12. Rivelazioni

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Una volta che Jason se n'era andato, mi fu subito chiaro che avessi ancora un sacco di lavoro da fare e che non potessi perdermi in inutili pensieri. Mi rimboccai le mani e lasciai che le riflessioni mi scivolassero addosso, concentrandomi solo sulle cose che avevo da fare.

La sera, stremata, con un bicchiere di limonata ghiacciata tra le mani, mi lasciai andare sulla sedia in vimini in veranda e l'occhio mi cadde sulla casetta di Jason illuminata. Sentivo un profumo invitante proveniente da quella parte e mi si strinse lo stomaco, nonostante avessi mangiato.

Visto la giornata impegnativa e stancante, avrei avuto bisogno di passare una serata spensierata come quelle che avevamo trascorso insieme lui e io, ma mi trattenni dal percorrere quei pochi passi che ci dividevano, pensando che non fosse il caso dopo quello che ci eravamo detti.

Sbuffando, recuperai il telefono e feci partire la chiamata a Becca, che mi aveva scritto svariati messaggi invitandomi a contattarla non appena ci fosse stata occasione. In quel momento, vidi Buck uscire nel giardino scodinzolando, voltandosi ogni tanto per vedere se il suo padrone lo seguiva, infatti, dietro di lui, Jason camminava con le mani affondate nelle tasche.

«Hayley, ci sei?» la voce di Becca mi riportò con i piedi per terra.

«Sì, ciao» continuai a seguire con lo sguardo Jason fino a quando mi fu possibile e sbuffai.

«Sei stanca?»

«Un po'.»

Non avrei mai ammesso ad alta voce che avrei voluto essere da tutt'altra parte a parlare con qualcun altro e che forse la mia scelta mi si era ritorta contro. Durante la cena era stato quello il mio pensiero costante: avevo forse sbagliato? Il dubbio che forse lasciarsi andare con lui ne valesse la pena mi stava logorando, ma poi mi dicevo che mi stavo semplicemente lasciando convincere dalle sensazioni piacevoli che mi investivano quando stavo con lui e che non sentivo da tanto tempo.

Ma quando mai le hai sentite!

«Tu come stai?»

«Bene, ma non voglio parlare di me, piuttosto di te e del perché Jason ti era così vicino da sentire la mia voce al telefono.» Me la immaginai con un sorriso ammiccante sulle labbra, che mi guardava allusiva.

Titubai qualche minuto, ma poi decisi che non avrebbe avuto senso mentirle, anche perché altrimenti mi sarei dovuta sorbire i suoi mille modi per farmi vuotare il sacco.

«Ci siamo baciati.»

L'urlo che seguì mi costrinse a staccare il telefono dall'orecchio per svariati minuti. Era palese che ci stesse sperando da tempo.

«Ok, quindi? Com'è? Bacia come penso? E quelle labbra sono morbide come sembra?»

Sentii Robert scoppiare a ridere accanto a lei e mi ritrovai incredula. «Becca! Dici queste cose davanti a Rob?»

«Oh, lui lo sa. Guardo Jason con gli occhi a cuoricino come una ragazzina ogni volta che viene da noi, mi prende sempre in giro. Tanto non ho mai avuto speranze, mi vede come una sorella che non ha mai avuto e comunque sono consapevole di essere sposata. Lo sapevo che se l'avessi conosciuto davvero, ti sarebbe piaciuto.»

Alzai gli occhi al cielo. «Da quanto stai tramando alle mie spalle?»

«Oh, da una vita! Non appena ho cominciato a conoscerlo meglio e si è dimostrato diverso da quello che traspariva dai giornali o da quello che mi riferivi tu. Più ci parlavo e più... non lo so, pensavo che sareste andati d'accordo, siete simili, affini, ma tu non riuscivi mai ad andare oltre. Una volta dovevi venire qua quando c'era anche lui, sai? Ho sperato che sarebbe successo, così forse avreste avuto una possibilità per conoscervi, ma poi tu hai avuto un contrattempo e sei venuta quando ormai lui era già partito. Non hai idea di quanto mi sentissi delusa!»

Il Linguaggio Segreto dell'AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora