22. Non sono pronta

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Esistono tanti modi per misurare il passare del tempo: il susseguirsi delle stagioni; i capelli che inevitabilmente diventano sempre più lunghi; le rughe che iniziano a solcare i tratti del viso; quell'evento che aspettavi tanto con ansia e che sembrava non arrivare mai, ma che poi riesci a vivere; le ferite che, complice la biologia, si rimarginano fino a guarire e a scomparire del tutto. Un bambino che nasce, ma che in pochissimo tempo sembra arrivare a compiere i primi passi; la comparsa dei primi capelli bianchi, i primi acciacchi, l'orologio biologico che chiama inesorabile.

Ci sono davvero tanti modi per poter leggere lo scorrere del tempo, ma quando si vive in prima persona un dolore, di qualsiasi natura esso sia, sembra sempre essere troppo lento.

Erano passati due mesi da quella fatidica domenica in cui la mia faccia era stata spiattellata sulle pagine di un giornale scandalistico; 60 giorni nel quale la mia vita era stata un costante sali e scendi, che mi aveva fatto venire la nausea e il capogiro. Gli unici momenti felici che avevano costellato le mie giornate erano i momenti che passavo con Becca, i ragazzi e suo marito, che mi facevano sempre sentire in qualche modo parte di una famiglia, che in realtà sapevo non appartenermi. Volevo bene a tutti loro, soprattutto a Becca, perché cercava costantemente di tenermi con il morale alto, ma averli sempre attorno mi faceva venire ogni giorno di più la voglia di avere qualcosa del genere nella vita. Lo desideravo, lo volevo, e il fatto che mi rendevo conto che quello non fosse abbastanza per poter realizzare un mio sogno, mi faceva sentire impotente.

La notizia di un possibile flirt tra Jason e me era scoppiata in una nube di nulla, i pettegolezzi erano scemati velocemente e l'interesse nei miei confronti era calato notevolmente, il motivo? Dopo solo un mese Jason era stato paparazzato al fianco di un'altra donna, una modella, giovane, aitante e sulla cresta dell'onda, una di quelle che suscitava più interesse di me. Non che quella notizia mi stupì del tutto, anzi, ma fu un duro colpo per la mia autostima già abbastanza malconcia. Fu la classica goccia che fece traboccare il vaso e che servì a farmi ancora di più capire che fossi stata usata, nel peggior modo possibile, e che una volta che ero stata ritenuta non utile, ero stata gettata via come se non valessi niente.

Quello era stato il momento peggiore, dovevo ammetterlo. Fu in quell'esatto istante in cui tutte le mie speranze di una possibile sincerità di Jason si volatilizzarono e la stessa Becca cominciò a smettere di pensare che lui non c'entrasse niente con tutta quella faccenda. La scorsi, la sua delusione, quando si insinuò anche nel suo cuore il dubbio che lui non fosse mai stato sincero. La notai, la sua reticenza nel pensare di aver sempre conosciuto il vero Jason e fu in quel momento che smise di parlarmi di lui o di provare a infondermi una fiducia che aveva perso anche lei.

Questa notizia, comunque, non servì a farmi stare meglio, anzi, possibilmente, stetti ancora peggio, perché la ferita inflitta da anni di prese in giro si era allargata e aveva ripreso a sanguinare.

L'unica nota positiva in tutta quella faccenda era che l'attenzione su di me cessò e potetti tornare alla mia vita senza aver la costante paura di venire fermata o paparazzata.

Sono di nuovo invisibile.

Becca, Robert e i ragazzi tornarono al Green Paradise, per ricominciare con quella normalità che avevano abbandonato per tanto tempo e furono gli unici a trarre vantaggio da quella pubblicità gratuita che avevano avuto. Becca sembrava al settimo cielo ed era piena di idee per nuove attività di gruppo. Una tra tutte era la sua preferita, anche se non sapeva ancora bene come svilupparla e metterla in pratica: nella sua testa era convinta che il suo villaggio fosse un ottimo luogo in cui innamorarsi e che potesse far incontrare single da tutta l'America con l'intento di farli conoscere e, magari chissà, farli anche innamorare. Ero scoppiata a ridere quando me l'aveva raccontato, ricordandole che con me non era stata poi un così gran cupido. Si era offesa, ovviamente, ma si era giustificata dicendo che lei non era presente e che quindi la colpa non fosse del tutto sua. Non potevo darle tutti i torti.

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