52. Mi vuole morto

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Ero nell'ufficio di Hayley, mi aveva chiamato per parlare dei clienti nuovi che aveva trovato al meeting a Chicago, ma io non la stavo per niente ascoltando

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Ero nell'ufficio di Hayley, mi aveva chiamato per parlare dei clienti nuovi che aveva trovato al meeting a Chicago, ma io non la stavo per niente ascoltando. Vedevo che le sue labbra si muovevano, che leggeva su dei fogli che teneva davanti, ma non riuscivo a smettere di pensare a quanto fosse bella e avessi una voglia matta di baciarla.

Patetico? Forse.

Direi senza dubbio.

Ma, davvero, era qualcosa di più forte di me. Davo le spalle al resto dell'ufficio, quindi nessuno si sarebbe reso conto del mio sguardo persistente e famelico, nemmeno un bravo osservatore avrebbe potuto trapassarmi il cranio per osservare i miei occhi.

Quel giorno indossava un maglioncino con lo scollo a goccia, che lasciava intravedere giusto il solco tra i seni, le fasciava le curve non lasciando praticamente niente all'immaginazione, soprattutto per me, che l'avevo vista nuda. Ogni tanto si passava la lingua sulle labbra per inumidirle, visto che si seccavano perché stava parlando parecchio. Possibile che non si rendesse conto del mio sguardo?

I capelli le ricadevano morbidi sulle spalle e gli occhiali che indossava, mi stavano facendo eccitare all'inverosimile. Hayley non aveva problemi di vista, ma quando le capitava di leggere troppo era costretta a metterli, giusto per riposare gli occhi e... Dio, peccato che non permettesse di farlo anche ai miei, che non riuscivano a smettere di inebriarsi della sua figura.

Sono letteralmente fottuto.

A un certo punto, mentre lo sguardo continuava a essere puntato sui fogli che aveva davanti, alzò le braccia sulla testa e raccolse i capelli in qualcosa di disordinato, mettendo ancora più in mostra il seno. Mi mossi agitato sulla sedia, perché con quella capigliatura sbarazzina mi stava dando il colpo di grazia. Era sexy, bella da morire e ormai mi era difficile non immaginare di togliere tutti i fogli dalla scrivania ed entrare lei in quell'istante. Al diavolo l'ufficio pieno di gente, la possibilità di essere scoperti. Al diavolo tutto.

Peccato che...

Dannato ufficio a vetri.

Strinsi i denti e i pugni, mentre cercai di sistemarmi il cavallo dei pantaloni che mi stava chiedendo pietà. Non credevo di avere l'autocontrollo di un ragazzino di quindici anni, ma a quanto pareva, non ero stato in grado di prendere in considerazione la forte attrazione che avevo nei suoi confronti e di quanto sarei stato inebriato del suo corpo dopo alcuni giorni passati insieme.

La consapevolezza che le cose tra di noi andavano bene, non aveva fatto altro che bloccare quella parte professionale del mio cervello, che non avrebbe mai permesso che qualcosa di sconveniente succedesse in ufficio. Credevo che sarebbe stato più facile, ma avevo decisamente sbagliato su tutti i fronti e forse, dopo tutti i mesi che erano passati, avrei dovuto immaginare che non lo sarebbe stato, visto che ci stava Hayley di mezzo. Per questo motivo avevo detto che non sarebbe stato un problema tenere la nostra relazione segreta.

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