37. Ho un disperato bisogno

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«Ti amo anch'io, Jason, ma abbiamo ancora un sacco di cose di cui parlare.»

Dio, come se non lo sapessi.

Sentii il cuore battermi all'impazzata nel sentirle pronunciare quelle parole. Era un momento che avevo aspettato per così tanto tempo, che mi sembrava non sarebbe mai successo. Era diventato quasi un'utopia, una fantasia irrealizzabile, un sogno a occhi aperti. Mesi in attesa che lei rientrasse nella mia vita ed ero quasi arrivato a perdere le speranze. Quasi, perché una parte di me sentiva ancora il bisogno fisico di averla accanto, sempre, e non avrebbe mai permesso che quella fiammella di aspettativa che la manteneva viva si disperdesse.

«Abbiamo tempo, oggi, domani, in un'altra vita.»

E non erano semplici parole al vento, ma pura verità. Non avevo intenzione di lasciarla andare da nessuna parte, né quel giorno, né in quelli a venire e non mi importava se sembrassi un pazzo e uno sconsiderato, ma ero piuttosto sicuro che avrebbe fatto parte del mio futuro, perché non l'avrei mai lasciata andare, non dopo tutto quello che avevo dovuto superare per poterla avere accanto. Avrei messo tutto me stesso per far in modo che quella relazione filasse liscia, e che potessimo superare gli ostacoli che la vita ci avrebbe messo davanti insieme, come una squadra.

Non ero così incosciente da credere di conoscere Hayley sotto ogni possibile sfaccettatura, avevo solo grattato la punta dell'iceberg e mi aspettava tutto quello che si nascondeva sotto il pelo dell'acqua. Per settimane avevo fantasticato su una nostra possibile convivenza e mi ero ritrovato a sorridere come uno scemo a immaginare i nostri battibecchi, perché sapevo che ci sarebbero stati. Per due persone come noi, abituate a stare da sole per la maggior parte del tempo, era difficile pensare di condividere gli spazi, le abitudini e far fronte a tutte quelle piccole manie che si erano create nel corso del tempo. Insieme, avremmo superato qualsiasi cosa.

«Ora,» le accarezzai le gambe con entrambe le mani, fino ad arrivare alle natiche, riempiendomi i palmi. I suoi occhi si dilatarono per lo stupore e portò le braccia dietro il mio collo, aggrappandosi a me.

«Cosa?» piegò la testa nella mia direzione, lo sguardo già malizioso.

«Ho un disperato bisogno» mi alzai in piedi e la spinsi contro il tavolo «di fare l'amore con te.» La presi di peso e la feci sedere sopra la superficie, per poi insinuare le dita sotto il suo maglione.

Mi piegai per lasciarle un bacio umido sulla mascella, per poi scendere piano lungo il collo. La sentii rilassarsi sotto i miei tocchi e avvertii chiaramente che le cominciasse a mancare l'ossigeno nei polmoni.

«Disperato, addirittura?» sussurrò.

«Sono quasi otto mesi, Hally. Otto mesi. Ho tutto il diritto di essere disperato» le mordicchiai il lobo dell'orecchio.

Lei ridacchiò piano, beandomi l'udito con quel suono. «Esiste la masturbazione, sai?» mi provocò.

Grugnii contro la sua pelle. «Non è sufficiente.»

Il Linguaggio Segreto dell'AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora