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Erano le 3 di notte, non c'era luce apparte quel chiarore di luna che ci illuminava appena. Lo vedevo appena, ma lo sentivo tanto. Era come se riuscissi a distinguerlo dal fiato, dal battito, era come se fossimo stati insieme per anni, così tanto insieme e vicini come se conoscessi a memoria ogni suo movimento. Io e Niccolò in realtà non eravamo stati molto vicini, anzi, quasi affatto. Lui voleva, lui quasi insisteva, ma questa estrema agonia mi opprimeva, confondevo ciò che pensavano gli altri di me con ciò che io volevo per me. Il mio sguardo in quei piccoli momenti di intimità cadeva sul mio corpo, e ciò innescava la bomba in me, la paura sovraccingeva e io mi fermavo. Sapevo che lui non mi avrebbe mai e poi mai fatto del male, che mi avrebbe aspettato, che mi avrebbe accettato, ma di questo non ero certa e non oso immaginare il male che mi avrebbe potuto infliggere solo sparendo. Niccolò mi stringeva, per la prima volta sentivo che aveva bisogno di me, di me per come ero, per cosa potevo dargli. Tremava, terrorizzato ed io non potevo fare altro che rimanere in silenzio, che ascoltare il trambusto che le suo parole avrebbero voluto fare ma che non riusciva ad esternare. L'unica cosa che potevo fare era fargli sentire la mia presenza, il mio calore, il mio corpo. Lo baciai.

Niccolò mi attraeva, cazzo si che mi attraeva non sapete quanto. Ogni volta che c'era lui vicino, ogni volta che mi guardava, ogni volta che mi sfiorava sentivo le mie gambe prendere il volo, sentivo di esser diventatata fragile, proprio come quando lo conobbi. Io lo volevo, eccome se lo volevo, volevo essere toccata, baciata, amata come ogni donna, volevo essere accarezzata e curata da ogni suo minimo gesto, volevo, si che volevo, ma avevo paura. Io detestavo ciò che viveva nella mia mente, stavo basando tutti gli anni della mia vita ad ascoltarli, non vivendomi ciò che in realtà davvero volevo, non capendo ciò che veramente sentivo. Ero vincolata, mi trovavo con le spalle ad un muro molto più alto di me, alto così tanto che quasi la fine non era visibile. Volevo vincere, volevo sentirmi come quando ballo, come quando sogno, come quando non li sento. E dunque, decisi di non ascoltarli, decisi che avrei voluto provare a vincere io questo round, non solo con il signorino che nel mentre era d'avanti a me, ma soprattutto contro me stessa.

Non si fermava, non si colmava delle mie labbra, lui viveva per vincere, per dominare, per strafare. Mi sentivo il fiato mancare, sembrava come se avesse appetito delle mie labbra, come se fossero la sua unica risorsa disponibile. Mi toccava i capelli come se fossero la sua risorsa vitale, li stringeva come se fossero una corda sul quale aggrapparsi per non sprofondare. Si agitava tra le mie mani, ma ero convinta che sarei riuscita a mantenere la calma.
Il petto ormai nudo, i piedi scalzi che tremavano al freddo, i corpi che si facevano accarezzare, il calore che incominciava a sentirsi. Si staccò da me
"Ascolta"
Lo riaggrappai dal collo, mi fiondai di nuovo sulle sue labbra, ma lui non sembrava convinto.
"Mi guardi?" Aprii gli occhi e notai i suoi fissi nei miei, uno di quegli sguardi seri ma colmi di tenerezza.
"Non sei obbligata, lo sai?"
"Lo so ma..."
"A me vai bene così, mi basta il tuo sguardo, potresti anche non sfiorarmi più, no che dico impazzirei, ma vivrei pensandoti." Come si può rimanere impassibili a quelle parole, come si può riuscire a non farsi sfiorare il cuore da questi dolci bisbigli.
"Sei tu Niccolò, e per me sarai per sempre tu"
"Per sempre?"
"Si, in tutte le vite"
"Allora avoglia de tempo che c'avemo, tutte ste vite io le voglio vive co te Trilli mia" disse facendo calare il silenzio, stampandomi un bacio sulla fronte e scendendo mi da sopra, spostandosi sulla mia destra, poggiando i la sua mano sul fianco.
"Io te do tutta la mia vita in mano."

7:30 *suona la sveglia*
Mi lamento, è sabato, perché avrei dovuto mettere la sveglia? La spengo e cerco di richiudere gli occhi, poi gli sbarro.
"NICCOLÒ CAZZO"
Lui annuisce, poi brontola, ma rimane imperterrito nella sua posizione addormentata.
"Niccolò...NICCOLÒ"
"ehh.." lamenta
"TI SEI ADDORMENTATO QUA NICCOLÒ"
"Ehmbè" apre gli occhi "ti ricordo che ieri stavi per spogliarti d'avanti a me, e ora? Te vergogni perché avemo dormito assieme?"
Arrossii, poi abbassai lo sguardo. Non dovevo rimanerci male, era una delle classiche battute stronze e con doppi sensi che faceva Niccolò, ma questa aveva fatto più male, perché aveva centrato proprio ciò che non ero capace a fare.
"Ao?" Mi mise la mano sotto il mento per poter rialzare il mio sguardo "stavo a giocà".
Sorrisi, poi tornai al mondo reale perché non c'era tempo da perdere con paranoie.
"NICCOLÒ TU DEVI SPARIRE DA QU-".
"Noemi?" O cazzo mia madre. Quella donna non si era mia preoccupata di nulla e ora veniva a bussare. Effettivamente sentire una figlia che alle 7:30 del mattino urla da sola in camera non sembra una delle cose più normali del mondo.
Sussultai ma Niccolò mi coprì a bocca con la mano in tempo, poi mi fece un occhiolino.
"ora tranquillizzi la mammina Trilli, ed in fretta anche" bisbigliò, poi si diresse nel mio bagno e chiuse la porta.
"Mamma! Tutto bene! TUTTO ALLA GRANDE" aprii la porta a mia madre che trovò solo una figlia imbecille ridere fra se e se.
"Noemi"
"Mamma ti ho detto che è tutto ok"
"Mi sto solo preocc-"
"MAMMA DAI, ma smettila e lasciami in pace" le chiusi la porta, lei non ebbe da ribattere.
Niccolò aprì la porta del bagno con una mano tra i capelli "sei stata un po' dura con la mammina no?"
Forse si, Niccolò aveva ragione, ma lei non aveva diritto di dirmi più nulla, proprio lei che non c'era mai stata.
"Daje mo non ti ci mettere tu con la predica" borbottai
"Che caratterino" disse avvicinandosi a me "sei nervosa, forse sarebbe meglio che io vada"
"MA SI DAI, SE NON VUOI STARE QUI A DARMI COLPE" gli urlo contro, gesticolo nervosa, indico la porta.
"Lo so che ti fa male l'assenza"
"MA TU CHE NE SAI"
"Io ti conosco"
"AH SI? TI SEI AVVICINATO SOLO PER SCOPARM-" non ero cosciente, non ragionavo su ciò che dicevo, provai a fermarmi ma non fu sufficiente.
"Ah si?" Raccolse la sua maglietta, mise la mano sulla maniglia della porta "sai anche tu che non è così" mi rispose, scavandomi negli occhi, non aveva paura di dirmi le cose in faccia, di farmi mangiare le sue parole, la testa non l'abbassava mai a differenza mia.
Io lo stavo portando con me nelle mie tenebre, eravamo due ragazzi con futuro da decidere ma con passato segnato. Eravamo due ragazzi senza speranza di sognare, era impossibile che io lo salvassi senza soffocarlo ancor di più.
"Allora dimmelo.." lo fermai sulla porta, con gli occhi piene di lacrime, lacrime di dolore, di vergogna, di non so..forse mix di emozioni contrastanti "dimmi degli accordi che non suoni ma che per me suonerai...dimmi dei tuoi sentimenti."
Il suo sguardo si fece ancora più intenso"mi hanno dato un foglio bianco, io c'ho scritto il tuo nome"
Rimasi spiazzata, non ebbi più nulla da dire, mi resi conto che stavi solo sbagliando con lui, e che sbagliando l'avrei perso, ma non ebbi il coraggio di fare nulla. Anche io su quel foglio bianco c'avrei scritto il suo nome.
Uscì da camera mia, non mi lasciò sola ma mi lasciò con una convinzione in più.
Adesso ero io che avrei dovuto fare qualcosa per lui.

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Hey.
Lo so, lo so ma ormai le mie scuse non servono a niente. Avrei tantissimo da dirvi, ma penso che la storia parli anche un po' per me. Tutte le notizie, i concerti, l'arrivo di E. tutte cose che hanno rafforzato il mio legame con Niccolò. Sappiate che non l'ho abbandonato, neanche per un po' in quest'anno in cui non ci siamo sentiti. Avrei dovuto postare questa parte domani ma hey, sono tornata, qui questa parte se la meritano soprattutto le persone che domani, magari, si sveglieranno con una notifica di questa storia. Sono tornata, ed ora si fa sul serio.
VVB💗

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