Capitolo 39

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Il buio intorno a me comincia lentamente a diradarsi, diventa lentamente sempre più chiaro e comincio anche a sentire dolori che invadono tutto il mio corpo, fino a pochi secondi fa ero praticamente certa di essere morta ma adesso comincio a dubitarne perché se fossi morta non dovrei provare dolore al mio corpo.
Mi sveglio di scatto per un dolore lancinante alla spalla destra, inizialmente mi sento disorientata e nel panico ma piano piano comincio a capire che sono nell'infermeria del centro, sbatto più volte le palpebre degli occhi e poi riesco a riconoscere la figura di Jace seduta al mio capezzale.

-"J-Jace"-

Ho la gola tremendamente secca e la mia voce esce flebile e roca ma il mio amico riesce comunque a sentirmi e si alza avvicinandosi, prende un bicchiere d'acqua e lo porta alle mie labbra aiutandomi a mandare giù qualche sorso.
Quando finisco di bere gli accarezzo la mano per ringraziarlo.

-"Jace come sta Alec? dov'è?"-

Vedo i suoi occhi diventare cupi e io comincio ad essere allarmata, porto la mano sul mio ventre dove c'è la runa parabatai temendo che non ci sia più ma non può essere morto perché sento ancora il nostro legame.

-"Jace so che non è morto quindi dimmi che cosa gli è successo!"-

-Quattro giorni fa quando siete tronati dalla dimensione infernale eravate molto deboli e con ferite molto gravi-

-"Quattro giorni? Sono passati quattro giorni?"-

-Beh si, comunque lui per la troppa debolezza è caduto in una specie di limbo e crediamo che solo tu sia in grado di portarlo in salvo!-

Mi alzo velocemente ma la mia spalla protesta, mi fermo un istante e gemo per il dolore, lui si avvicina ancora di più a me come per sorreggermi.

-Sta attenta la ferita non si è ancora rimarginata-

-"Portami da lui, voglio andare da Alec!"-

-Sei ancora troppo debole-

-"Jace ti prego portami da lui"-

Annuisce sconfitto dalla mia supplica e mi aiuta ad alzarmi, mi prende sotto braccio e lentamente andiamo nel cubicolo dell'infermeria dove c'è Alec e al suo capezzale c'è Magnus che tiene stretta la sorella per confortarla.

"Magnus io vado un attimo da Flaminia per vedere come sta va bene?"

-Va bene cognatina come vuoi!-

-"Non ti disturbare amore!"-

Lei appena sente la mia voce si alza di scatto, mi guarda con gli occhi spalancati e che si stanno riempiendo di lacrime, viene da me sorride e mi fa una carezza sul volto dopodiché mi abbraccia di scatto ma io gemo per il dolore.

"Scusa" dice staccandosi,

-Bentornata fra noi biscottino-

Sorrido triste allo stregone, gli vado incontro e gli metto una mano sulla spalla che lui stringe con la sua, poi mi giro verso il letto e vedo il mio parabatai pallido come il lenzuolo che lo copre e mi avvicino lentamente al fianco del suo letto, mi siedo in un piccolo spazio vuoto e gli prendo la mano.

-"Sono qui parabatai"-

Poso un delicato bacio sulla sua fronte e poi prendo la pietra parabatai e la metto fra le nostre mani, comincio a recitare il giuramento parabatai e la pietra comincia a riscaldarsi e diventare luminosa, quando finisco di pronunciare le parole che tempo fa ci hanno unito cado in una specie di trance, sento il mio cuore battere e sento anche quello suo che comincia a battere sempre più veloce.
Sospiro di scatto uscendo dalla trance quando lui apre gli occhi, lascio cadere la pietra e gli sorrido stringendo la sua mano, i ragazzi fanno urli di gioia e si avvicinano al letto, io mi allontano un pochettino e lascio il posto al suo ragazzo che lo saluta con un bacio sulle labbra.
Il curatore ci viene a visitare nel cubicolo di Alec e poi ci porta qualcosa da mangiare per farci rimettere in forze dopodiché rimaniamo da soli.
Ad un certo punto stanca decido di tronare nel mio letto salutando tutti e dicendo al mio parabatai che sarei tornata a controllarlo.
Mi corico nel mio letto e Izzy viene a coricarsi al mio fianco, poso la testa sulla sua spalla e piano piano comincia ad accarezzarmi i capelli, sorrido beandomi delle sue carezze.
Poi si mette coricata di fronte a me e mi guarda negli occhi, posa la fronte contro la mia e li chiude sospirano e lasciando cadere delle lacrime sulle sue guance.

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