22.

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Il suo viso era all'improvviso tra le mie mani. Le sue guance arrossate dalla situazione, il suo sguardo sempre basso per evitare momenti di imbarazzo, il suo nasino arricciato.
Lei era tra le mie mani, quel momento era nostro. Ammetto che lo stavo per fare, la volevo baciare per renderla finalmente mia una volta per tutte, ma un senso d'angoscia dentro mi stava tormentando. Il nome di Federica continuava a rimbombarmi nella mente, mi sentivo un traditore.
Le lascio il viso, siamo a quasi nessun centimetro di distanza, i nostri petti sono completamente attaccati tanto che ci permettono di sentire i nostri cuori battere a tempo, come se formassero una musica. Lei finalmente mi guarda, con il suo faccino da bambina.
La vorrei, eccome se la vorrei.
I nostri sguardi finalmente si incrociano, vedo i suoi occhi sorridermi come nessuno aveva mai fatto.
"Mi sei mancato Peter" sento provenire dalla sua bocca con un filo di voce, con un fortissimo rossore sotto gli occhi che le percorreva anche il naso.
Il mio cuore si ferma per qualche secondo, così come il mio respiro e i miei pensieri. Siamo solo io e lei, nessuna distrazione esterna, nessuna persona che ci distrae. Non rispondo, non so cosa dirle. Sento il mio battito accelerare e la pressione alzarsi. Con esso anche qualcos'altro, ma cosa volete da me?! Non siamo neanche ad un centimetro di distanza. Ad una certa si mette a ridere, una risata incontenibile, penso propio che se ne sia accorta. Bella figura di merda, complimenti Niccolò.
Che bella quando sorride, si illumina di immenso. Lei è tutto per me, ora ne sono sicuro.
Vorrei chiederle cosa le fosse successo, perché il suo sorriso fosse stato oltraggiato da quel senso di tristezza che le si leggeva in volto. Avrei voluto farlo, ma adesso l'unica domanda che avevo da farle era se avesse accettato Federica.
"Trilli mia.." dico interrompendo la sua magnifica risata. Mi guarda con quegli occhioni da cerbiatto ancora lucidi causa qualche minuto prima. Il marrone scuro dell'iride del suo occhio mi rapiva, mi faceva schiavo del suo sguardo.
"Io-"
"Tu ora hai la tua Wendy, Niccolò, sii felice perché era tutto quello che stavi aspettando, quella che stavi cercando"
La guardo e non rispondo, avrei tanto voluto dirle che quella che stavo aspettando era lei, quella che stavo cercando era lei.
La prendo per mano, gli asciugo le lacrime e le rubo un bacio nei capelli che odoroso fortemente di vaniglia misto fragola raccolto in tuppo disordinato, con qualche ciuffetto che usciva di qua e là.
Il mio cuore è stato contagiato dal suo sorriso, mi sento felice. Finalmente.
"Spacca tutto..." le dico senza guardarla. Devo ammettere che mi vergogno anche io nel trovarmi in queste situazioni. Sto arrossendo anche io, ma lei non si fa problemi, mi ha visto in tutti i modi, con tutte le mie fragilità. Mi ha visto da bimbo, mi ha visto dormire e mi ha visto innamorato, anche se non aveva mai capito che la persona che mi aveva rubato il cuore era propio lei.
Mi accenna un sorriso e guarda l'orologio d'oro che le decora il polso destro.
"È meglio che vada, o perdo la lezione di moderno" mi dice incominciando ad andare verso la porta del bagno. Sta andando via, qualcosa improvvisamente dentro di me si spegne. La mia felicità svanisce. Lei è la mia gioia e sta andando via.
Sparisce nella luce dei corridoi salutandomi con la mano, propio come quando eravamo piccoli.

Dopo qualche secondo stato fermo, immobile, sperando che lei tornasse su i suoi passi rientro in classe con la testa bassa. La professoressa di Filosofia è già dentro, ma che cazzo di sfiga.
"Moriconi, perché eri fuori dall'aula?"
"Professoressa ma quando imparerete a farvi i fatti vostri?" Dico stringendo i pugni cercando di mantenere la calma.
La guardo con sguardo nervoso, innervosito dalla situazione. Se devo essere sincero adesso l'avrei già mandata a fanculo, ma sto cercando di essere una persona migliore, almeno a scuola.
"Vatti a sedere, non voglio mettere a te la prima nota dell'anno" dice indicandomi il mio banco con una faccia abbastanza stanca.
Mi siedo, Adriano mi guarda perplesso. Mi ha visto andar via con uno sguardo di speranza, quasi felice, e adesso mi vede tornare sconsolato. Ha capito che è successo qualcosa ma stenta a chiedermelo per paura che io possa avere una mia crisi, come quelle avute nei mesi passati.
Io adesso la vorrei qui, la vorrei qui per sempre. Poterla stringere sul mio letto, poter toccarle i capelli con la delicatezza di una farfalla e baciarla come se fosse la mia donna. Io vorrei soltanto amarla, qualsiasi cosa accada.
La prof parla dell'amore infinito, del sentimento atomico, grandi cazzate. L'amore non esiste, non c'è sentimento che non ti faccia star male. I sentimenti sono persone bastarde, ti capiscono per qualche secondo poi impazziscono, non c'è un modo per calmarli o per capirli.
Vorrei tanto capire adesso cosa provo, se io stia facendo la scelta giusta. Le scelte, difficili da prendere per paura di sbagliare strada, di finire in guai irreparabili. Bisogna andare di fortuna. Ma alla fine, chi definisce cosa è giusto e cosa no? Chi ci può dire che quello che stiamo scegliendo sia corretto al posto dell'altro. Chi può rassicurarci quando prendiamo una decisione?
La vita è difficile, mille paranoie cominciano ad affiorare nella tua mente. Mille problemi e mille pensieri.
La lezione prosegue, le cazzate che escono dalla bocca di quella donna sono sempre di più. Sto ascoltando qualcosa che non penso senza poter ribattere, senza poter dire nulla. Sembro una fortuna marionetta, un giocattolo agli occhi degli adulti. Continuo a fissare l'orologio tenendo il ritmo delle lancette battendo le dita sul banco come se fosse il mio amico pianoforte. Sono nervoso, vorrei che questi ultimi venti minuti passassero come se in realtà fossero due, voglio uscire da scuola. Voglio rivederla in cortile. Voglio rivederla!
"Moriconi non è interessato"
"Sinceramente neanche un po', queste cazzate mi fanno solo innervosire" rispondo alla professoressa che aveva citato nuovamente il mio cognome a poco dalla fine della lezione. Sono esploso, non sono lo studente modello che tutti pensano, che tutti vogliono.
"Allora puoi uscire dalla classe!" Dice la prof con tono innervosito, e io non me lo faccio ripetere due volte e sono già fuori con lo zaino praticamente vuoto.
Mancano ancora una decina di minuti dalla fine della lezione. Inizio a gironzolare per i corridoi e, l'unica, sezione di danza mi incuriosisce. Spero di trovarla. Spero di vederla. Mi appoggio alla porta cercando di sentire qualcosa ma, come tutte quelle della scuola, è insonorizzata. Non si sente nessun suono, nessuna voce, solo silenzio tomba. Prendo coraggio e la apro leggermente, tanto per poter sporgere la testa. I miei occhi la identificano subito. È bellissima, la più elegante tra le altre dieci ragazze che sono assieme a lei. Mi incanto a guardare i suoi movimenti, è così bella..
La campanella distrugge le mie fantasie, sarà meglio andare, non voglio finire già in presidenza.

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Peter e Trilli si sono riuniti, spariamo che facciano le scelte giuste d'ora in poi.

VVB💗

Il moro dell'elementariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora