarmi.»

«Io non ti ho mai odiato, Jack» aveva addolcito il tono, avvicinandosi, mentre feci un passo indietro e lei aggrottò le sopracciglia.

«No? A me sembrava di sì. Le tue occhiatacce, il fatto che non mi volessi mai attorno.»

«Mi sembravi un tipo un po' troppo sicuro di sé, alla ricerca solo dell'ennesimo apprezzamento da parte di qualcuno. Sembravi tronfio e pomposo e a me le persone così non piacciono per niente» ammise e io scoppiai a ridere.

«Ironico che tu stia con un tipo esattamente così.»

«Mich nasconde dei lati buoni, che mostra solo a poche persone», ma sviò lo sguardo e capii che ci fosse qualcosa che mi stesse nascondendo.

Il Linguaggio Segreto dell'AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora